Capitali trentini in fuga nei paradisi fiscali Da Zurigo a Hong Kong: 440 milioni

di Francesco Terreri

Mentre il Brennero viene chiuso ai migranti e anche i commerci rischiano lo stop, i capitali continuano a passare le frontiere indisturbati e a rifugiarsi nei paradisi fiscali e societari, e a volte anche criminali. Nel 2017 trentini e altoatesini con adeguate disponibilità economiche hanno portato in Svizzera, Hong Kong, Emirati Arabi, Principato di Monaco 440 milioni di euro, con un incremento del 10% sui 400 milioni dell’anno precedente. In aumento, ma solo del 2,5%, anche i flussi in entrata, pari a 654 milioni. Nuovo balzo delle segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco: l’anno scorso in regione se ne contano 1.210, in Trentino 635, +8%.

Contanti, uso di schermi societari, prestanome, paradisi fiscali. Ma la criminalità in Italia, per riciclare la massa di denaro dell’economia sommersa, 190 miliardi secondo dati Istat di cui 1,9 miliardi in Trentino, sta usando anche le valute virtuali come i bitcoin. La Uif, Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, nel suo rapporto sul 2017 presentato ieri segnala questa nuova frontiera del crimine e ricorda come quello organizzato, la corruzione e l’evasione fiscale sono «un intreccio spesso non facilmente intellegibile».

Il riciclaggio, cioè «il reinserimento dei proventi illeciti nell’economia legale», colpisce il private banking, i servizi di trasferimento di fondi, i servizi professionali, le attività immobiliari, il gioco. Il direttore della Uif Claudio Clemente registra un’attenzione del mondo finanziario ma segnala carenze di collaborazione da parte della pubblica amministrazione. Il rapporto sottolinea poi come occorra «mantenere alta la guardia» contro un’altra minaccia: il finanziamento al terrorismo. Il nostro paese corre il rischio del ritorno dei combattenti jhiadisti, per individuare i quali la Uif ha sviluppato un sistema che traccia i loro movimenti finanziari, magari dormienti per anni.

Lo scorso anno le segnalazioni di operazioni sospette da parte di banche, notai, commercialisti, sono state a livello nazionale 93.820, in calo ma, al netto della voluntary disclosure chiusa a ottobre, in crescita del 9,7%. Le segnalazioni per sospetto finanziamento al terrorismo sono balzate del 60% a 981. I dati provinciali non distinguono le due categorie. Nel 2017 a Trento gli Sos antiriciclaggio e antiterrorismo sono stati 635, in crescita dell’8,2% sul 2016, mentre a Bolzano sono stati 575, in aumento del 12,3%.

Tra le piste da seguire sul riciclaggio, c’è quella dei flussi finanziari verso i paradisi fiscali. Nei Paesi a fiscalità privilegiata va circa il 5% di tutto il denaro in partenza dal Trentino Alto Adige. Il 90% dei flussi sospetti è riferibile a 7 paesi: Svizzera, Hong Kong, Abu Dhabi, Singapore, Principato di Monaco, Taiwan, Dubai. Tra i flussi ci sono anche i bonifici per pagare transazioni commerciali, ma questa parte dei pagamenti se ha un certo rilievo nei flussi in entrata, dove possono esserci proventi delle esportazioni trentine, ha scarso peso in quelli in uscita. Le importazioni regionali dalla Svizzera, ad esempio, ammontano a soli 62 milioni.

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