Lettere / Il direttore risponde

Gli acquisti su Internet e il rapporto umano

Gentile Direttore Faustini, chiedo un parere ed eventualmente una raccolta di opinioni su un argomento che ritengo estremamente importante. Ritengo che rivolgersi ad un negozio del territorio faciliti la scelta del prodotto più indicato ed eventualmente l'assistenza tecnica. Per questo ho sempre avuto un rapporto preferenziale con un professionista del campo.

L'altro giorno ho cercato di comperare un apparecchio. Costo 330 euro circa come da catalogo e prezzo fisso di fabbrica imposto al commerciante. Internet lo stesso prodotto lo offre a prezzi tra 245 e 270 euro consegnato al domicilio. Non credo che il mio fornitore abituale voglia derubarmi.

Sarei certamente disponibile a pagare il prodotto ad un prezzo superiore a quello offerto da venditori anonimi non contattabili o consultabili (ad esempio per chiarimenti sulle caratteristiche tecniche) a fronte di un servizio umanamente apprezzabile. La differenza di prezzo è però un elemento che porterà alla distruzione del rapporto umano nel commercio.

Certamente gli aspetti economici porteranno alla chiusura dei negozi ed al rapporto umano. Mi chiedo se esistano e quali siano i possibili correttivi.

Pietro Zanon

 


 

 

Siamo cambiati tutti profondamente

Davvero interessante la sua lettera. Perché solleva due temi fondamentali. Quella che io chiamo la teoria del villaggio (acquistare sempre vicino a casa per tenere vivo appunto il villaggio) e quella che chiamerei, molto più banalmente, la teoria del prezzo. In mezzo - con un valore inestimabile, ma anche con una debolezza di fondo, visti gli atteggiamenti di alcuni - c'è il fattore (ma chiamiamolo pure valore) umano. Va detto con chiarezza: la differenza la fa il servizio.

Ma con altrettanta chiarezza va detto che il servizio non sempre c'è. Si passa dall'eccezione positiva (persone che ti coccolano, che ti conoscono, che ti aiutano, che ti consigliano) all'eccezione negativa (persone che ti trattano con sufficienza, che non ti consigliano, che quasi ti respingono o che ti dicono la frase mitica: lei sta benissimo con tutto). Ci sono insomma due eccezioni, ma manca in un certo senso la regola, che dovrebbe essere sempre quella del "buon servizio".

Se poi acquistando in rete lo sconto va dal venti per cento in su, come lei dimostra, il servizio non deve essere solo umanamente apprezzabile. Deve essere per così dire inestimabile. Perché deve vale appunto più del venti per cento.

Io non temo solo la distruzione dei rapporti umani; temo la distruzione di una rete di servizi (perché i negozi e le varie altre attività sono servizi al cittadino) che finirà col cambiare il volto dei borghi e delle città. Il correttivo è ancora e sempre dentro di noi: acquistando al giusto prezzo cose sotto casa e dando un valore speciale ai rapporti fra le persone possiamo salvare il villaggio. Ma lo sforzo deve essere analogo: da una parte e dall'altra. Solo la doppia disponibilità del cliente e del commerciante potranno modificare le cose o salvarle.

Anche perché la pandemia ha accelerato processi di cui ora intuiamo a malapena la portata. Siamo cambiati tutti, e profondamente, anche se sui cartelli scrivevamo che tutto sarebbe tornato presto come prima. Siamo cambiati nel modo di vivere, nel modo di relazionarci, anche (per non dire soprattutto) nel modo di fare acquisti.

 

lettere@ladige.it

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