Crisi, nuove case. Crollo del 40%

La crisi del mercato immobiliare si riflette sulle concessioni edilizie. Il 2013 ha fatto segnare un altro record negativo con le autorizzazioni per realizzare costruzioni nuove o ampliamenti di edifici per abitazioni, industria, terziario e agricoltura che hanno toccato 1,48 milioni di metri cubi, circa 500 mila in meno del 2012. Per quanto riguarda le case nuove il calo sfiora il 40% e diminuisce sensibilmente anche il numero delle ristrutturazioni

di Angelo Conte

casa ediliziaConcessioni edilizie, il 2013 fa segnare un altro record negativo. Le autorizzazioni per realizzare costruzioni nuove o ampliamenti di edifici per abitazioni, industria, terziario e agricoltura hanno subito un'ulteriore battuta d'arresto, arrivando a toccare un totale di poco meno di 1,48 milioni di metri cubi realizzabili. Una cifra inferiore di quasi mezzo milione di metri cubi sul 2012 e di oltre 800.00 mila metri cubi sul 2009, primo anno pieno della crisi economica mondiale. Se gli edili industriali spiegano di considerare il 2013 l'anno in cui si dovrebbe aver toccato il fondo e vedono alcune luci all'orizzonte, in Provincia si sta mettendo mano alla legge urbanistica per conciliare risparmio del territorio e prove di rilancio del comparto edile. Idea di fondo della riforma, spiega l'assessore provinciale Carlo Daldoss, «è quella di dire basta a nuove aree edificabili oltre a quelle già in essere e di puntare tutto su demolizione e ristrutturazione degli edifici».
 Immobili fermi, poche richieste.
 L'andamento delle concessioni ritirate dai diretti interessati aiuta a fotografare la decelerazione del settore edile che si è verificata in Trentino a partire dall'avvio della grande crisi mondiale dell'economia iniziata nel 2008 e che sta facendo sentire i suoi effetti ancora oggi in provincia. Se si guarda alla quantità di metri cubi relativi alle concessioni che i diretti interessati ritirano per avere così il via libera a iniziare i lavori, si nota come i volumi complessivi l'anno scorso abbiamo fatto segnare un nuovo record negativo. Per quanto riguarda il settore residenziale, i metri cubi totali autorizzati dalle concessioni ritirate sono arrivati a 521.000, oltre 330.000 in meno del 2012 (-38%) e, 800.000 in meno sul 2009. Situazione meno pesante, ma pur sempre in calo, per il comparto non residenziale dove la riduzione dal 2012 al 2013 è stata di 123.000 metri cubi per arrivare a 958.708 metri cubi con un calo di circa l'11%. In totale, il calo tra l'1,9 milioni di metri cubi del 2012 all'1,48 del 2013 è pari al 23%.
 Pochi acquisti, case ferme.
 Come si vede dai dati alla fine il calo maggiore di metri cubi tra 2012 e 2013 è dovuto principalmente al ridotto interesse a realizzare o ampliare nuove abitazioni. Guardando più in dettaglio, infatti, si nota come le 244 concessioni ritirate per i fabbricati residenziali riguardino per 386.000 metri cubi nuove case e per 135.000 metri cubi ampliamenti di appartamenti o condomìni esistenti.
 Ristrutturazioni in diminuzione.
 Anche il numero di interventi di ristrutturazione nel 2013 è in calo, anche se aumenta l'estensione della parte rinnovata. Per quello che riguarda le abitazioni, infatti, la superficie su cui i proprietari sono intervenuti con lavori di miglioramento è stata pari a 292.000 metri quadrati circa contro i 393.000 dell'anno precedente. Ma è cresciuta l'entità totale di superficie ristrutturata, cresciuta di 22.949 metri quadrati contro i 18.477 del 2012. Il numero di interventi però è molto calato: sono stati 1.678 in meno nel 2013.
 Riforma allo sprint.
 Dopo una serie di confronti con gli attori del comparto edile, dai costruttori agli architetti ai professionisti agli artigiani alla cooperazione e così via, la riforma dell'urbanistica dovrebbe essere definita entro l'autunno per poi essere discussa in aula. La volontà, spiega Daldoss, è quella di conciliare la tutela del territorio con il rilancio del settore edile nel suo complesso, all'insegna delle nuove tecnologie costruttive. «Il principio portante della riforma - spiega Daldoss - è quello di dire basta a nuove aree edificabili e di puntare invece sul principio per cui si demolisce per poter ricostruire con parametri moderni».

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