Gli esperti: la Marmolada è in coma irreversibile, il ghiacciaio perde fino a 10 centimetri al giorno
Crisi climatica, oggi, 9 settembre, il punto stampa dopo la missione della Carovana a cura di Legambiente, Cipra e Comitato glaciologico: in crisi pesante anche agli altri due grandi ghiacciai delle Alpi, l'Adamello e quello dei Forni
PULIZIA Carovana: sulla Marmolada, trovati anche rifiuti della Grande Guerra
ESTATE In Marmolada quasi due mesi sempre sopra lo zero termico
ANALISI L'esperto: niente gelate a quota 3mila, pessima notizia
2023 I ghiacciai trentini si fondono: gli allarmanti dati della Sat
TRENTO. Previsioni fosche per la calotta bianca della Marmolada: entro il 2024, secondo gli studiosi, il ghiacciaio più grande delle Dolomiti sparirà.
Perde ormai dai 7 ai 10 centimetri di spessore al giorno, negli ultimi 5 anni ha visto sparire 70 ettari della sua superficie (pari a 98 campi di calcio), e dall'inizio delle misurazioni scientifiche, nel 1888, è arretrato di 1.200 metri, con un innalzamento di quota della fronte a 3.500 metri di altitudine.
È un responso di "come irreversibile" quello fornito dalla Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente, Cipra e la partnership scientifica del Comitato glaciologico italiano.
Una crisi, hanno spiegato gli autori della campagna, nella conferenza stampa finale a Padova, che accomuna la Marmolada agli altri due grandi ghiacciai delle Alpi, l'Adamello e quello dei Forni.
Per l'Adamello, in particolare, le misurazioni a lungo termine rilevano che la perdita di spessore permette di camminare oggi sul ghiaccio derivato dalle nevicate degli anni '80.
Ma è da tempo il ghiacciaio della Marmolada - soprattutto dopo il tragico crollo del seracco, il 3 luglio 2022 - il super osservato speciale della Carovana, che vi ha fatto tappa già nel 2020 e nel 2022 per poi tornare alla fine di questa estate 2024.
Quello che emerge, hanno spiegato gli esperti, è un ghiacciaio in forte sofferenza: se 136 anni fa si estendeva per circa 500 ettari, ed era grande come 700 campi da calcio, dal 1888 ha registrato una perdita areale superiore all'80% ed una volumetrica superiore al 94%. Nel 2024 lo spessore massimo è di 34 metri. L'accelerata della fusione del ghiaccio ad alta quota sta lasciando il posto ad un deserto di roccia bianca, levigata da quello che un tempo era il grande gigante bianco, e prendono vita nuovi ecosistemi.
«Una montagna bellissima, che ospita un ghiacciaio morente che fra 10 o 15 anni non ci sarà più»: questa è la Marmolada nelle parole di Vanda Bonardo, responsabile Alpi Legambiente e presidente Cipra Italia.
Una presa di coscienza che fa male, perché significa che stiamo dicendo addio ad un fenomeno naturale - quello del ghiaccio in quota - peculiare e importante non solamente dal punto di vista estetico o per ragioni legate all’economia.
La riflessione arriva nei giorni del passaggio in Marmolada della “Carovana dei ghiacciai” e dell’attività di “clean up” di “Puliamo il mondo” che ha permesso di raccogliere circa 400 pezzi di rifiuti Il ghiaccio si ritira e compaiono i segni del passaggio dell’uomo, del poco (o talvolta del tutto assente) rispetto del fragile ambiente che ci circonda.
«Ogni 100 metri si trovano in media 8 pezzi abbandonati: questo è il risultato della ricerca scientifica universitaria dello scorso anno e che tiene in considerazione la frequenza e la densità del lascito dei turisti e degli sciatori - spiega Alberto Lanzavecchia, docente di finanza sostenibile dell’Università di Padova - Abbiamo considerato il sentiero Viel del Pan e la Cresta del Padon, dove ci sono gli impianti di risalita: abbiamo mappato la densità dei rifiuti in questi due posti arrivando a contare 500 pezzi lungo 7 km di sentiero, fra plastiche, mozziconi, fazzoletti e salviette igieniche. È importante capire che, dove c’è l’uomo, lì ci sarà una sua traccia: che sia talmente soffice che il vento la disperderà».
Non ci sono solo rifiuti recenti, spesso trovati in cavità utilizzate inappropriatamente come cestini per i rifiuti: il ghiaccio ha fatto emergere reperti delle guerre mondiali. Tra i rifiuti più datati i volontari di “Puliamo il mondo” hanno ritrovato quest’anno un proiettile e pallettoni di piombo da shrapnel risalenti al primo conflitto mondiale. E poi ci sono un centinaio di lattine e di scatolette vecchie di un secolo fa ma anche abbandonate da poco, fazzoletti di carta e plastiche varie, dalle posate ai tappi, pezzi di vetro, sigarette, frammenti e materiali tecnici, pezzi di ferro e calcinacci.
«Suggeriamo alcuni semplici ma utili consigli che prevedono un cambio di abitudine - precisa Vanda Bonardo - Rispetto ai rifiuti più recenti, persiste il problema dei fazzoletti: in alternativa si possono utilizzare le foglie, oppure si riporta il rifiuto a casa per poi gettarlo nell'apposito secchio. L’abbandono dei fazzoletti è un problema che va affrontato anche laddove persiste un forte overtourism. Inoltre, sulla Marmolada resta il problema dello smantellamento dell’impianto chiuso e travolto dalla valanga del 2020. Non si può pensare di realizzare nuovi impianti in quota dimenticando quel che è stato costruito e abbandonato in quella zona e che genera per altro altri rifiuti, micro e macroplastiche in movimento, trasportati da vento e neve».