Montagna / La strage

Fugatti: dopo la tragedia di domenica, è urgente un sistema di bollettini di sicurezza. Peterlongo (guide alpine): l'esperienza che avevamo va ricostruita

Secondo il presidente trentino, bisognerà ragionare su metodi di monitoraggio e allerta sulla falsariga di quanto avviene d'inverno per il pericolo valanghe. L'esperto alpinista sottolinea che oggi l'imprevedibilità è l'elemento che caratterizza l'alta montagna. Entrambi concordano sull'impossibilità di prevedere specificamente il drammatico episodio di domenica scorsa, ma invitano a riflettere sulle iniziative e i comportamenti che ci suggerisce. Anche il presidente veneto Zaia chiede che si pensi a nuovi sistemi di monitoraggi e avviso: in aree ritenute a rischio, bandiere rosse come al mare

POLEMICHE Soccorso alpino veneto: "Basta sentenze social, fanno male ai parenti delle vittime"
LE RICERCHE Ritrovate altre due salme sulla Marmolada

VITTIMA Levico, dolore e lacrime per la morte di Liliana Bertoldi
GHIACCIAIO Chiusura dei sentieri, nuova ordinanza

 

TRENTO. La tragedia di domenica scorsa sulla Marmolada ha aperto un doloroso dibattito sulla sicurezza in alcune aree delle Alpi.

L'improvviso scivolamento di buona parte di un grande seracco a Punta Rocca ha provocato una strage: al momento, le 20 di mercoledì 6 luglio, sono nove i morti accertati (cinque dei quali in attesa dell'identificazione), tre i dispersi sotto la frana di ghiaccio e detriti e sette le persone in ospedale.

Erano escursionisti in cordata che stavano percorrendo alle 13.45 la via normale sul ghiacciaio, che sale sul versante nord dal passo Fedaia (presso il Castiglioni) e raggiunge la cima di Punta Penìa. Un sentiero e quindi una traccia sul ghiaccio/neve frequentatissimo d'estate: sono migliaia durante la bella stagione gli escursionisti che ogni anno salgono in vetta (quota 3.343).

Non è un percorso particolarmente difficile, richiede però attenzione e equipaggiamento adatto. Qualcuno dal passo prende la seggiovia fino a Pian  dei Fiacconi (2625), altri arrivano più rapidamente dal versante bellunese, avvicinandosi con la funivia che sale da Malga Ciapela (la stazione intermedia è a Forcella Seràuta a 2950 metri, a un'ora e mezzo di cammino dalla cima, l'ultima a Punta Rocca a 3265 metri accanto a Punta Penià, raggiungibile in mezz'ora).

In alta quota d'estate ma sicuri, gli esperti: "Stabiliamo le regole"

"La montagna è viva e in continuo movimento e sarà perciò sempre una zona a rischio"

Ora tutti gli accessi sono chiusi, come da ordinanza del Comune di Canazei. Si può salire in vetta solo arrampicando sulla parete sud della Marmolada.

Domenica la via normale è stata travolta dalla enorme massa di ghiaccio, scesa a una velocità di circa 300 chilometri orari: ha percorso quasi due chilometri, con un salto di 500 metri di dislivello.

Anche oggi il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, ha ribadito che "la prevedibilità dell'evento è esclusa".

Così anche numerosi alpinisti, che hanno spiegato quanto è stato inimmagginabile l'evento tragico di domenica, uno distacco enorme.

Resta, però, l'allarme sullo stato dei ghiacciai, specie sul versante meridionale delle Alpi. Lo scioglimento si misura anno dopo anno quasi a colpo d'occhio e questa estate paga la scarsità di precipitazioni nevose del'inverno scorso: la coltre bianca normalmente protegge a lungo il ghiacciaio, non adesso.

Anche il ritiro del permafrost, cha fa da collante nella roccia, preoccupa ed è stato la causa già di numerosi crolli anche sulle Dolomiti negli ultimi anni.

Il tutto va addebitato all'inquinamento atmosferico e al surriscaldamento climatico.

Dunque, come affrontare la questione sicurezza a fronte di un processo che, dopo la tragedia sulla Marmolada, mostra di poter essere drammaticamente imprevedibile e mortale?

Il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, parla della possibilità di ragionare su un sistema di allerta sul modello di quanto avviene al mare e ai laghi: bandiera rosse per segnalare i pericoli in montagna.

Un'idea di cui aveva parlato nei giorni scorsi anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ora dunque trova un appoggio anche in Trentino.

"In una stagione eccezionale come questa - ha detto Fugatti a Repubblica - il nostro concetto di attenzione nello spingerci in alta quota deve essere aggiornato. Per questo è opportuno pensare a sistemi di segnalazione del pericolo: le bandiere rosse sui ghiacciai sotto stress possono aiutare gli escursionisti a compiere scelte sempre più consapevoli.

Siamo gente di montagna, da sempre conosciamo i suoi rischi, non azzerabili. La montagna deve restare un luogo aperto, altrimenti muore davvero. Diverso è pensare a segnali d'allarme in condizioni climatiche eccezionali.

Le bandiere rosse possono essere utili, come i bollettini sui livelli di sicurezza, redatti sulla falsariga di quelli invernali su rischio valanghe e stato delle piste da sci. Fino a domenica nulla segnalava la loro urgenza, ora prendiamo atto che la terra non è mai stata tanto sotto pressione".

"L'imprevedibilità è l'elemento che oggi caratterizza l'alta montagna: le condizioni in alta quota cambiano molto più velocemente rispetto ad un tempo, per questo servono informazioni sempre aggiornate (e affidabili) prima di affrontare un'ascensione", osserva per parte sua Martino Peterlongo, presidente del Collegio delle guide alpine.

"Da anni - aggiunge - le guide alpine hanno modificato l'approccio alle ascensioni a causa delle profonde trasformazioni morfologiche delle montagne provocate dal cambiamento climatico. In questo senso, serve un cambio di atteggiamento generale: l'esperienza che avevamo non vale più, va ricostruita".

Sulla tragedia della Marmolada, Peterlongo conferma si è trattato di un evento imprevedibile: "Non c'era un seracco incombente, che certamente qualcuno avrebbe notato. Si è staccato proprio un pezzo di calotta".

comments powered by Disqus