Politica / Il nodo

Pensioni e flessibilità in uscita, pressing dei sindacati ma il governo resta nel vago

Cgil e Uil deluse dal confronto odierno al ministero, Cisl più possibilista. Dal mondo del lavoro la richiesta per l'introduzione di nuovi criteri per superare le rigidità della legge Fornero: sul tavolo l'ipotesi di pensione con 41 anni di contributi (a prescindere dall'età) e il ritorno di Quota 100, ma l'esecutivo dovrebbe stanziare i miliardi necessari. Intanto si spera in un ripristino completo di "Opzione donna"

ROMA. "Un incontro totalmente inutile. Hanno ridetto le cose di gennaio e sulle risorse per fare una trattativa vera non ci hanno risposto": così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell'incontro al ministero del Lavoro sulle pensioni con la ministra Marina Calderone.

"Un incontro negativo. Il governo non ha la volontà vera di aprire la trattativa e il ministro non ha alcun mandato", aggiunge.

Frattanto si teneva un presidio davanti al ministero: una decina di donne davanti alla sede di via Flavia del ministero, per chiedere il ripristino di Opzione donna con i requisiti della versione originaria e senza i paletti inseriti nell'ultima legge di Bilancio. "Opzione donna diritto alla pensione derubato", si legge nello striscione che espongono. "Rimediare si deve, si può", sostengono le mainfestanti.

La flessibilità in uscita, per le donne ma anche per i maschi, è il nodo principale sul quale il governo non dà risposte chiare, malgrado le stroncature in passato della legge Fornero e le promesse elettorali di superarla rapidamente.

"Così non si va da nessuna parte, di fatto significa non voler fare alcuna modifica alla legge Fornero", continua Landini.

A proposito del calendario di incontri in arrivo, "di fatto io vedo un passo indietro e una volonta di non affrontare la situazione. Noi parteciperemo ad ogni incontro convocato dal governo ma se l'esito, per il governo, è qualche modifica all'Ape sociale e un allargamento dei contratti espasione, non è quello che serve".

Su Opzione donna "non abbiamo avuto alcuna risposta, non ne hanno neanche parlato. E quota 103 a chi sta servendo? La cosa vera è luscita con 41 anni di contributi, ma non ci hanno risposto se non che è obiettivo di legislatura. Possibilità di uscita a 62 anni? Obiettivo di legislatura. Pensioni di garanzia? Obiettivo di legislatura. Noi abbiamo il problema di cosa succede a settembre", insiste il leader della Cgil. 

"Bisogna fare una riforma seria delle pensioni. Lavorare su Opzione donna, flessibilità in uscita, pensione di garanzia per i giovani, lavori gravosi. Bisogna che i tavoli con il governo funzionino", sottolinea il segretario generale della Cgil. "Se continui ad allargare la precarietà la pensione non si vedrà mai", aggiunge poi Landini rimarcando che "in mancanza di risposte dovremo dare continuità alla mobilitazione", conclude.

Critica anche la Uil: "Risultati concreti oggi non ci sono, su nessun tema. Neppure su Opzione donna e per queste donne rimaste sotto il sole, che non sono state nemmeno nomitate: se questo è il modo con il quale la presidente del Consiglio e la ministra rispondono alle donne c'è da stare preoccupati", dice il segretario generale, Pierpaolo Bombardieri, al termine dell'incontro al ministero.

"Saremo presenti a tutti gli incontri futuri in attesa di avere dati e risposte e di sapere le risorse che saranno impegnate. Finora ci sono solo affermazioni di principio. Chiacchiere e distintivo non ci servono", aggiunge il leader della Uil.

"Abbiamo preso atto delle affermazioni della ministra che ha letto le nostre proposte e che su molte cose sono d'accordo, ma non c'è una risposta concreta su nessun tema. Non hanno risposto se metteranno mano alla Fornero, non hanno detto se Quota 103 sarà riconfermata, non ci hanno detto se ci sarà la pensione per i giovani e cosa ancora più grave non hanno dato una risposta a queste donne", rimarca Bombardieri riferendosi al gruppo di donne in presidio davanti al minister per Opzione donna.

"Questo è il risultato di un incontro interlocutorio dal quale usciranno altri tavoli politici e tecnici ma non c'è una risposta una, precisa per poter dire ai lavoratori se ci sarà ancora Quota 103, se ci saranno i 41 anni di contributi con cui poter andare in pensione. Abbiamo ricordato tutte le cose dette in campagna elettorale, la risposta è che aspettano di farlo in tutta la legislatura ma noi dobbiamo misurarci con le cose inserite in manovra", conclude il leader della Uil.

