Salvataggi bancari, il botto di fine anno

di Francesco Terreri

Arriva il botto di Capodanno per i salvataggi bancari. Per le casse rurali trentine è una stangata da circa 24 milioni di euro, in parte per un nuovo intervento anticrisi nelle Bcc, dopo quello dei giorni scorsi nella rurale degli Altipiani, in parte per il nuovo contributo per Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti.

Il Fondo nazionale temporaneo del credito cooperativo, che ha appena stanziato 20 milioni per l'ex Folgaria, ha deciso un intervento di ben 126,5 milioni per il Banco cooperativo emiliano, che sarà assorbito dalla Emilbanca del presidente Iccrea Giulio Magagni .

Il conto per le Casse trentine è di 12 milioni. Altri 12 vanno al Fondo di risoluzione nazionale delle quattro banche, nell'ambito di un'operazione da 1,5 miliardi.

Nelle Casse rurali trentine le due notizie non sono state accolte certo bene. Il contributo al Fondo di risoluzione nazionale era già stato definito «un'ingiustizia» dal presidente di Cassa Centrale Banca Giorgio Fracalossi , in quanto il credito cooperativo contribuisce a salvare banche fuori dal suo sistema. Ora Banca d'Italia, in qualità di Autorità nazionale di risoluzione, ha chiesto altre due annualità di contributi (1,5 miliardi appunto) al Fondo.

Il contributo pesa direttamente sul conto economico delle Casse.

Le rurali hanno chiuso il primo semestre 2016 con perdite cumulate per 65 milioni. Buona parte di questa cifra viene però dalla pulizia di conti finale delle Rurali di Aldeno e Mori-Brentonico, fuse a metà anno rispettivamente con Trento e Altogarda. Le perdite quindi sono già state assorbite: la Rurale di Trento, ad esempio, ha coperto i 30 milioni di rosso di Aldeno col patrimonio, sceso a 167 milioni.

Quindi la perdita comulata delle Rurali a fine anno sarà inferiore, probabilmente di poche decine di milioni rispetto ai 115 milioni del 2015. Ma certo i 12 milioni per Etruria & c. non aiutano.

Ma alle casse rurali trentine non convince neanche il nuovo intervento deciso dal Fondo nazionale temporaneo delle Bcc, presieduto dal vice di Federcasse Augusto Dell'Erba e con Diego Schelfi e Mario Sartori nel comitato di gestione. Il Fondo è temporaneo perché fa le veci dei gruppi nazionali, fin quando non nasceranno, negli interventi anticrisi e di sostegno alle fusioni. Le disponibilità del Fondo arrivano da Rurali e Bcc in proporzione all'attivo. A regime, il Fondo dovrebbe avere una dotazione di 400 milioni, ma quest'anno il budget era inferiore.

Subito prima di Natale il Fondo ha deliberato l'intervento di 20 milioni per la Rurale degli Altipiani e il suo percorso di fusione in Vallagarina.

La decisione di sostenere il salvataggio del Banco Emiliano e la sua fusione con Emilbanca con 126,5 milioni è invece in deroga ai limiti stabiliti nello stesso Fondo, assorbe tutto il rimanenet budget 2016 e va anche oltre. Per di più, le Casse trentine, che devono metterci circa 12 milioni, e le altre che stanno aderendo al gruppo Cassa Centrale devono sostenere un'operazione che fa capo al presidente del gruppo «concorrente» Iccrea.

Sul funzionamento del Fondo nazionale temporaneo ci sono state nelle scorse settimane polemiche e richieste di trasparenza arrivate da diverse Bcc, anche a seguito della delibera di intervento, poi sospesa, per la Bcc di Paceco, in Sicilia, messa in amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose.

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