«Daniza uccisa deliberatamente?» Riaperta l'inchiesta

Altro che caso fortuito o «incidente di percorso». L'ipotesi - tutta da verificare - è che Daniza possa essere stata uccisa deliberatamente. Il giudice Carlo Ancona, nella veste di gip, ha ordinato di restituire al pm la nuova documentazione emersa sul caso Daniza nell'ultima udienza per l'iscrizione della notizia di reato in base ai nuovi elementi portati alla luce dalle associazioni animaliste. L'ipotesi avanzata dalla Lav è infatti che Daniza non sia morta per un comportamento colposo del veterinario, ma «uccisa» su mandato dei vertici della Provincia.


«Pur in presenza di una formale ordinanza di cattura vi sarebbero state disposizioni (da parte di non identificati esponenti della giunta provinciale e poi a seguito della catena gerarchica ad essa subordinata) di uccisione dell'orsa, in contrasto con la normativa vigente in materia», scrive il giudice nelle motivazione dell'ordine di restituzione degli atti al pm. Per gli animalisti l'ipotesi sarebbe confermata «dalla stessa consumazione del reato contravvenzionale colposo, perché le imprudenze e le apparenti imperizie descritte con cura nella richiesta di archiviazione del pm, inspiegabili in un professionista esperto (omettiamo il nome del veterinario, ndr), potrebbero invece essere spiegate proprio con le pressioni e le comunicazioni informali di cui si è appena detto».


Nell'ultima udienza la Lav aveva presentato una corposa memoria nella quale chiedeva di fare luce su nuovi elementi e il giudice si era appunto riservato di trasmettere gli atti alla procura.  Il giudice Ancona - giudicando insussitente l'accusa più grave, aveva ritenuto che si dovesse procedere con l'ipotesi contravvenzionale.


Nei mesi scorsi aveva dunque ordinato alla procura, il cui fascicolo era sempre rimasto a carico di ignoti, di iscrivere nel registro degli indagati il veterinario che seguì le fasi della cattura, conclusa con la morte del plantigrado. Fatale era stata la somministrazione del narcotico, che aveva mandato l'orsa in «ipossiemia». Una complicanza nota, che però non sarebbe stata contrastata con la somministrazione di farmaci adeguati. La procura, pure ritenendo che l'orsa fosse morta proprio per l'impropria gestione di questa fase critica, era però giunta alla conclusione che il comportamento del veterinario non fosse penalmente rilevante, poiché la cattura era autorizzata.


Alla fine, come detto, il veterinario ha chiuso la sua posizione pagando poche migliaia di euro. Ma il caso Daniza, dunque, è tutt'altro che chiuso. «Noi abbiamo chiesto di verificare se vi siano altri profili di responsabilità», aveva sottolineato l'avvocato della Lav, Carla Campanaro. «Abbiamo evitato che fosse messa una pietra tombale sul corpo di Daniza - sottolinea soddisfatto Massimo Vittori, responsabile Lav Fauna selvatica - ora il procuratore capo disponga l'affidamento dell'inchiesta al Corpo Forestale dello Stato, valuti i nuovi elementi che abbiamo consegnato al Tribunale».

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