I ricchi contribuiscano ad aiutare i più deboli

La lettera al direttore

I ricchi contribuiscano ad aiutare i più deboli

La priorità è salvare più vite possibili, fermare il virus e le sofferenze che comporta. Non sappiamo ancora cosa accadrà, speriamo di farcela, ma il prezzo da pagare sarà più alto per chi è più debole. Anche socialmente: se l’economia si ferma respira il pianeta, ma per i più poveri saranno dolori. I ricchi del pianeta lo saranno ancora, chi ha qualche risorsa ce la farà ma chi non ha risparmi, né copertura sociale, si ritroverà in difficoltà e perderà quel poco che ha: un lavoro precario, un lavoro in nero, il cibo della mensa, perfino l’elemosina.
Giustamente si moltiplicano le misure per evitare il peggio, si sospendono tariffe e tasse, mutui e debiti, si copre la mancanza di lavoro e di reddito. Si deroga dai vincoli di bilancio, si da fondo al barile. C’è da sperare che siano provvedimenti misurati e non uguali per tutti, perché non tutti sono uguali. Il problema non è chi non può pagare un’imposta, ma chi non ha reddito al quale applicare un’imposta.
È bello che ci sia una straordinaria mobilitazione di tanti, di chi è in prima fila come il personale sanitario e della protezione civile, e perfino di chi dai balconi rincuora l’Italia. Bello che si raccolgano fondi e che ci siano donazioni, ma c’è bisogno di qualcosa di più. La politica, colpevole di non voler affrontare l’ingiustizia sociale e di non preoccuparsi a sufficienza del futuro del pianeta, dovrebbe avere un sussulto e preoccuparsi del destino di tutti e non solo dei privilegiati.
Allora in un mondo che conosce la più grande concentrazione di ricchezza mai conosciuta, in un mondo dove cresce solo e sempre la disuguaglianza, in un mondo dove non c’è la progressione fiscale e in un paese dove l’evasione fiscale è enorme, non è forse ora che si recuperino le risorse per affrontare l’emergenza dove ci sono? Lo si è fatto per finanziare le guerre e le ricostruzioni, a maggior ragione lo si può fare oggi.
Negli ultimi decenni è calato il reddito da lavoro e si è agevolata la ricchezza finanziaria, trasferendo continuamente ricchezza dai chi ha meno a chi ha di più. Non è forse ora di invertire questa tendenza e di redistribuire la ricchezza? Perfino i più ricchi chiedono più tasse. Non è forse ora che si attinga dalla ricchezza accumulata nelle mani dell’1% più ricco? Un modesto contributo di solidarietà, in attesa di una politica fiscale più equa, basterebbe a coprire i decreti dell’emergenza. Un prelievo straordinario dalle rendite finanziarie, dalle transazioni globali, dai patrimoni. Questa sì sarebbe testimonianza di unità nella drammatica emergenza.

Roberto Pinter


 

C'è il rischio che aumenti il divario tra ricchi e poveri

Il rischio che una “bomba” come quella che è scoppiata in giorni come questi, “bomba” che un esperto (e ricco) come Bill Gates non a caso considerava già tempo fa più pericolosa di una nuova atomica, non metta solo in crisi il mondo, ma divarichi ancor di più la forbice fra ricchi e poveri, fra chi ce la fa e può rialzarsi e chi non ce la fa e non si rialzerà più è davvero molto molto alto. E concreto - è vero - è anche il rischio che si trascuri la tragedia sociale per concentrarsi “solo” sulla tragedia economica. In giorni in cui in un certo senso scopriamo che si può vivere in modo diverso sarebbe allora davvero importante scoprire che per tanta gente, in questo mondo pieno di contraddizioni, quella vita diversa che a noi sta stretta resta una sorta di miraggio, un traguardo inarrivabile. Molti dicono che usciremo migliori, da tutto questo. Lo saremo davvero, effettivamente, solo se riusciremo a declinare in modo diverso anche il concetto di solidarietà, di condivisione, di vicinanza.

a.faustini@ladige.it

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