Mobilità sociale, questa sconosciuta. Ma non per tutti

di Matteo Lunelli

Le rimpatriate dei compagni di classe delle elementari o delle medie sono sempre un’occasione per scatenare sentimenti di ogni genere. Da una parte si spera che il più figo della classe sia diventato un ciccione pelato senza denti: con la sua bellezza e il suo fascino ci ha riempiti di complessi ed è giusto che ora capisca. Poi si spera che lo sfigato sia riuscito ad emergere, a fare carriera, a ritagliarsi una posizione, a essere felice: per mettersi un po’ in pace con la propria coscienza, viste tutte le cattiverie e le prese in giro di quegli anni. In fondo in fondo in tanti sperano di aver superato il secchione: quello che prendeva sempre ottimo, apparentemente stando al campo di calcio tutto il giorno, senza impegno, senza fatica, senza studio. Si spera di scoprire che non si è nemmeno laureato.

La metafora delle pizze di classe per introdurre l’argomento del Festival dell’Economia 2015 non è farina del mio sacco: la usa, infatti, il direttore scientifico Tito Boeri. Il neo presidente dell’INPS scrive, infatti, che quando ci si ritrova con gli amici persi di vista dai tempi della scuola nulla è cambiato: i ricchi sono rimasti ricchi, i poveri sono rimasti poveri. Ovviamente lui si riferisce ai redditi, nulla gli importa di quanta mobilità ci sia stata nell’essere stati belli o derisi o secchioni: questo tipo di mobilità in Italia c’è, è fisiologica e continuerà ad esserci (per fortuna o purtroppo, dipende).


Un aspetto interessante nell’inaugurazione ufficiale del Festival è valutare la mobilità sociale dei relatori seduti al tavolo. Ovviamente la mobilità per come la intende Boeri, lasciamo stare canoni estetici, capelli che cadono e vecchie pagelle. Partiamo proprio dalla mobilità del nostro Tito Boeri. Da professore universitario a, dal Natale 2014, presidente dell’Inps. Insomma, lui alla pizza delle elementari deluderà chi dei suoi compagni sperava che il secchione fosse diventato un asino. Paolo Collini: anche per lui ottima mobilità sociale nell’ultimo periodo. Professore, preside, prorettore e oggi rettore. Alessandro Andreatta era sindaco l’anno scorso ed è sindaco anche quest’anno: non è proprio mobilità ma comunque un importante risultato. Discorso simile per Ugo Rossi, che era presidente già nell’edizione 2014 e lo è ancora oggi. La sua mobilità è però avvenuta negli anni precedenti, quando da consigliere a Lavis passò ad assessore per poi compiere la definitiva “mobilitazione” verso l’alto. Anche per Innocenzo Cipolletta nessuna mobilità, anche perché sarebbe impossibile essendo già Presidente Università di Trento, Presidente UBS Italia SIM S.p.A., Presidente del Comitato Promotore di Venezia Nordest capitale europea della cultura per il 2019, Presidente AIFI (Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital), Vice presidente Assonime, Membro del Comitato scientifico della Fondazione Italia USA, Membro del consiglio di amministrazione di Indesit Company S.p.A., Membro del consiglio di amministrazione di Ceramiche Piemme S.p.A., Membro del consiglio di amministrazione di iGuzzini illuminazione S.p.A., Membro del consiglio di amministrazione di Poltrona Frau S.p.A., Membro del consiglio di amministrazione di Laterza-Agorà, Membro del consiglio di amministrazione di Lunelli S.p.A., Membro del consiglio di amministrazione di Civita Servizi e Membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Musica per Roma (copia incolla da wikipedia).


La mobilità sociale, quindi, in Italia c’è? Guardando il tavolo dei relatori del Festival dell’Economia senza dubbio sì, nonostante quello che scrive Boeri nella sua introduzione.

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