Lavoratori Sait, due giorni di sciopero contro i 130 licenziamenti annunciati

Più che rabbia espressa, una profonda preoccupazione e anche un senso di tradimento: l'azienda in cui abbiamo lavorato tanti anni ci manda via.

Queste le sensazioni tra gli oltre 250 dipendenti del Sait che hanno partecipato ieri, in 150 la mattina, un centinaio il pomeriggio, alle assemblee sull'annuncio shock dei 130 esuberi fatto dai vertici del consorzio mercoledì.

Le assemblee hanno detto no ai licenziamenti e proclamato lo stato di agitazione con due giornate di sciopero.

Venerdì prossimo 18 novembre è in programma lo sciopero, con manifestazione davanti alla Cooperazione e richiesta di incontro col presidente Mauro Fezzi, col presidente Sait Renato Dalpalù e con il cda.

A fine mese i lavoratori saranno in Consiglio provinciale per incontrare il presidente Bruno Dorigatti, i gruppi, l'assessore provinciale al lavoro Alessandro Olivi.

«Andremo sotto la sede della Federazione per dire che i 650 dipendenti del Consorzio e i 1.600 delle Famiglie Cooperative non sono i figli poveri del sistema cooperativo - afferma Lamberto Avanzo della Fisascat Cisl - La Cooperazione deve farsi carico non solo degli esuberi nelle Casse rurali ma delle difficoltà di tutti i settori.

È un imperativo ridurre gli esuberi utilizzando gli ammortizzatori sociali ma anche quel buon senso che troppe volte è mancato ai tavoli di trattativa. L'obiettivo non è solo quello di salvare posti di lavoro ma anche di garantire un servizio che, in 200 paesi dove l'unico negozio è la Famiglia coop, è a tutti gli effetti un servizio sociale».

«In assemblea è venuto fuori che il lavoro in Sait c'è - osserva Roland Caramelle della Filcams Cgil - Nel magazzino è costante il ricorso agli straordinari, così come in alcuni uffici. Nel Consorzio lavorano diversi stagionali e una sessantina di lavoratori esternalizzati. Come si concilia questo con i 130 esuberi?». Walter Largher della Uiltucs aggiunge: «Il ruolo della Federazione finora è mancato. Possibile che questi problemi non siano venuti fuori prima?».

La preoccupazione per i tagli, inoltre, si estende dalla sede centrale Sait, dove lavorano quasi 400 persone, ai negozi, che contano altri 250 dipendenti, alle Famiglie cooperative e ai Superstore. Il mandato per lo sciopero, precisano i sindacalisti, è venuto dall'assemblea della palazzina di via Innsbruck, ma la protesta sarà di tutto il Sait e quindi nei prossimi giorni saranno coinvolti anche gli addetti ai punti vendita. Che potrebbero rimanere chiusi nei giorni di sciopero.

Ieri mattina il presidente della Federazione Mauro Fezzi, insieme al delegato sindacale Michele Odorizzi, ha incontrato i segretari di Cgil, Cisl, Uil Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti . Al centro, le relazioni reciproche ma anche, inevitabilmente, il caso Sait. Fezzi ha chiarito che la Federazione cercherà di fare quanto è nelle proprie possibilità per attutire l'impatto della riorganizzazione sui lavoratori.

«Dopo l'annuncio, abbiamo una decina di giorni per approfondire quali strumenti sono a disposizione per sostenere i lavoratori in questo processo» precisa Fezzi, che non nasconde la preoccupazione sullo scenario economico: la crisi fa ancora sentire i propri effetti che si possono tradurre in decisioni anche drammatiche per ridurre i costi.

Per Ianeselli, i numeri degli esuberi in Sait sono inaccettabili.

«Dalla Cooperazione ci aspettiamo un di più di responsabilità sociale». Pomini sottolinea che il Consorzio non ha presentato né un piano sociale né un piano industriale. Secondo Alotti, problemi emergono anche in altri settori cooperativi (vedi pagina a fianco).

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