Ho ucciso una mosca e ora me ne pento

La lettera al Direttore.

Ho ucciso una mosca e ora me ne pento

Da giorni una giovane mosca intelligente … ma non troppo, volava di qua e di là nella mia ampia cucina, forse attratta dagli odori emanati dalla cottura dei cibi; io la inseguivo per tentare di eliminarla o, in alternativa, darle lo sfratto aprendo le finestre; ma niente, essa appena mi avvicinavo fuggiva sempre all’interno della cucina. «Sciocchina - pensavo - perché non vuole essere libera in spazi immensi dove dal deposito di immondizie traboccanti dai bidoni stracolmi avrebbe a sufficienza da che sfamarsi?!».
Stamane, indispettita più che mai, l’ho diretta in un angolino occultato dal mobiletto pensile; strano, non si è mossa, forse stanca dell’assidua caccia. «Fuggi - le ho detto - non ti rendi conto dell’imminente pericolo?». Sta di fatto che l’ho schiacciata, finalmente! Ma subito dopo sono sopraffatta dal rimorso: in fondo era l’unica “creatura” a tenermi compagnia in questi momenti di pandemia.

Grazia Fonio - Trento


 

Una piccola storia con molte metafore

È quasi una poesia, questa sua lettera. Parole che fanno riflettere su quanto siamo grandi o piccoli, forti o fragili, in circostanze come queste. Mi fa anche leggere fra le righe un concetto diverso dell’idea di un “fuori” e di un “dentro” che a volte sono fatti di luoghi fisici e che altre volte sono invece punti di vista che si possono rovesciare. In fondo la casa è un prigione dorata, un luogo quasi sempre accogliente, un posto dove molti vorrebbero entrare. Per fermarsi, in un certo senso. La sua è solo all’apparenza una piccola storia: perché contiene molte metafore, molte possibili chiavi di lettura.

lettere@ladige.it

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