Il governo restringe il superbonus: si scende al 90%. Bollette a rate ma solo per le imprese
Il contributo per i miglioramenti della resa energetica degli edifici saranno riservati ai redditi medio bassi. Via libera nel nuovo decreto aiuti anche al contestato aumento a 5 mila euro del tetto sull'uso di denaro contante nei pagamenti. Per luce e gas una norma destinata a ridurre l'impatto immediato degli aumenti sulle aziende
ROMA. Spunta anche la revisione del Superbonus nella bozza del decreto aiuti quater (13 articoli in tutto): la norma, ancora in via di valutazione, tra le altre cose fa scendere nel 2023 la percentuale dello sconto sulla spesa per i lavori di efficientamento energetico dal 110% al 90%. L'agevolazione sarà confermata anche per gli immobili unifamiliari ma con un un limite di reddito (a 15mila euro) variabile in base ad una sorta di quoziente familiare.
Arriva anche la possibilità di chiedere la rateizzazione delle bollette di luce e gas, ma soltanto per le imprese .
La misura è destinata alle "imprese residenti in Italia" e concede la possibilità di rateizzare gli importi "eccedenti l'importo medio contabilizzato" nell'intero 2021 per i consumi effettuati dal "primo ottobre 2022 al 31 marzo 2023" e fatturati entro il "31 dicembre 2023". La rateizzazione decade in caso di inadempimento di due rate anche non consecutive. E' prevista la possibilità di ottenere la garanzia di Sace.
Il tetto alla possibilità di pagare in contanti sale a 5.000 euro.
"Sul 110% "difendo la scelta di intervenire con decreto perché per colpa nostra, magari con il contributo dei media, è un argomento di grandissimo interesse e prima si fa chiarezza normativa meglio è per tutti", ha detto il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti.
"La decisione di concentrare in modo selettivo a favore dei redditi medio bassi è una scelta politica: non si è mai visto nella storia una misura che costasse così tanto a beneficio di così pochi,lo ribadisco. Questa decisione è a favore di chi non si può permettere di ristrutturare. Le cose cambiano da oggi".
Il ministro ha anche annunciato che sulla cessione dei crediti "cercheremo di intervenire perché è un problema reale di molte imprese, rispetto allo stock esistente cercheremo e stiamo definendo una via di uscita rispetto alla situazione attuale".
Il ministro ha però sottolineato che "la cessione del credito è una possibilità, non un diritto", e "tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che accetti i crediti".
"E' passata l'idea che il credito d'imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così, quindi chi deve fare un investimento deve valutare se l'impresa costruttrice o la banca sia disponibile a riconoscere il credito d'imposta perché se non è così devono calcolare il progetto d'investimento in diverso modo", ha aggiunto.
Sui crediti esistenti "stiamo cercando di creare spazio ulteriore per le aziende di credito che hanno manifestato disagio rispetto a una situazione insostenibile che noi cercheremo di correggere, ma il sistema non può continuare così", ha aggiunto.
L'Ance però non è d'accordo: l'Associazione dei costruttori edili, pur "consapevole della necessità del governo di tenere sotto controllo la spesa", rivedendo il superbonus, ritiene che "cambiare le regole in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini partiti per ultimi", quelli delle "periferie e delle fasce meno abbienti" che, per avviare i lavori "hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi".