Italia condannata a pagare 71 milioni di risarcimenti

STRASBURGO - Dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, l’Italia è quello che paga di più per le violazioni commesse ai danni dei suoi cittadini. Nel 2013, l’ammontare stabilito dalla Corte di Strasburgo per i diritti umani per indennizzare gli italiani che hanno vinto contro lo Stato, è stato di 71 milioni di euro. Circa la stessa cifra che sono stati condannati a pagare, messi tutti insieme, gli altri 46 Stati membri dell’organizzazione paneuropea.

STRASBURGO - Dei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa, l’Italia è quello che paga di più per le violazioni commesse ai danni dei suoi cittadini. Nel 2013, l’ammontare stabilito dalla Corte di Strasburgo per i diritti umani per indennizzare gli italiani che hanno vinto contro lo Stato, è stato di 71 milioni di euro. Circa la stessa cifra che sono stati condannati a pagare, messi tutti insieme, gli altri 46 Stati membri dell’organizzazione paneuropea.
Ma questo, in base ai dati pubblicati oggi nel rapporto annuale del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa sull’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti umani, è solo uno dei primati negativi che il nostro Paese continua ad collezionare. Perché se sul fronte degli indennizzi ci si può almeno consolare con il fatto che abbiamo quasi dimezzato l’esborso rispetto al 2012 (quando l’Italia fu condannata a pagare la cifra record di 120 milioni di euro), lo stesso non può dirsi sul fronte delle esecuzioni delle sentenze.
Dal rapporto emerge che non solo il nostro Paese sembra incapace di risolvere i problemi, soprattutto strutturali, che hanno dato origine alle violazioni riscontrate dalla Corte, ma è anche uno di quelli che non riesce a fornire informazioni sull’avvenuto pagamento degli indennizzi o la risoluzione dei problemi giuridici individuati da Strasburgo. L’Italia rimane così al primo posto anche quest’anno per numero di sentenze della Corte non eseguite (2.593) distanziando, e non di poco, la Turchia (1.727) e la Russia (1.325). E se una buona parte delle sentenze non eseguite (2.239) è dovuta alla ormai ventennale questione della durata dei processi (civili, amministrativi e penali) e ai problemi legati ai pagamenti dei risarcimenti che lo Stato deve dare alle vittime di questa piaga in base alla legge Pinto, a questa violazione negli ultimi anni se ne sono aggiunte altre non meno problematiche.
Prima tra tutte quella dei carcerati vittime del sovraffollamento, una delle questioni per cui il nostro Paese è sotto speciale monitoraggio da parte del Comitato dei ministri e per cui il governo deve riuscire a trovare delle valide soluzioni prima della fine di maggio.
Oggi l’approvazione del dl «svuotacarceri» fornisce una prima parziale risposta al problema: se questo non bastasse, la Corte di Strasburgo comincerà a giudicare le migliaia di ricorsi già arrivati dalle prigioni italiane. E in questo caso c’è da scommettere, visti i precedenti, che gli indennizzi che l’Italia sarà chiamata a sborsare registreranno una nuova impennata. (ANSA)

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