Economia / L'analisi

Caro energia, a soffrire di più sono i negozi di prossimità multiservizi

La Provincia prova a frenare il rischio che troppi vengano spazzati via, con la previsione di contributi collegati all'erogazione di maggiori servizi: 3,3 milioni di euro che saranno gestiti a breve attraverso bandi ad hoc

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di Chiara Zomer

TRENTO. Il caro energia è un vento che schiaffeggia tutti i negozi e tutti i pubblici esercizi. Ma alcuni sono più esposti, perché fanno più fatica a mettersi al riparo, quando arriva la folata violenta. Sono i negozi di prossimità, i cosiddetti multiservizi. I primi iniziano già a vacillare: alcuni da settimane hanno spento i freezer, mentre è arrivato la settimana scorsa l'annuncio dei primi due che cedono, in Giudicarie.

Il rischio è che sia l'inizio. Ecco perché ora la Provincia prova a frenare il rischio che troppi vengano spazzati via, con la previsione di contributi collegati all'erogazione di maggiori servizi: 3,3 milioni di euro che saranno gestiti a breve attraverso bandi ad hoc. Il nuovo sostegno a questo tipo di punti vendita è conseguenza diretta del recente protocollo firmato con la Federazione trentina della Cooperazione, ma si incardina in una strategia di sviluppo che viene da lontano e che finora è riuscita a salvaguardare questo tipo di punti vendita.

Si sta parlando di quei minimarket - o pubblici esercizi, dipende - che nelle valli trentine servono per portare alimentari, ma ormai anche tabacchi, edicole e tra poco anche punti di ritiro pacchi e persino noleggio biciclette. Sono aziende commerciali, certo, ma sono soprattutto presidi sul territorio, che in alcune valli permettono di lottare contro lo spopolamento.

Perché nessuno resta dove non ci sono servizi. E quindi quei punti vendita - che ogni giorno combattono con numeri certo non paragonabili a quelli della grande distribuzione - sono molto di più che punti vendita. È commercio eroico, in un certo senso e bene lo sanno i Comuni, che in molti casi mettono a disposizione di chi volesse aprire, dei locali di proprietà comunale con affitto agevolato. Eppure sono tanti: 229, quest'anno. E tengono bene, anzi sono in crescita: nel 2018, per dire, erano 210. Ma vanno preservati, soprattutto quelli che sono attivi dove non c'è altro punto vendita.

Da qui i nuovi contributi: il plafond della misura è come detto di 3.288.000 euro, a cui si potrà accedere aumentando i servizi offerti alla clientela. Come? Si va dai 29 mila euro per i nuovi insediamenti ai 16 mila per chi garantisce più di 4 attività in aree particolarmente svantaggiate. Con la nuova misura si aggiungono tre attività a quelle già possibili: il punto di ritiro pacchi, il servizio di noleggio biciclette e il servizio di ricarica batterie per bici elettriche.

«Crediamo molto in questo sistema - commentava qualche giorno fa l'assessore provinciale al commercio Roberto Failoni - con questo nuovo modello di contributi vogliamo incentivare i 229 multiservizi del Trentino ad offrire servizi che reputiamo essenziali per sconfiggere lo spopolamento della montagna».

Ma qual è la mappa dei negozi di prossimità? Intanto sono i massima parte del movimento cooperativo - tra galassia Sait e Dao - ma ci sono anche quelli privati. In particolare dei 229 attualmente attivi, 21 sono bar, 157 sono famiglie cooperative e 51 sono negozi di alimentari di proprietà dei privati. Un numero, questo, figlio di un trend positivo, grazie anche ai contributi provinciali -i sostegni ci sono dal 2010 - si è mantenuto e anzi incrementato nel tempo il numero di punti vendita. È cambiata tuttavia lievemente la tipologia: calano i privati, passati da 54 nel 2010 a 51 di quest'anno. Ed in particolare per loro che si teme un contraccolpo pesante dell'attuale crisi energetica.

«I piccoli negozi faticano più di altri, davanti all'incremento dei costi energetici ma anche delle materie prime, dei prodotti e dei costi di trasporto - osserva Riccardo Roncucci, direttore dell'ufficio promozione e sostegno delle attività economiche - chi appartiene alle famiglie cooperative e si appoggia a Sait o Dao, magari è più agevolato, ma i piccoli punti vendita gestiti da privati davvero sono in difficoltà: i margini sono sempre inferiori, ora si assottigliano».

Gli aiuti dovrebbero consentire di portare la situazione su un piano di galleggiamento. Ma l'aiuto più grande può arrivare solo dalla comunità: ormai si spostano tutti, la grande spesa la si fa spesso in valle o nei negozi di grande metratura, alla ricerca del prezzo più basso, terreno sul quale difficilmente i piccoli multiservizi possono competere. Ma quel differenziale di prezzo è, forse, un contributo alla sopravvivenza della propria comunità.

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