Rurali: scade il contratto, rinnovo in alto mare

L'altro giorno la sala della Cooperazione era piena di bancari. Mercoledì altre assemblee si sono svolte a Rovereto, Borgo Valsugana e Cles. Ieri è toccato a Tione e Predazzo, mentre la prossima settimana sarà la volta di Arco e Pergine. Sono le assemblee dei dipendenti delle Casse rurali trentine - 2.700 contando anche Cassa Centrale e le altre società industriali - sulla piattaforma per il nuovo contratto nazionale delle banche di credito cooperativo. Ma le assemblee sono dominate prima di tutto da una preoccupazione: dal 1° luglio, martedì prossimo, le Rurali e le Bcc potrebbero non applicare più il contratto vigente

di Francesco Terreri

L'altro giorno la sala della Cooperazione era piena di bancari. Mercoledì altre assemblee si sono svolte a Rovereto, Borgo Valsugana e Cles. Ieri è toccato a Tione e Predazzo, mentre la prossima settimana sarà la volta di Arco e Pergine. Sono le assemblee dei dipendenti delle Casse rurali trentine - 2.700 contando anche Cassa Centrale e le altre società industriali - sulla piattaforma per il nuovo contratto nazionale delle banche di credito cooperativo. Ma le assemblee sono dominate prima di tutto da una preoccupazione: dal 1° luglio, martedì prossimo, le Rurali e le Bcc potrebbero non applicare più il contratto vigente.

cassa centrale banca - sede Centrale Leasing Nordest

La loro organizzazione nazionale, Federcasse, ha infatti disdetto il contratto nazionale e le trattative su quello nuovo, di fatto, non sono neanche partite. Domani a Roma è previsto un incontro tra Federcasse e sindacati, ma non sembra che la Federazione del credito coop voglia tornare indietro dalle sue intenzioni.
«Dal primo luglio potremmo ritrovarci senza parti del contratto» spiega  Romano Vicentini , segretario della Fisac Cgil, che rappresenta il fronte sindacale insieme a Fiba Cisl, Uilca Uil e Fabi, l'organizzazione più rappresentativa. «Certo, gli stipendi continueranno ad essere pagati. Ma parti del contratto come le indennità di responsabilità o gli scatti di anzianità potrebbero non esserlo più». I sindacati chiedono che Federcasse faccia almeno come l'Abi, l'Associazione delle banche non cooperative, che ha spostato la disdetta del contratto nazionale al 1° ottobre.


Il tutto mentre la trattativa sul nuovo contratto non decolla. «Bisognava prima affrontare alcune tematiche sindacali preliminari - precisa Vicentini - ma non sono state risolte neanche quelle». Nelle assemblee i sindacati illustrano ai lavoratori la piattaforma che porteranno al confronto con Federcasse.
Ma al centro dei temi in discussione c'è soprattutto il futuro delle Casse rurali e delle Bcc. «La fusione tra le Casse rurali di Mori e Brentonico - afferma Vicentini - non ha ricadute né sul territorio né sui clienti o sui dipendenti. È un'operazione tra Casse sane, che viene governata in modo intelligente».


Non è così nel caso della Rurale di Folgaria, che invece è in crisi e dove la fusione è parte del piano di salvataggio. «In questo caso l'ipotesi di fusione è stata subìta - prosegue Vicentini - Ora arriva il commissario e dobbiamo aspettare le sue decisioni».
«Il credito cooperativo deve mantenere la sua peculiarità, ma deve anche cambiare. E il cambiamento deve essere governato». Secondo il sindacalista della Cgil - ma è opinione diffusa anche nella Cooperazione - le Casse rurali trentine si ridurranno entro qualche anno da 43 a 30 o poco più. «Non è possibile che ci vogliano quattro anni per una fusione - sottolinea Vicentini - L'economia non ci concede più questi tempi». Per i sindacati le Rurali e le Bcc vanno ammodernate. «Più spazio alla consulenza - sintetizza Vicentini - e una banca di qualità per aiutare le piccole e medie imprese. Ormai non si tratta di aprire nuovi sportelli, ma di andare nelle aziende e portare lì la conoscenza».

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