Governo Gentiloni con 12 (su 18) ministri di Renzi Soddisfazione da Svp e maggioranza trentina I Cinque stelle: «Hanno paura delle elezioni»

La classe dirigente di Trento e Bolzano plaude al nuovo governo. D’Alema all'attacco sul Pd: «Così i partito rischia il declino»

Reazioni positive in una parte della maggioranza, freddezza nella minoranza Pd, dure critiche dalle opposizioni: il clima politico si fa rovente dopo l'insediamento del governo guidato da Paolo Gentiloni, in totale continuità con l'esecutivo renzi, sconfitto sonoramente nel referendum costituzionale.

Commento positivo da parte della Svp e in generale del gruppo parlamentare delle autonomie di cui fanno parte anche esponenti trentini.

La Svp, dopo aver portato il sì referendario a livelli record (per quanto ininfluenti sul risultato nazionale), ora plaude al governo e le fanno eco gli altri rappresentanti nazionali e locali della maggioranza di centrosinistra autonomista. Anche le prime impressioni della classe dirigente trentina infatti sono positive, anche perché potranno proseguire le trattative su A22 e Protonterapia, viste le conferme dei ministri Delrio e Lorenzin.

Non si nasconde l'auspicio che il governo Gentiloni prosegua almeno fino all'estate (ma dovrà fare i conti con il venir meno del sostegno dei verdiniani e dunque con numeri assai precari al Senato, dove peraltro cresce il peso specifico proprio della pattuglia di eletti trentini e bolzanini).

Critico il deputato trentino Riccardo Fraccaro dei Cinque stelleparla invece di scelte contro l'autonomia.

«Non consentiremo al fantasma Gentiloni di demoralizzarci, il nostro momento sta arrivando. Hanno paura del voto. Hanno fabbricato l’ennesimo governo in provetta, pensando di poter fermare la rivoluzione gentile che compiono i cittadini italiani ogni volta che sono chiamati a votare. Ma non ci riusciranno.Si stanno scavando la fossa con le loro stesse mani», scrive su Facebook il vicepresidente della Camera del Movimento Cinque stelle, Luigi Di Maio.

«Pensano di poter tirare a campare fino alla pensione parlamentare (settembre 2017) e intanto faranno le nomine nelle grandi aziende di Stato. Sono degli illusi. Più lasceranno Gentiloni a Palazzo Chigi, più il loro consenso crollerà e saranno costretti a mollare».

Intanto nel Pd si alzano voci preoccupate in merito al futuro del partito della sinistra di governo.

«Concordo con Roberto Speranza, c’è un rischio di declino del Pd, mi pare abbastanza evidente - dice Massimo D’Alema -. Al di là delle analisi, quasi tutti i sondaggi danno il Movimento Cinque Stelle come primo partito e il grado di fiducia e di consenso nel Pd va scemando, in modo abbastanza consistente: questo deve preoccupare prima di tutto Renzi, forse dovrebbe spingerlo a fare una riflessione sul modo in cui ha condotto le cose finora, più che dare la caccia ai dissidenti».

Così Massimo D’Alema ha risposto alle domande dei giornalisti, nel pomeriggio a Potenza. A chi gli chiedeva quale consiglio darebbe oggi al Partito Democratico, l’ex presidente del Consiglio ha risposto seccamente: «Cambiare». Sulle possibili candidature a segretario del Pd, infine, D’Alema ha detto: «Io non candido nessuno, assisto, sono un osservatore e il mio ufficio è a Bruxelles».


Intanto, cinque giorni dopo le dimissioni di Matteo Renzi, è nato il governo Gentiloni. Il nuovo presidente del Consiglio ha sciolto la riserva in un colloquio di un’ora con il capo dello Stato Sergio Mattarella e ha presentato la lista dei ministri.

Sono 18, di cui 5 senza portafoglio. Maria Elena Boschi sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Oggi la presentazione in Parlamento, prima alla Camera e poi al Senato, per la fiducia che sarà votata entro domani per consentire al neopremier di rappresentare l’Italia al Consiglio europeo di giovedì a Bruxelles.

Dodici le conferme rispetto al governo Renzi. La principale novità è il passaggio di Angelino Alfano dal Viminale alla Farnesina, mentre il nuovo ministro dell’Interno è Marco Minniti. Solo tre i volti del tutto nuovi rispetto alla compagine di Renzi. Oltre a Minniti, diventa ministro Anna Finocchiaro, già presidente dei senatori del Pd, ai Rapporti con il Parlamento, per seguire il confronto difficile sulla riforma elettorale; mentre a Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato del Pd, va la responsabilità dell’Istruzione al posto di Stefania Giannini che lascia il governo.

Con quello di Alfano dall’Interno agli Esteri, sono poi tre i cambi di casella all’interno dell’esecutivo: a Claudio de Vincenti, finora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, va il nuovo ministero per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno; Luca Lotti passa da sottosegretario alla presidenza con delega all’Editoria a ministro dello Sport.

Sono 12 su 18 i ministri confermati nello stesso incarico: Padoan all’Economia, Orlando alla Giustizia, Pinotti alla Difesa, Calenda allo Sviluppo Economico, Delrio alle Infrastrutture, Poletti al Lavoro, Lorenzin alla Salute, Franceschini ai Beni culturali, Martina alle Politiche Agricole, Galletti all’Ambiente, Madia alla Pa, Costa alle Regioni.

«Ho fatto del mio meglio per formare il nuovo governo nel più breve tempo possibile, per aderire all’invito del presidente della Repubblica e nell’interesse della stabilità delle istituzioni alla quale guardano gli italiani - ha detto Gentiloni al Quirinale - Come si vede dalla sua struttura, il governo proseguirà nell’azione di innovazione svolta dal governo Renzi e nel contempo si adopererà per facilitare il lavoro delle diverse forze parlamentari volto a individuare nuove regole per la legge elettorale».

Denis Verdini, a nome di Ala e Scelta Civica (18 senatori che potrebbero essere decisivi a Palazzo Madama), minaccia di non votare la fiducia senza una adeguata «rappresentanza». Ovvero senza la responsabilità di un ministero che, nella lista del nuovo governo, non c’è.

«Non voteremo la fiducia a un governo fotocopia che sarebbe stato più comprensibile se fosse stato un Renzi-Bis. Il nuovo esecutivo deve assicurare il giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità, senza rinunciare, in nome di pasticciate maggioranze, a quest’ultimo principio», scrivono in una nota Verdini e Enrico Zanetti.

«Buon lavoro a Paolo Gentiloni e al governo. Viva l’Italia», ha scritto in un tweet Matteo Renzi pochi minuti prima che Gentiloni annunciasse di aver sciolto la riserva.

comments powered by Disqus