Trento / L'evento

Salario minimo e contratti nazionali, rischi e benefici: le prospettive per sindacati e Confindustria

Al Festival dell'economia questa mattina, 4 giugno, si è discusso anche di mercato del lavoro ed è stata l'occasione per affrontare un nodo delicato, in un'epoca caratterizzata dalla precarietà. Sbarra (Cisl): "Ok al salario minimo, a condizione che coincida con gli attuali minimi contrattuali". Stirpe (Confindustria): "Non penso che sia un problema perché i nostri contratti di Confindustria sono già ben al di sopra"

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TRENTO. Il salario minimo sarebbe una norma di civiltà o in un Paese dotato di una improtante storia in materia di contratti di categoria, rischierebbe di indebolire questo patrimonio consolidato di garanzie per i lavoratori? 

Se n'è parlato questa mattina, 4 giugno, in un dibattito al Festival dell'economia di Trento.

"Siamo favorevoli al salario minimo, abbiamo una sola preoccupazione: il salario minimo non sostituisca i contratti", ha detto il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, a margine dell'incontro sul mercato del lavoro.

"La direttiva europea - ha aggiunto - pone come obiettivo l'aumento dei contratti nazionali, noi dobbiamo fare attenzione che il salario minimo e i contratti non siano messi in contrapposizione e che non ci sia uno spostamento dei lavoratori tra chi ha il contratto e chi ha solo il salario minimo. Siamo d'accordo con il salario minimo a condizione che coincida con i minimi contrattuali, questo è lo strumento che può permettere di non ridurre l'area dell'applicazione dei contratti".

Secondo Sbarra, dunque, il salario minimo va "esteso e rafforzato attraverso la contrattazione".

Il sindacalista ha aggiunto: "Prendiamo a riferimento il trattamento economico complessivo dei contratti sottoscritti dalle forze sociali più rappresentative, vediamo quali sono i contratti maggiormente applicati nei settori di riferimento e questo è per noi il salario di rifermento. Io sono più interessato a parlare di salario massimo che di salario minimo.

C'è un problema di pesantezza - aggiunge - del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese. E' la ragione per la quale stiamo chiedendo al governo di aprire un confronto sui contenuti della delega fiscale. Per noi la prospettiva è fare un forte intervento di riduzione dell'Irpef sui redditi da lavoro e pensione. E alzare l'azione di contrasto all'evasione fiscale. Bisogna cominciare a tassare ulteriormente i redditi e i profitti delle grandi multinazionali del digitale, della logistica e dell'energia per recuperare risorsi da redistribuire alle fasce deboli".

Sul fronte ormai ultradecennale della crescente precarietà dei lavoratori è intervenuto il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che propone di "fare quello che è stato fatto in Spagna: sono stati aboliti i contratti a tempo determinato, se non in due casi e cioè le sostituzioni di lavoratori e picchi produttivi". 

"Serve una flessibilità contrattata - dice - contro una flessibilità selvaggia che è quella che noi oggi registriamo nel Paese".

È intervenuto anche  il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe: "Il salario minimo per Confindustria non penso che sia un problema perché i contratti di Confindustria sono ben al di sopra, almeno per quanto riguarda i minimi contrattuali, rispetto alle soglie che vengono comunemente indicate per il salario minimo in Italia.

Non avremmo nulla in contrario - ha aggiunto - a tre condizioni: che il salario minimo venga fissato come percentuale compresa tra il 40 e il 60% del salario mediano; la seconda condizione è che il salario minimo non venga confuso con quella che viene definita la retribuzione proporzionale e sufficiente dell'articolo 36 della Costituzione, sono due cose completamente diverse: il salario minimo è una cosa, il salario giusto è altra. Terza condizione è che il salario minimo deve operare per tutti i contratti, a 360 gradi quindi non solo per le aree in cui non c'è la contrattazione collettiva ma anche per le aree dove c'è. Altrimenti si esporrebbe a operazioni di dumping salariale".

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