Porfido, rischiano decine di lavoratori Crollo del fatturato: -20%. Esportazioni -10%

di Francesco Terreri

Con la firma qualche giorno fa del contratto territoriale finiscono le buone notizie nel porfido trentino. Ieri buona parte dei 500 addetti delle cave sono rimasti fermi per il maltempo. «Mi hanno chiamato in tanti per dirmi che erano fermi per la pioggia e il vento freddo - spiega Moreno Marighetti della Fillea Cgil - ma l' Inps boccia le domande di cassa integrazione per il meteo». Come l'anno scorso, c'è il rischio che invece della cassa si passi ai licenziamenti. Anche perché i nuovi disciplinari che i Comuni stanno approvando danno spazio alla riduzione di personale: sulla carta fino al 60%, in pratica del 30%. Ma il motivo principale è che il comparto va male: nel secondo trimestre del 2017 il fatturato è sceso del 20% e le esportazioni del 10%. 

Il 2016, per la prima volta da anni, non era stato così catastrofico. Anzi: secondo le rilevazioni della Camera di Commercio , il fatturato del settore estrattivo trentino era aumentato del 10,8%. La crescita era stata trainata dalle esportazioni (+26,9%), rispetto al mercato locale (+10,4%) e a quello nazionale (+3,2%). Per la verità, secondo l' Istat l'export di «pietre tagliate, modellate e finite» era in leggero calo scendendo sotto i 31 milioni di euro. Ma quello di «pietra, sabbia e argilla», cioè della materia prima non lavorata, era cresciuto di quasi il 6% a 9,3 milioni.
I risultati delle principali aziende del settore riflettevano questa incertezza. Ad esempio, Porfido Trentino , che occupa 35 addetti, ha visto un incremento delle vendite del 18,7% a 5,7 milioni con un piccolo utile. Colombini (30 addetti) ha registrato invece un calo del fatturato del 14,5% a 4,4 milioni ma ha comunque chiuso con un utile di 10 mila euro. Porfido Elit (14 dipendenti) ha chiuso con 4,7 milioni di fatturato (-27,6%) e un utile di 288 mila euro. Insomma, dati contraddittori ma non del tutto negativi. 

Tutt'altra aria si respira nel primo semestre di quest'anno. Le rilevazioni congiunturali della Camera di Commercio registrano un fatturato ancora in crescita nel primo trimestre, ma crollato nel secondo del 20,3%, soprattutto a causa della contrazione delle vendite estere. Infatti l'export di pietre lavorate, secondo l'Istat, perde il 10,5% tra aprile e giugno e il 2,7% nei primi sei mesi, attestandosi a 15,6 milioni. Anche le pietre grezze, sabbia, argilla calano nel semestre del 24,8% a 4,1 milioni.
L'occupazione, in base ai dati dell'ente camerale, continua a scendere di quasi l'1%. Ma ora è di nuovo a rischio. «Il contratto che abbiamo firmato come sindacati Fillea Cgil , Filca Cisl e Feneal contiene molti punti innovativi - sostiene Marighetti - ad esempio la convenzione con Centrofor sia per la formazione che per controlli nei cantieri su salute e sicurezza, con la possibilità di segnalare eventuali anomalie a Ispettorato del lavoro e Uopsal , la struttura dell'Azienda sanitaria per la sicurezza sul lavoro. Ma dobbiamo trovarci questa settimana per concludere la parte normativa su alcuni punti importanti. Prima di tutto la cassa integrazione per eventi meteo, su cui avevamo chiesto anche all'assessore Alessandro Olivi di attivare un confronto con l'Inps». 

Le imprese non vogliono chiedere la cassa perché l'Inps la boccia. «Ma ripararsi sotto una tettoia quando piove o lavorare con materiale bagnato diventa un rischio anche per la salute - osserva Marighetti - In questo l'Inps, che promuove la prevenzione degli infortuni, è contraddittoria».
Poi c'è la partita delle modifiche ai disciplinari delle cave. Il Comune di Albiano le ha già adottate e prevedono, tra l'altro, la possibilità di ridurre l'occupazione fino al 60%. «Il disciplinare prende a base il 2011, quindi molta riduzione del personale è già avvenuta - puntualizza Marighetti - Resta però per molte aziende un margine del 30% a cui noi siamo contrari. Non faremo più certi accordi transattivi del passato. Il 15 novembre scade l'accordo con Industria Italiana Porfido , che intende licenziare 5 dipendenti su 14 ma a cui, anche con l'intervento del Comune, è stata prospettata la possibilità di andare avanti facendo un consorzio e accorpando i lotti». Industria Italiana Porfido ha chiuso il 2016 con 932 mila euro di fatturato, in leggero calo, e conti in pareggio. «Vedremo cosa decideranno. Ma i sindacati si opporranno a tagli occupazionali. La via della ripresa, come abbiamo inserito nel contratto, è la qualità, a partire dall'adesione al marchio Porfido Trentino».

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