Montagna / Il caso

Croci di vetta, gli attacchi della destra e le scuse del Cai per frasi mai dette: scatta la protesta nel Club alpino italiano

Bufera interna dopo la polemica scatenata da esponenti della destra di governo: si dimettono il direttore editoriale Mario Albino Ferrari e il curatore del sito Web Pietro Lacasella, in sciopero per solidarietà i collaboratori del sito Web Lo Scarpone

AUSTRIA Anche l'Alpenverein dice stop a nuove croci sulle vette: curare quelle presenti
MINISTRI Croci di vetta, bufera sul Cai: Santanchè, Zangrillo e Salvini insorgono
MESSNER “Le montagne sono di tutti, nessuno ha il diritto di metterci il cappello

TRENTO. Bufera nel Cai dopo la polemica sulle croci di vetta. Il direttore editoriale e responsabile delle attività del Club alpino italiano (Cai), Mario Albino Ferrari, e il curatore del sito internet, Pietro Lacasella, hanno annunciato sui social le dimissioni.

Sullo sfondo gli attacchi di vari esponenti di governo e di giornali di destra che tirano in ballo intenzioni mai espresse dal Cai o da suoi esponenti: in un convegno  organizzato all'Università Cattolica di Milano si è parlato di come gestire le migliaia di croci di vetta sulle Alpi e dell'opportunità di evitare che esse continuino a proliferare, mentre parimenti va garantita una puntuale manutenzione (non sempre semplice) di quelle esistenti.

Quindi si Ferrari ha detto che "non saranno istallate nuove croci sulle montagne", come peraltro ha affermato oggi anche l'Alpenverein austriaco (l'ente omologo del Cai), ma che quelle presenti saranno tutelate e manutenute.

Questa impostazione chiara è diventata invece, nelle parole di dura condanna espresse da ministri e parlamentari, la mai manifestata da alcuno intenzione di rimuovere croci di vetta. E su questa falsa premessa si sono basati i furibondi attacchi arrivati da destra, con tanto di richiesta di dimissioni per Ferrari..

E se gli esperti Cai interessati si aspettavano una difesa da parte dei loro vertici, le cose sono andate diversamente.

"Nei giorni scorsi, il presidente del Cai ha contribuito ad alimentare l'equivoco: si è scusato con il ministro Santanché per una colpa inesistente prendendo le distanze da una mia dichiarazione mai fatta. Peccato, non difendendo i suoi collaboratori e il suo ente da infondate polemiche, ha perso l'occasione per dimostrare che il Cai ha la schiena dritta. Per questo, per la serietà a cui non posso sottrarmi, ho dato le dimissioni", ha spiegato Ferrari sulla sua pagina Facebook. Poche ore più tardi, si è aggiunto anche Lacasella, con un post in cui ha annunciato il proprio ritiro.

"Conseguentemente alla gestione che è stata fatta della vicenda 'croci di vetta' - ha scritto - ho ritenuto opportuno presentare le dimissioni al Club alpino italiano a cui non mancherà la mia disponibilità in questa fase di transizione".

Contestualmente, i collaboratori del sito Web Lo Scarpone hanno proclamato uno sciopero, esprimendo vicinanza a Lacasella e a Ferrari. "Finché il Cai non assumerà una posizione chiara e trasparente, libera da ingerenze politiche e travisamenti, e non avrà confermato nei loro ruoli Lacasella e Ferrari, ci asterremo dal produrre nuovi contenuti per le pagine del portale", scrivono i collaboratori in una nota.

Contro Ferrari, oltre a vari ministri del governo Meloni, si è scagliata la parlamentare trentina di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi, che ha chiesto le dimissioni di Ferrari: «Il Cai si è subito opportunamente scusato per le sue sciocchezze, ma non basta: Ferrari si deve dimettere per non compromettere irreparabilmente la prestigiosa organizzazione che rappresenta. Mi chiedo se davvero Marco Albino Ferrari davvero non abbia nulla di meglio e di più onorevole da fare che sputare veleno contro i simboli della nostra identità e della nostra cultura».

Anche un altro parlamentare regionale di FdI, Alessandro Urzì, si è scagliato contro Ferrari: «Cerca palesemente di arrampicarsi sugli specchi cercando di giustificarsi attaccando i giornali di destra e - udite, udite - “l’estrema destra che oggi è al governo”. La cancel culture non l’ho inventata io né tantomeno il governo in carica da otto mesi: la verità è che di personaggi come lui che cercano di ideologizzare enti come il Cai ce ne sono purtroppo a bizzeffe».

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