Animali / Il caso

"Troppi orsi nel nostro territorio, il progetto va ridimensionato"

L'intervento del presidente della Comunità della valle di Sole, Lorenzo Cicolini, dopo l'aggressione mortale ai danni del giovane Andrea Papi. Sul fronte animalista, l'Oipa invita a non smantellare Life Ursus: "Ma servono più azioni per la prevenzione dei conflitti tra l'orso e le comunità locali"

FUGATTI L'orso che ha ucciso Andrea Papi sarà abbattuto
LA TRAGEDIA Andrea aggredito dall'orso durante la discesa da malga Grum

TRENTO. "Il progetto Life Ursus è sfuggito di mano e gli esemplari sono troppo concentrati sul nostro territorio. L'ordinanza di abbattimento dell'orso e l'annuncio di ridimensionamento del progetto annunciato dal presidente della Provincia corrisponde a quanto chiesto dai 13 sindaci della valle".

Lo ha detto stasera, in conferenza stampa, il presidente della Comunità della valle di Sole, Lorenzo Cicolini.

"Abbiamo deciso che il giorno del funerale di Andrea Papi sarà un giorno di lutto per l'intera Comunità di valle", ha aggiunto.

Frattanto, arrivano reazioni anche dal mondo dell'associazionismo animalista. Dopo quella del Wwf, che sostiene la necessità di abbattere l'orso responsabile dell'aggressione, interviene l'Oipa: "Apprendiamo con tristezza - si legge in una nota - il risultato dell'autopsia su giovane morto in val di Sole e al contempo invitiamo alla calma e auspichiamo che ora le istituzioni non ricorrano alla barbarie dell'occhio per occhio, dente per dente".

L'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che propone una riflessione su quel che sta succedendo da qualche anno in Trentino: "Importare per poi imprigionare e uccidere è quel accade nella gestione della Provincia autonoma di Trento che, insieme all'Istituto nazionale della fauna selvatica (oggi Ispra) e al Parco Adamello Brenta, per salvaguardare un piccolo nucleo di orsi sopravvissuto nel territorio volle avviare il progetto Life Ursus, finanziato dall'Unione europea, al fine d'incrementare la specie nelle Alpi tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia.

Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove", commenta il responsabile per la fauna selvatica dell'Oipa, Alessandro PIacenza.

"Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa cento. Ma l'intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all'uccisione".

Life Ursus avrebbe dovuto proteggere gli orsi bruni reintrodotti attraverso una serie di attività mirate alla conservazione, alla sorveglianza, alla sensibilizzazione anche attraverso l'attivazione di relazioni positive tra l'uomo e il plantigrado, fa notare l'Oipa, ma la prevenzione dei conflitti tra l'orso e le comunità locali non sono state né idonee né sufficienti.

"Tra le tante dichiarazioni lette tra ieri e oggi, vi sono anche state anche quelle che imputano la morte del povero runner a un 'estremismo ambientalista' che avrebbe causato l'incidente con l'orso", continua Piacenza dell'Oipa. "Addirittura vi è chi afferma che "questo estremismo insensibile alle ragioni ed alla sicurezza dell'uomo va emarginato e fermato. Di fronte ad affermazioni di tal fatta invitiamo tutti a una maggiore calma e cautela".

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