Economia / Lo studio

Smartworking, mille "emigrati" dal Trentino Alto Adige sono rientrati per lavorare da casa

Secondo un'indagine di Facile.it, il 28,1% degli interessati può continuare l'attività dalla propria abitazione mantenendo lo stesso stipendio


TRENTO Per i dipendenti comunali in remoto due giorni la settimana
LO STUDIO Smart working? Lavori più ore, e fai più fatica

TRENTO. Secondo l'indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat, nell'ultimo anno sono oltre mille i lavoratori del Trentino Alto Adige fuori sede che, con lo smart working, hanno scelto di tornare a casa senza per questo dover rinunciare al proprio impiego.

Uno dei primi indicatori del rientro in pianta stabile - o semi stabile - in regione è la richiesta di linee adsl e connessioni ad alta velocità.

Anche in questo caso, secondo le rilevazioni di Facile.it, il Trentino-Alto Adige fa registrare incrementi che, fra marzo 2020 e gennaio 2021, si sono attestati al 3,8%. Uno degli elementi che ha spinto i fuorisede a cambiare città è quello economico.

Se è vero che la retribuzione media è pari a 1.840 euro, per uno su tre lo stipendio mensile è inferiore ai 1.500 euro.

Cambiare città mantenendo lo stesso lavoro ha permesso quindi a molti di migliorare il proprio tenore di vita: il 28,1% ha dichiarato che la ragione principale per cui ha deciso di rimanere a lavorare da remoto è perché, pur percependo lo stesso stipendio, può permettersi cose che prima da lavoratore fuori sede non poteva.

Analizzando le intenzioni per il futuro, sei smart workers di ritorno su dieci hanno dichiarato di non avere intenzione di tornare a fare i fuorisede con casa in affitto e di voler continuare a lavorare da remoto, dalla propria città di origine o da quella in cui si sono trasferiti dopo il lockdown.

A livello nazionale, si legge ancora nell'indagine, a prendere la decisione di trasferirsi dal luogo in cui ha sede l'azienda per cui si lavora ha interessato addirittura il 20% dei fuorisede, vale a dire 400.000 individui.

Il 75% di loro ha scelto di tornare a vivere nel luogo di origine, mentre il 25% ha preferito trasferirsi in un'altra città, diversa sia da quella in cui è nato sia da quella dove ha sede l'azienda per cui lavora.

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