Gruppo di studenti trentini alla Conferenza sul clima

Ci sarà anche una delegazione di giovani trentini alla Conferenza internazionale dei giovani sul Clima (Coy12) che si svolge a Marrakech dal 3 al 5 novembre, nella cornice del nuovo summit mondiale Onu Cop 22 in programma dal 7 al 18.
Proprio questa settimana, venerdì, entra ufficialmente in vigore l’Accordo globale sul clima, per la riduzione dei cambiamenti climatici, approvato meno di un anno fa nella conferenza di Parigi e ratificato dai 55 Paesi responsabili del 55% delle emissioni globali di gas serra.

A testimoniare questi due importanti eventi per il futuro del Pianeta ci sarà anche una delegazione composta da 18 giovani studenti delle scuole superiori provinciali e dell’Università degli Studi di Trento selezionati nell’ambito del progetto «Una cittadinanza planetaria per affrontare i cambiamenti climatici».

«Nonostante l’imminente entrata in vigore dell’accordo, tanti sono ancora i nodi da sciogliere e che verranno messi al centro della conferenza di quest’anno, come ad esempio l’aspetto finanziario e le tempistica per rendere operativo l’Accordo», osservano le associazioni Viração&Jangada e In Medias Res.

«Tra le attività più attese dei ragazzi selezionati c’è la partecipazione ai due eventi internazionali a Marrakech dove avranno come obiettivo quello di raccontare la Coy12 e la Cop22 attraverso la prospettiva giovanile e tramite la produzione di articoli, foto e video

A Marrakech, si prevede un lavoro di squadra
e di collaborazione internazionale con una quarantina di altri giovani dell’Africa e dell’America Latina», spiegano ancora le associazioni (in basso il comunicato integrale).


L’Italia dunque ha ratificato pochi giorni fa l’Accordo di Parigi sulla lotta al riscaldamento globale.

Il Senato ha approvato stamani all’unanimità il documento (con una sola astensione). La Camera lo aveva già votato il 19 ottobre, quindi la ratifica è definitiva.

L’Accordo entrerà in vigore a livello internazionale il 4 novembre prossimo, 30 giorni dopo la ratifica da parte di almeno 55 Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni di gas serra. L’intesa era stata raggiunta il 12 dicembre del 2015 alla Conferenza dell’Onu sul clima di Parigi (Cop21). Era stata poi firmata il 22 aprile di quest’anno alla sede Onu di New York dai capi di stato e di governo di 175 paesi.

L’Accordo impegna i paesi firmatari a contenere il riscaldamento globale entro 2 gradi dal livello pre-industriale, e se possibile anche entro 1,5 gradi. I governi dovranno stabilire ed attuare obiettivi di riduzione dei gas serra prodotti dalle attività umane (anidride carbonica in primo luogo, ma anche metano e refrigeranti Hfc). Sono previste verifiche quinquennali degli impegni presi, a partire dal 2023.

I paesi più ricchi dovranno aiutare finanziariamente quelli più poveri: con la legge di ratifica l’Italia ha stabilito di contribuire con 50 milioni di euro all’anno al Fondo Verde per il Clima.

La novità politica dell’Accordo di Parigi era stata l’adesione dei maggiori produttori di gas serra, gli Stati Uniti e la Cina, che in passato avevano rifiutato di aderire al protocollo di Kyoto per non ostacolare la loro crescita economica. Negli ultimi anni l’evidenza degli effetti del riscaldamento globale (desertificazione, inondazioni e uragani, malattie, scioglimento dei ghiacci) hanno convinto anche gli scettici che il problema c’è e va affrontato.

«È una giornata molto importante, ma ora dopo le parole dobbiamo passare ai fatti - ha commentato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti -. Noi partiamo da una condizione privilegiata rispetto agli altri Paesi, perché una buona parte del percorso di riduzione della CO2 l’abbiamo fatta in questi anni, raggiungendo gli obiettivi di Kyoto con 5 anni di anticipo».

Soddisfazione è stata espressa dalle principali associazioni ambientaliste: «Ora però comincia una fase di duro lavoro per tutti», ha aggiunto il Wwf.

Il 7 novembre dunque si aprirà la Conferenza sul clima Cop22 a Marrakech, dove si comincerà a discutere su come applicare l’Accordo, e l’Italia non voleva partecipare senza la ratifica.
Il nostro paese deve conformarsi agli obiettivi fissati dall’Ue, che ha ratificato l’Accordo il 4 ottobre. Bruxelles prevede un taglio complessivo dei gas serra del 40% al 2030 rispetto al livello del 1990, e ha fissato degli obiettivi per ciascuna nazione, che vanno poi negoziati coi singoli governi.

L’Italia ritiene troppo penalizzanti questi obiettivi e chiederà di cambiarli.

Tuttavia, proprio oggi uno studio di Enea, Ispra e Ministero dell’Ambiente rivela che, con le attuali politiche e misure, l’Italia non raggiungerà al 2030 il suo target di riduzione dei gas serra. Occorre intervenire in tre settori chiavi: energia rinnovabile e risparmio energetico, mobilità non inquinante, riqualificazione degli edifici, per renderli meno energivori.

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