Consumo di suolo, contadini trentini in allarme

Un rapporto, ne abbiamo riferito ieri, evidenzia come il Trentino faccia peggio degli altri territori alpini in fatto di aree consumate e subito il presidente della Coldiretti trentina, Gianluca Barbacovi, rinforza l'allarme.

«Apprendiamo dei dati preoccupanti dal Rapporto sulle dinamiche di urbanizzazione e sul consumo di suolo in Trentino (edizione 2020), con un incremento del 190% degli insediamenti negli ultimi 50 anni a danno delle aree agricole che sono poco più del 10%. Il problema è ancora più marcato visto che negli ultimi 5 anni, con una legge provinciale che dovrebbe garantire uno stop al consumo di suolo, la tendenza non si è affatto invertita», spiega il presidente del sindacato agricolo.

«Coldiretti - continua Barbacovi - si batte da sempre per la salvaguardia delle aree agricole e per arginare il consumo di suolo e la cementificazione. A livello nazionale l'ultima generazione è responsabile della perdita di oltre il 25% della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell'abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto drasticamente la superficie agricola utilizzabile. La perdita di aree coltivate è particolarmente grave in un momento di grandi tensioni nel commercio internazionale a causa dell'emergenza coronavirus: l'importanza dell'agricoltura in questi mesi è stata sotto gli occhi di tutti e bisognerebbe garantire l'autoapprovvigionamento dei prodotti agricoli tutelando il settore primario. Al danno economico si aggiunge il fatto che su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire».

Secondo Barbacovi, la disponibilità di terra coltivata si traduce in produzione agricola di qualità, sicurezza alimentare e ambientale per i cittadini nei confronti del degrado e del rischio idrogeologico. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono le istituzioni devono difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell'attività agricola. «Se non poniamo un argine al consumo di suolo - spiega il presidente di Coldiretti - perdiamo un'opportunità in termini di sviluppo economico e occupazionale per l'intero Paese oltre al fatto che c'è un tema che riguarda l'ambiente e la qualità della vita».

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