Economia / Intervista

Il turismo trentino soffre, Battaiola (Asat): «Meteo e inflazione frenano la montagna»

L'analisi del presidente dell'Associazione albergatori: «Ora la gente aspetta a confermare la presenza fino al giorno prima di partire, se il meteo non è favorevole non parte». Inoltre, per molti i bilanci familiari sono colpiti dagli aumenti delle rate dei mutui oltre al caro vita generale. Emerge la necessità di un ripensamento anche del busines

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di Daniele Battistel

TRENTO. Improponibile il confronto con il 2022. Non solo perché quella dell'anno scorso fu la migliore stagione di sempre per il turismo, ma perché nel giro di 12 mesi è radicalmente cambiato, oltre al meteo, il quadro macroeconomico di fondo.Insomma, dopo aver brindato ai grandi successi di 12 mesi fa, ora il turismo trentino soffre.

«Dati a fine luglio - spiega il presidente di Trentino Marketing e degli albergatori di Asat (Associazione albergatori e imprese turistiche del Trentino) Giovanni Battaiola - ancora non ne abbiamo. Le sensazioni sì, però».

E cosi vi dicono?

«Che stiamo vivendo un'estate diversa rispetto a quella dell'anno scorso. Dodici mesi fa uscivamo finalmente e in modo definitivo dalla pandemia. C'era grande voglia di muoversi, le famiglie avevano un gruzzoletto da poter spendere anche perché erano appena arrivati i ristori dallo Stato. Senza dimenticare che, dal punto di vista meteo, furono giorni ottimi per la montagna. Con il caldo torrido della pianura e del mare in molti cercarono sollievo sulle nostre montagne».

A distanza di un anno è cambiato molto.

«È così. Partiamo dal fatto che i mercati internazionali si sono riaperti: i turisti italiani hanno ricominciato ad andare all'estero, come testimoniano le code agli aeroporti. Poi ci troviamo in condizioni economiche diverse. Veniamo da un anno di inflazione molto alta ed ancora oggi, nonostante un calo, siamo attorno al 5,6 per cento con picchi del 10,3 per cento sull'alimentare. Non solo».

La anticipo io. Per fermare l'inflazione la Bce ha inaugurato una politica monetaria restrittiva facendo schizzare in alto i tassi di interesse.

«Guardi: se una famiglia ha debito di 100mila euro fatto per comprare casa, quest'anno si trova a fare fronte ad un incremento delle rate di circa 4mila euro su 12 mesi. Guarda caso i soldi della vacanza. I conti sono presto fatti».

In tutto questo il meteo non ha favorito.

«Di più. La pandemia ci ha lasciato un'eredità pesante: la prenotazione "sotto data". Ovvero, la gente aspetta a confermare la presenza fino al giorno prima di partire. Logico che se il meteo non è favorevole non parte. E noi che abbiamo una grossa fetta di mercato domestico siamo molto condizionati da questo».

In certi ambiti le prime proiezioni di giugno e metà luglio parlano di cali negli arrivi attorno al 6 per cento. Conferma?

«Io non sono in grado di dare dati, ma probabilmente siamo su quelle percentuali, anche se bisogna fare delle distinzioni. In Trentino il turismo estivo copre tre fasce: montagna, laghi e città. La città sta andando bene, mentre la montagna, come detto, soffre anche per colpa del meteo. Dove c'è più internazionalizzazione si soffre di meno ed è logico. Se prenoto dagli Usa o dall'Inghilterra non aspetto l'ultimo giorno per vedere le previsioni del tempo. Noi dobbiamo lavorare per internazionalizzare la nostra offerta e annullare così la variabile meteo».

Eppure la primavera era partita benissimo sul lago di Garda e si prospettava un'estate come quella del 2022.

«Ultimamente si parla più di intenzioni che non di prenotazioni vere e proprie. Non è più il tempo in cui ancora a marzo-aprile una struttura aveva gran parte delle camere prenotate. Ora per il 90 per cento si tratta di semplici richieste di prenotazione con possibilità di cancellazione, spesso gratuita. I dati di Trentino Marketing si basano su dati di interesse, clic, aperture di pagine web, ma le prenotazioni sono un'altra cosa. Eppure questo è ormai il mondo con cui ci troviamo a fare i conti».

Se ha preso piede la moda del "last minute" forse la colpa è anche degli operatori, che, almeno inizialmente, l'hanno vista come un'opportunità per ottimizzare la vendita degli spazi vacanza, o no?

«Forse sì. Nessuno è mai arrivato con la pistola obbligando ad accettare la formula della prenotazione all'ultimo con possibilità di cancellazione gratuita, ma quando un sistema fa tendenza e prende piede poi è difficile fermarlo. Sicuramente sono stati certi conosciutissimi portali e le Ota (On line travel agency) a condizionare molto le scelte degli albergatori, convincendoli che in quel modo si vendeva di più. Il fatto è che ormai questa è una tendenza internazionale che nessun territorio ha modo di contrastare. Inoltre il consumatore si è ormai abituato a prenotare ma senza impegno e non si può tornare indietro».

Sull'Adige il presidente dell'Asat di Levico Terme Walter Arnoldo ha lanciato il suo monito sul cambiamento climatico che scombussolerà il turismo e il vostro modo di lavorare.

«Di sicuro ci obbligherà a fare ragionamenti di prospettiva. Da un lato l'innalzamento delle temperature potrebbe mettere in pericolo il turismo della neve, dall'altra potrebbe offrire opportunità impensate per il resto dell'anno. Dobbiamo iniziare a pensarci. Già ci sono albergatori che si stanno interrogando se mettere l'aria condizionata nelle camere: cosa che fino a pochi anni fa sembrava assurda».

Serve investire dunque, ma il costo del denaro si è alzato parecchio: questo rischia di frenare gli operatori?

«Su un milione di prestito ora si pagano 40mila euro in più all'anno: è chiaro allora che gli investimenti rischiano di non essere più alla portata di tutti. L'unica soluzione che vedo per far fronte al problema è un intervento della Provincia per calmierare il costo del denaro a fronte di investimenti su sostenibilità ed efficientamento energetico».

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