Piano rifiuti, niente inceneritore ma sul residuo nulla è deciso

di Luisa Maria Patruno

È stata seppellita definitivamente l'idea di realizzare un inceneritore in Trentino dopo circa 15 anni di discussioni. Ieri la giunta provinciale, su proposta dell'assessore Mauro Gilmozzi, ha approvato infatti il quarto aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti urbani, che punta tutto sulla riduzione della produzione dei rifiuti e l'aumento della raccolta differenziata, così da arrivare a una quantità di rifiuto residuo non superiore alle 50 mila tonnellate all'anno.

Per eliminare questo residuo la Provincia ha deciso di lasciarsi aperte tre strade e per questo indirà uno specifico bando per trovare la soluzione più conveniente. Dal mondo ambientalista arriva, però, un monito contro soluzioni che prevedano anche la combustione del residuo, sia pure non in inceneritori.

Primo, realizzare con un progetto di parternariato pubblico-privato un impianto di confezione di combustibile solido secondario (Css), alternativo al carbone, nel sito di Ischia Podetti dove avrebbe dovuto sorgere l'inceneritore.

Secondo, all'interno della procedura di parternariato pubblico-privato per la realizzazione e la gestione dell'impianto di trattamento saranno considerate anche proposte di soluzioni alternative «volte al recupero di materiale competitive in termini tecnico-economici con la soluzione che prevede la produzione di Css combustibile» sul modello del centro riciclo di Vedelago, in provincia di Treviso, basato sulla raccolta differenziata spinta permette anche di ricavare materiali per l'industria (come granulato plastico adatto allo stampaggio ed alla integrazione in asfalti e cementi).

La terza strada riguarda la possibilità di ricorrere a impianti di riduzione del residuo in particolare dei pannolini e pannoloni che rappresentano circa il 25% del totale del residuo e altri materiali. «Questa strada - ha detto ieri l'assessore Mauro Gilmozzi - consentirebbe di ridurre il residuo a 30 mila tonnellate l'anno e di commercializzarlo come rifiuto speciale a livello nazionale».

Resta in piedi comunque anche la possibilità di liberarsi del residuo usufruendo degli inceneritori presenti in altre Regioni.

«Si guarda con interesse - ha spiegato l'assessore - alla nuova normativa statale in materia di realizzazione su scala nazionale di un sistema integrato di gestione dei rifiuti urbani che mette in rete tutti gli inceneritori presenti sul territorio nazionale. In questo caso non sarebbero più necessari accordi bilaterali con altre Regioni per smaltire i rifiuti residui e anche la vicina Provincia di Bolzano non potrebbe dire no ai nostri».

In ogni caso, molto dipenderà da quali saranno i costi delle diverse soluzioni proposte partendo dal dato secondo cui incenerire in un impianto fuori provincia una tonnellata di rifiuti costa fra i 120 e i 130 euro.

«Noi faremo un bando - ha aggiunto Gilmozzi - e vedremo se lo smaltimento finale all'interno del territorio provinciale con l'impianto di produzione di combustibile solido secondario ci consente di contenere i costi».
Oltre alla parte sullo smaltimento finale del residuo, naturalmente il piano prevede una serie di misure per ridurre i rifiuti all'origine e per riorganizzare il servizio di raccolta dei rifiuti urbani in modo da aumentare ulteriormente la differenziata che nel 2013 ha raggiunto il 74,6% - rispetto al 21,3% del 2002 - riducendo la quota residua a 64.000 tonnellate all'anno., che corrispondono a 103 chili all'anno. L'aumento della differenziata è essenziale per ridurre effettivamente al minimo il problema di cosa fare di quanto resta, l'obiettivo è stare sotto le 50.000 tonnellate.
Il terzo aggiornamento del piano dei rifiuti aveva previsto un inceneritore per 100 mila tonnellate l'anno e le versioni precedenti addirittura partivano da una dimensione adeguata a oltre 300 mila tonnellate. Sembra un altro mondo e d'altronde allora pochi pensavano che la raccolta differenziata sarebbe riuscita a raggiungere livelli tali da permettere di non considerare più impossibile l'obiettivo «rifiuti zero».

Il nuovo piano conferma inoltre il modello di tariffazione puntuale del servizio pubblico di gestione dei rifiuti e la gestione centralizzata delle discariche per i rifiuti urbani in capo alla Provincia dall'inizio del 2014.

L'impianto di produzione dai rifiuti residui di combustibile fossile secondario (Css) è previsto che venga realizzato a Ischia Podetti alla Vela di Trento.

Nel frattempo le discariche periferiche (6 su 8) verranno progressivamente chiuse. Le piattaforme di Iscle di Taio e della Maza di Arco hanno già cessato l'attività nel corso del 2014.

Altre quattro chiuderanno nel 2015. Verranno mantenuti in esercizio uno o due siti strategici (Ischia Podetti a Trento e/o Lavini a Rovereto). Per la discarica Iscle di Taio viene proposto in via sperimentale il recupero attraverso l'utilizzo della tecnologia di confezione di Css-combustibile, con demolizione progressiva dell'accumulo di circa 15 anni e contestuale trattamento nell'impianto anche del rifiuto residuo della valle di Non a «chilometro zero».

Presso i siti delle discariche e in altri luoghi già esistenti viene prevista la realizzazione di «centri integrati» per rendere efficiente il trasporto dei rifiuti verso i centri di trattamento. Il piano prevede poi la riduzione da 14 a 12 degli ambiti di raccolta dei rifiuti urbani eliminando due bacini minori a livello comunale, l'attivazione sperimentale della raccolta differenziata dei tessuti sanitari, la raccolta di piccole quantità di amianto nei centri di raccolta zonale (crz), la previsione di due ulteriori centri di raccolta zonale a Rovereto e Lavis, l'assimilazione quantitativa dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani secondo limiti uniformi per tutti gli ambiti di raccolta.

Per quanto riguarda invece il trattamento della frazione organica raccolta in modo differenziato, la giunta provinciale ha deciso, accogliendo la richiesta del Consiglio delle autonomie, di dare preferenza al potenziamento degli impianti esistenti per la copertura del fabbisogno ancora non soddisfatto e stimato in ulteriori 20.000 tonnellate l'anno.

Il piano affronta anche il problema della gestione dei rifiuti prodotti nelle strutture in alta quota, come i rifugi, non serviti dalle strade, proponendo soluzioni di riduzione di volumi e quantità. Oggi la produzione giornaliera pro-visitatore si attesta intorno a 0,3 chili a persona, mentre il rifiuto lasciato dall'escursionista è di 0,24 chili a persona.

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