Martin Pollack indaga sulla morte del padre nazista

di Fabrizio Franchi

Arriva in libreria un nuovo libro di Martin Pollack che si preannuncia come un piccolo prezioso gioiello.
Uscito per i tipi della casa editrice roveretana Keller, Il morto nel bunker. Indagine su mio padre (262 pagine, 18 euro) è una sorta di reportage, un indagine sul padre dell’autore, capo nazista e sulla sua morte in un bunker militare a Colle Isarco nel 1947, forse ucciso da chi doveva farlo uscire dal Sudtirolo, instradandolo lungo la via che portò molti capi nazisti verso il Sudamerica.
Una via invece che lo porterà alla morte.

Il libro è un reportage nudo e crudo su una storia famigliare, ma alla fine si rivela soprattutto un reportage dell’anima, uno scavo interiore, perché non è facile ripercorrere a ritroso e ricostruire la vita di un padre difficile e ingombrante, come lo fu il suo, che si chiamava Gerhard Bast e che fu il capo della Gestapo di Linz e fu ricercato come criminale di guerra.

Il padre era nato nel 1911 in Jugoslavia e aderì al nazismo. Una vita consacrata al male. E certo leggerne, per chi non vi è coinvolto, lascia in bocca un sapore che ovviamente deve essere stato molto diverso per Pollack, che in realtà il padre non lo conobbe, perché fu ucciso quando lui era nato da poco. Ma ricorda quando fu riesumato e riportato ad Amstetten e lì sepolto. Ricorda il suo disagio, la situazione di grande difficoltà e il suo distacco da un uomo che non aveva conosciuto e da cui non aveva certo potuto avere nulla.

Pollack ci ha già regalato due piccoli gioielli negli ultimi anni, come Galizia e Paesaggi contaminati. Chi ha letto e amato quei due libri, probabilmente amerà ancora di più questo, che è il libro più noto in Europa: dentro c’è la forza narrativa di Pollack e si può apprezzare il suo sforzo nel mantenere il distacco dalla vicenda, lo sforzo di non scadere nella retorica o nel pietismo. Oltre alla scrittura emerge la capacità di mettere in fila gli eventi, i sentimenti, lo scavo interiore.

Claudio Magris ha scritto che questo è «un piccolo gioiello». Lo è anche perché Pollack sa raggiungere un equilibrio straordinario nel mettere insieme la sua ricerca storica e la sua ricerca personale, uno scavo doloroso nella propria storia famigliare che è in fin dei conti quello di gran parte dell’Europa del Novecento e non solo. C’è dentro tutto: la dissoluzione dell’Impero asburgico entro i cui confini si vivono gli attriti nazionalistici tra le diverse etnie e il senso di sconfitta e rovina della nazione e poi il trionfo del nazismo e l’abisso della guerra a causa delle teorie malate dei nazisti hitleriani. Con la sua tipica maestria ripercorre situazioni drammatiche che portarono l’Europa alla distruzione e di cui ci fa intravvedere oggi gli stessi germi. Perché, come scrisse Bertolt Brecht, la bestia è ancora feconda.

Martin Pollack, Il morto nel buker. Indagine su mio padre, Keller editore, 262 pagine, 18 euro

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