Economia / Il caso

Legname di scarsa qualità: il valore in Trentino crolla. Segherie in allarme: lavoro a rischio

Lotti a 34 euro al metro cubo, la metà rispetto a un anno fa. C'è un calo della domanda di legname, perché l'economia sta rallentando, sta finendo la spinta del superbonus e si registra sovrabbondanza di prodotto dopo il recupero degli schianti di Vaia

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di Daniele Battistel

TRENTO. Crolla il prezzo del legname in Trentino: 34,20 euro al metro cubo per le vendite "in piedi" di piante di abete nel terzo trimestre 2023. Il valore, riferito alla commercializzazione effettuata tramite il sistema di vendite online della Camera di Commercio di Trento, risulta esattamente la metà di un anno mezzo fa ed è il più basso degli ultimi 5 anni, escluso il biennio 2019-2020. Allora le conseguenze del disastro di Vaia portarono ad una tale abbondanza di legname (per altro di qualità limitata) che causò un forte deprezzamento del valore, toccando il minimo a 17,46 euro a settembre del 2020.

Poi - come si legge nella tabella riassuntiva dei prezzi curata dal Servizio Foreste della Provincia e dalla Camera di Commercio - il prezzo aveva ricominciato a salire, fino a sfiorare i 70 euro l'anno scorso. Ora il nuovo calo, tanto che i 67.329 metri cubi venduti, facenti parte di 67 lotti, sono stati ceduti a poco più di 34 euro al metro.

Per quanto riguarda le vendite "in strada" - ovvero di piante tagliate e accatastate, pronte per essere caricate - il valore è di 69,43 euro al metro cubo (commercializzati 28 lotti per 7.189 metri): un anno fa si era sopra i 101 euro.

Mantiene un po' valore il larice, i cui tre lotti "a piazzale" sono stati passati di mani a 150 euro al metro cubo.

«Il problema relativo al calo del valore del legname - spiega Matteo Daprà, presidente del settore segherie e imballaggisti dell'Associazione artigiani del Trentino - è duplice. Da un lato c'è un calo della domanda di legname perché l'economia sta rallentando. Quindi c'è meno richiesta di pallet. Baste pensare al fatto che la Germania è in crisi, da noi sta finendo la spinta del superbonus e dunque c'è meno bisogno di bancali di legno per il trasporto di materiali dell'edilizia».

C'è poi l'altro aspetto, ovvero la contemporanea sovrabbondanza di legname. «Il fatto è che sono passati 5 anni da Vaia e le piante cadute allora sono state quasi tutte recuperate. Le migliori sono state subito destinate a materiale da opera, le altre vengono utilizzate per costruire bancali» continua Daprà. Quello che è rimasto "sul mercato" ora è legname vecchio e magari pure rovinato dal bostrico. E per la necessità di smaltirlo prima che deperisca definitivamente viene svenduto.

«Come associazione abbiamo già espresso la nostra preoccupazione per i prossimi anni, quando ci sarà scarsità di legname nostrano da lavorare - continua Daprà -. Ci mancherà materia prima perché Vaia e successivamente il bostrico hanno ridotto la capacità di approvvigionamento dai nostri boschi».

Dunque andremo al paradosso: se oggi il legname da pallet vale poco perché ce n'è troppo, tra qualche anno il Trentino non ne produrrà a sufficienza per il proprio bisogno. E allora bisognerà importarlo.

«Abbiamo lavoro ancora per un anno, un anno e mezzo, poi la situazione si farà difficile» spiega Lucio Varesco, vice di Daprà e proprietario di una segheria in valle di Fiemme.

«La qualità del legname recuperato da Vaia si sta deteriorando sempre più velocemente e quindi c'è fretta di vendere e intanto» spiega. «Inoltre abbiamo visto diminuire i margini di guadagno perché abbiamo molti più scarti e costi di energia maggiore».

Ma fino a quando proseguirà il calo dei prezzi? «Si spera che tra la fine di quest'anno e la primavera 2024 si raggiunga il picco, poi la situazione dovrebbe iniziare a cambiare e il legname dovrebbe tornare a riprendere il suo valore corretto». Ma poi si potrebbe verificare invece un'impennata dei prezzi. «Purtroppo - conferma Varesco - il rischio c'è. Quando saranno finite le scorte rimaste nei piazzali ci sarà scarsità di legname da tagliare». Il perché è presto detto: il Corpo forestale provinciale per il momento non autorizza il prelievo di piante verdi dopo che Vaia ha abbattuto in una notte la quantità di legname (2,5 milioni di metri cubi) che mediamente viene tagliata in cinque anni.

«Senza dimenticare - aggiunge Varesco - che i danni del bostrico sono il doppio di quelli fati da Vaia».

Insomma, da qui per la prossima decina di anni il settore del legno in Trentino rischia di andare in difficoltà. Se prima di Vaia la "ripresa" annuale del bosco era di circa 1 milione di metri cubi l'anno, ora è evidentemente più scarsa. Il che significa per ritornare ad una situazione di "prelievi" attorno ai 550mila metri cubi l'anno passerà ancora parecchio. Nel frattempo le segherie trentine saranno costrette ad importare legname, subendo un aumento di costi. «Sempre che ci sia disponibilità dall'estero, visto che il bostrico sta imperversando anche al di là delle Alpi».

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