«Meno antibiotici, cure più efficaci» Urologia di Trento premiata a Madrid

di Patrizia Todesco

Lo studio portato avanti dal reparto di urologia di Trento - con il quale è stato dimostrato che il corretto uso della terapia antibiotica nei reparti di urologia può non solo far risparmiare risorse, ma soprattutto ridurre le resistenze batteriche agli antibiotici stessi - è stato premiato nei giorni scorsi come miglior lavoro al 30° Congresso della Società Europea di Urologia, tenutosi a Madrid.
Al progetto, ideato e condotto dal dottor Tommaso Cai, è stato assegnato il premio più ambito e prestigioso di tutto il Congresso della Società Europea di Urologia «First Prize for the Best Abstract» al quale hanno partecipato circa 14.000 urologi provenienti da tutto il mondo.

Il lavoro, condotto nell’Unità operativa di urologia diretta dal dottor Malossini e con la collaborazione del primario di microbiologia, dottor Lanzafame, è stato riconosciuto come il migliore degli oltre 3.000 lavori inviati.

«Il problema delle resistenze batteriche - spiega il dottor Cai - oggi è di assoluta attualità. Ci sono batteri che hanno sviluppato negli anni, a causa dello scorretto uso degli antibiotici, delle resistenze importanti a molte classi di farmaci. Per fare un esempio, ad oggi in Italia, da 3 a 5 pazienti su 10 hanno nelle urine batteri che sono resistenti ad alcuni degli antibiotici più utilizzati come i chinolonici. Questo dato è molto preoccupante soprattutto perché sono davvero poche le Aziende farmaceutiche che hanno in cantiere nuovi antibiotici e questo è un grave problema per gli anni futuri».

Per questo, negli anni tra il 2011 e il 2013 nel reparto di urologia sono stati monitorati oltre 3 mila pazienti e sono state applicate nuove linee guida internazionali con una rilevante diminuzione degli antibiotici somministrati e il tutto senza ovviamente minare la sicurezza dei pazienti. Niente antibiotici prima delle cistoscopie, ad esempio, o una sola dose prima dell’intervento di resezione prostatica rispetto a prima, quando veniva somministrato il farmaco per tutto il periodo in cui paziente era ricoverato in reparto con il catetere. Comparando i risultati avuti con queste nuove modalità di somministrazione rispetto a quanto avvenuto negli anni precedenti lo studio ha evidenziato, oltre ad un risparmio economico, una minore resistenza batterica. «La riduzione dell’uso degli antibiotici in modo importante, specialmente per la classe dei fluorchinoloni ha portato ad una riduzione delle resistenze antibiotiche nelle infezioni post-operatorie in modo significativo», spiega Cai.

«Negli Stati Uniti - dice Cai - le infezioni ospedaliere sono la causa ogni anno di 99.000 morti.Il problema è davvero grave. Non è solo un problema degli ospedali e dei pazienti ospedalizzati, ma di tutti. Dobbiamo prendere coscienza di tale problema e cercare di porvi rimedio. Dobbiamo iniziare in primis da una consapevolezza e da un aggiornamento del personale medico che non si può non attenere alle linee guida internazionali sull’uso corretto degli antibiotici. Inoltre dobbiamo diffondere nella popolazione la “cultura” degli antibiotici». In pratica, secondo l’urologo, è importante non utilizzare gli antibiotici come se fossero prodotti da banco senza neanche consultare il medico di famiglia o il farmacista. «Questa mentalità deve cambiare se non vogliamo trovarci di nuovo davanti ad epidemie di infezioni contro cui non possiamo fare niente. Un altro problema nasce anche dall’uso indiscriminato degli antibiotci nella zootecnica e nella veterinaria».

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