Montagna / La storia

Parvat, dalle corde d’arrampicata usate un’azienda di accessori «eco»

L’idea di Samuel Betta e Mattia Gardella: cinture, borse da magnesite, e adesso anche l’esperimento delle vele da kite surfing

di Elena Piva

ARCO. Quando si è in cerca di punti di vista nuovi, andare in montagna diviene luogo in cui tessere panorami ai propri ricordi. Lassù, prima di raggiungere una cima, si impara a comprendere l’utilità della più piccola cosa. Samuel Betta e Mattia Gardella, ventinovenni di Arco, hanno creato un connubio tra passione ed ecosostenibilità.

Samuel si è avvicinato all’arrampicata grazie allo zio e Mattia, spinto dalla loro storica amicizia, si è aggregato combattendo le vertigini. Da allora andare in montagna è divenuto uno stile di vita che si è associato a «Parvat», un’azienda che racconta il valore della rinascita: Samuel e Mattia producono a chilometro zero sacche porta magnesite, cappellini, magliette e collari per cani riciclato le corde d’arrampicata.

Come è nata la vostra idea?

«È nato tutto in primavera - raccontano - tornando ad arrampicare, ci siamo resi conto della scarsa resistenza di alcuni pantaloni rinomati, adatti alla disciplin;a un paio di pantaloni per i quali si sfilacciano le tasche. Arco, patria dell’arrampicata e dei negozi di categoria, non possiede un brand proprio. Abbiamo iniziato così a capire come funziona questo mondo, instaurando i primi rapporti con i fornitori. Dopo qualche prototipo, abbiamo contattato un amico informatico e predisposto il sito».

Qual è la vostra etica?

«Il nostro motto è “eco not ego”, ovvero l’ecosostenibilità e non l’egoismo. L’azienda non è concepita come una carta di credito. Desideriamo che chi acquista si senta parte del nostro progetto. I nostri lavori sono realizzati ad Arco e in cotone organico 100%, biologico e prodotto in Europa. I capellini hanno la parte anteriore in cotone organico e la posteriore in poliestere, cioè plastica riciclata. Il punto di forza del brand è il riciclo delle corde di arrampicata (che periodicamente vanno cambiate). La parte esterna è colorata, l’interna ha l’anima di nylon, che svuotiamo. Cucite tra loro diventano fascette per riparare le orecchie dal freddo, oppure cinture, le cui fibbie sono stampate in 3d e biodegradabili; sacche porta magnesite, il cui fondo viene cucito a maglia con le anime delle corde e la parte interna è ricavata da tele di vecchi ombrelli; collari per cani. Ci piacerebbe realizzare con le vele di kite surfing (essendo in plastica malleabile, resistenti e impermeabili) delle borse porta corde. Per il prossimo anno puntiamo a pantaloncini e maglie termiche in poliestere».

Cosa significa “Parvat” e perché avete scelto questo nome?

«Significa “montagna”, in hindi. Nanga Parbat è una delle cime più famose del mondo dell’India. Il cuore del nostro brand è la montagna, che dà tutto quello che ha».

Vi appoggiate a qualcuno?

«Al momento il nostro lo shop è online, ma ci siamo appoggiati al negozio “Gobbi Sport” di Arco per le magliette. La cosa a cui teniamo è la collaborazione con una start up slovena che vende braccialetti pro natura e opera contro la deforestazione. Per ogni prodotto “Parvat” acquistato devolviamo il costo di una piantina. In due mesi abbiamo supportato la piantumazione di circa sessanta piantine».

È possibile consegnarvi il materiale da riciclare?

«Certo! Basta contattarci attraverso i nostri profili social oppure sul sito http://www.parvatclothing.com: corde da arrampicata usurate, vele di qualsiasi tipo, kait, parapendio, windsurf. Per ogni corda donata diamo in omaggio un nostro accessorio, se sono più corde un sacchetto del magnesio».

Avete dei timori?

«No perché siamo convinti, ci crediamo e lo vogliamo. Poi ci vogliono i suoi tempi, è comunque una sfida. Lavoriamo tutti i giorni e la domenica si va ad arrampicare».

Cosa rappresenta per voi l’arrampicata?

«Amiamo l’atmosfera che si crea in falesia, parlare con chi si ha attorno aiuta ad imparare tantissimo. D’altronde è una disciplina entrata alle Olimpiadi quest’anno, prima era di nicchia. Stare in falesia è clamoroso: rende stupenda un’esperienza così personale e intima. Quando inizi ad arrampicare puoi avere anche una giornata orrenda ma, lì, tutto perde importanza. È individuale il gesto, ma la sensazione è di gruppo. Durante una giornata in falesia capita spesso che si sia almeno in due, si creano delle sensazioni indescrivibili. Ci spronano in ciò che facciamo, oltre che farci stare bene. Teniamo a ringraziare, di cuore, tutti coloro che abbiamo conosciuto, perché ci hanno trasmesso il loro entusiasmo e, sempre, hanno cercato di supportarci. Questo ci rende più grati di qualsiasi altra cosa».

comments powered by Disqus