Bolzano batte Trento. I dati: Alto Adige in crescita costante

I dati: Alto Adige in crescita costante

di Matteo Lunelli

Bolzano batte Trento. L'Alto Adige batte il Trentino. Non si tratta di una sfida sportiva, a calcio, basket o hockey, ma delle lettura di una serie di dati. Qualche esempio: pil pro capite, 41 mila euro Bolzano e 34 mila Trento; tasso di disoccupazione, 6,4% a sud di Salorno, 3,4% a nord di Salorno; tasso di disoccupazione giovanile, 27% «giallolbù» e 12% «biancorosso». E poi, ancora, parlando di economia: esportazioni, 4,4 miliardi per gli altoatesini e 3,4 per i trentini; presenze turistiche, 30 milioni nella terra di Arno Kompatscher e 24 milioni in quella di Ugo Rossi. 

Si tratta di una serie di numeri, tutti pubblici e ufficiali, la gran parte forniti da Banca d'Italia, presentati ieri mattina nell'incontro «Rivitalizzare il Trentino», organizzato dal Cantiere Civico Popolare e in particolare dal senatore Ivo Tarolli e dal professore Luciano Pilati. E guardando le slide diventa ovvio il perché della necessità di rivitalizzare la nostra provincia. 

Il confronto, infatti, è impietoso e tutti i numeri forniti durante l'incontro vedono trionfare la provincia di Bolzano che, crisi o non crisi, ha continuato a crescere. Il Trentino, che resta in tutte le voci ampiamente al di sopra delle medie nazionali, è costretto a rincorrere. Fino alle fine degli anni Novanta le due province hanno avuto uno sviluppo uniforme, mentre dagli anni Duemila in Alto Adige hanno messo la freccia, facendoci mangiare la polvere. 
Durante la conferenza Pilati ha sottolineato come «i "cugini" abbiano saputo agganciarsi alla locomotiva della Germania, per scelta, per lingua e per posizione geografica, aumentando il pil di oltre 8 punti (-4% a Trento, +4,6% a Bolzano). E poi le sofferenze bancarie in Trentino sono quattro volte superiori all'Alto Adige». 

Il bilancio della Provincia di Trento è in costante calo: nella legislatura 2008/2013 è stata di 4,8 miliardi all'anno, dal 2014 al 2018 di 4,4 miliardi, mentre dal 2019 dovrebbe calare a 4,1 miliardi. «La soluzione a livello economico - ha proposto Luciano Pilati - è quella di spostare più risorse dalla spesa corrente agli investimenti». [[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1522831","attributes":{"alt":"","class":"media-image","height":"953","width":"1894"}}]]

Dopo dati e numeri, introdotti dall'intervento del presidente dell'associazione Andrea Brocoli, l'analisi politica della situazione è toccata a Ivo Tarolli. Che, partendo dal ruolo fondamentale della lezione di Antonio Rosmini nell'azione quotidiana, ha sottolineato come «le nostre difficoltà non dipendono dalla crisi finanziaria iniziata nel 2007: questa le ha accentuate, ma le ragioni vanno ricercate nelle scelte fatte. Nelle comparazioni nazionali siamo ai vertici, ma non possiamo vivere di ricordi».

Naturalmente, fatto il quadro, sono state anche proposte delle soluzioni e delle strategie, riassumibili in cinque macro aree di azione: la costruzione di una base socio-culturale, la territorialità, l'istruzione, la riqualificazione della pubblica amministrazione e dare un segnale di discontinuità nell'ambito produttivo. Presenti all'incontro anche molti volti noti, dai politici Bezzi, Fugatti e Bottamedi, al presidente degli artigniani De Laurentis.

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