Quanta superficialità sulla pandemia

Caro Direttore, è circa un anno che si è informati della esistenza del virus, ma ciò che mi sorprende è la superficialità dei commenti dei lettori di Facebook e dei media. Piove governo ladro! Ma è una abitudine consolidata quella di gettare sullo Stato le nostre "colpe". Abbiamo una Repubblica democratica fortemente voluta dal popolo dopo la fuga rocambolesca del re e il ventennio fascista, che aveva decimato le famiglie e che obbligava a produrre figli da sacrificare per l'onore dell'Italia.

Quanti lutti per l'immatura morte di tanti giovani e anche di tanti civili vittime dell'odio razziale e della sete di potere di una persona che prima ha guardato per imparare dal fascismo e poi ha insegnato la crudeltà.
Tanti anni di grandi sacrifici quelli della guerra e del dopoguerra, ma si sapeva chi era il nemico e si è cercato e ottenuto di trovarlo ed annientarlo, prima che fosse troppo tardi.

Ora, invece, c'è un nemico che non si può stanare, molti scienziati virologi di provata fama affermano la loro opinione che fino ad oggi rimane una informazione che non abilita nessuno perché le divergenze esistenti sono oggetto di dibattiti e discussioni infinite e intanto la pandemia si rafforza e non muore, anzi si rafforza. Ma una parte positiva c'è in questa situazione: i divieti, anche se molto pesanti, servono per educare ad una vita più vicina alla realtà e non sopra i propri limiti economici che hanno aperto le porte al coronavirus. Sarebbe bello affermare che tutta la gente vorrebbe volentieri infrangere le leggi, ma questa volta buoni e cattivi, ricchi e poveri sono potenziali vittime, solo che i ricchi ancora una volta qualche possibilità in più di sopravvivere ce l'hanno, ma non per merito loro.

Patrizia Albina Muzzana


Stiamo attenti all'esasperazione

 

Per fortuna viviamo in un territorio e in un Paese che garantiscono a tutti un trattamento sanitario gratuito d'alto livello. Non a caso tutti continuano a ribadire un concetto: il virus è democratico. Non guarda in faccia nessuno. Le chiedo però una cortesia: non metta la stampa seria sullo stesso piano di chi spara parole in libertà su certi social. La sfido a trovare anche un solo nostro articolo che sia stato superficiale o sulla pandemia o all'insegna del "piove, governo ladro".

Quando abbiamo criticato il governo - che si trova di fronte a qualcosa di imprevedibile e di incredibile - lo abbiamo fatto ad esempio per contestare alcune modalità: è mai possibile che si facciano ad esempio quasi sempre conferenza stampa con argomenti delicatissimi (e regole in vigore dal giorno successivo) la domenica sera e non in orari e giorni più consoni per tutti?

E qualche volta ci siamo chiesti se chi sta nella stanza dei bottoni si renda conto anche delle difficoltà che ha chi opera nel settore privato, ambito, a dir poco stremato, che da tempo si chiede come sopravvivere alla crisi prima ancora che al virus. Ma lo abbiamo fatto sempre onorando il nostro mestiere: che è quello di porre domande, di chiedere chiarezza, senza mancare di rispetto, senza sottovalutare l'impegno di chi ce la sta mettendo tutta. In quanto alla (attuale) vita di ognuno di noi, che lei considera più vicina alla realtà, ho la sgradevole sensazione che qualcuno continui invece a vivere in un mondo parallelo, negando tutto, evidenza inclusa.

Bisogna stare attenti all'esasperazione, perché produce spesso irresponsabilità. Confesso però che quando sento parlare il presidente di Confindustria Bonomi di un Paese messo in confusione da una conferenza stampa, un Paese che chiede invece chiarezza, fatico a dargli torto.

Talvolta - anche se alcune incertezze sono più che comprensibili alla luce del momento inedito che stiamo appunto vivendo - sembriamo proprio un Paese... indeciso a tutto.

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