Più morbida la Cisl: "È stato un incontro interlocutorio, anche se positivo perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto dopo molti mesi di vuoto e relazioni sindacali. Ho apprezzato la disponibilità e l'impegno del governo a muoversi per cambiare e modificare la legge Fornero, superando le rigidità e aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività. I primi interventi di questi cambiamenti devono entrare nella legge di Stabilità", commenta il segretario generale, Luigi Sbarra.

"Il governo - prosegue - si è riservato di fare una valutazione sulla base della consistenza delle risorse a disposizione. Il ministro riconosce che le priorità che abbiamo indicato nella nostra piattaforma sono i contenuti da porre a base del confronto e partirà a breve un cronoprogramma di incontri dedicati".

"È importante ragionare sulla separazione tra previdenza e assistenza, superare le rigidità della legge Fornero, restituire al sistema pensionistico flessibilità, sostenibilità e inclusività. C'è il tema della pensione di garanzia per i giovani e il tema delle donne con il ripristino dei requisiti precedenti di Opzione donna. Le nostre priorità sono note. Chiediamo alla ministra di entrare nel merito perché bisogna capire come ci si avvicina alla legge di stabilità, con quali risorse e provvedimenti", conclude il segretario Cisl.

"La ripresa del confronto è positiva. La riforma Monti-Fornero è sbagliata perché non equa e perché ha finito per ingessare il mercato del lavoro, contribuendo alla crescita esponenziale della disoccupazione giovanile", ha dichiara il vicesegretario generale dell'Ugl, Luigi Ulgiati, in occasione dell'incontro dei sindacati con la ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone, e il sottosegretario Claudio Durigon, sulla materia pensionistica al quale ha preso parte il dirigente confederale Ugl, Fiovo Bitti.

Soprattutto, ha proseguito, "in questi anni non si è mai distinto nel bilancio dell'Inps fra previdenza e assistenza, cosa che, viceversa, andrebbe fatto rapidamente. Occorre ridare flessibilità al sistema, lasciando alla persona la scelta di valutare se e quando uscire dal mondo del lavoro. Gli interventi in legge di Bilancio hanno permesso di contenere l"impatto negativo della Monti-Fornero, attraverso la proroga dell'Ape sociale e di Opzione donna, che però dovrebbe tornare ai criteri del 2022, e con l'introduzione di Quota 103. Serve però stabilizzare gli strumenti introdotti. In particolare, il contratto di espansione dovrebbe diventare lo strumento per gli esodi incentivati, bilanciati da nuove assunzioni".

Al contempo, "è da migliorare la disciplina dell'Ape sociale, con la revisione della platea dei lavori gravosi e usuranti. In prospettiva, è possibile ipotizzare almeno due strumenti principali: Quota 41, con riferimento alla sola anzianità contributiva, e Quota 100 'libera', con il doppio riferimento all'anzianità contributiva e all'età della persona, senza paletti legati all'età o all'anzianità contributiva.

Nell'ambito della riforma previdenziale, è anche necessario costruire una pensione di garanzia per le donne e per i giovani, valorizzando tutti i periodi di studio, la cura familiare e la maternità, e il rafforzamento della previdenza complementare. Infine, rispetto alle pensioni già in essere, la sola perequazione non è in grado di assicurare il potere d'acquisto dei pensionati, ragione per cui è fondamentale rivedere, nell'ambito della riforma fiscale, il meccanismo delle detrazioni, oltre a equiparare la no tax area di dipendenti e pensionati", ha concluso Ulgiati.

Ma verosimilmente, quale può essere, compatibilmente con le risorse finanziarie, il punto di caduta di una riforma pensionistica del centrodestra?

Al momento sembra complicato che l'esecutivo possa stanziare la decina di miliardi necessari per accantonare in parte la Fornero, aumentare sensibilmente le minime e introdurre la possibilità di uscita con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età della persona.

Se questa cifra non sarà destinata alla riforma, ci troveremo di fronte a opzioni ridotte, potrebbe però permanere, conti alla mano, l'ipotesi 41 anni per tutti e anzi diventare il principale, se non l'unico, requisito di uscita a prescindere dall'età anagrafica.

Se i finanziamenti saranno insufficienti, però, anche per il criterio dei 41 anni di contributi, il governo potrebbe far slittare tutto e perpetuare almeno nel 2024 la sola Quota 103, peraltro assai poco attrattiva per i lavoratori, e forse correggere Opzione Donna per estenderne la platea di beneficiarie potenziali.

Insomma, il governo sembra sulle montagne russe, ma il pressing dei sindacati e dei lavoratori aumenterà mese dopo mese, nel Paese che con l'addio a Quota 100 presenta uno dei più rigidi sistemi di uscita dal lavoro.

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