Industria e consumi, nuovo calo

Altra giornata pesante a Piazza Affari, depressa dallo stallo politico e dagli avvertimenti di Moody's. Il listino milanese chiude infatti in rosso per la terza seduta di fila, lasciando sul campo lo 0,92%. E il quadro peggiora decisamente anche sul fronte spread, con il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco in rialzo a 350 punti base dai 322 di ieri, segnando i massimi da un mese. Il tasso sul decennale sale al 4,77%

Altra giornata pesante a Piazza Affari, depressa dallo stallo politico e dagli avvertimenti di Moody's. Il listino milanese chiude infatti in rosso per la terza seduta di fila, lasciando sul campo lo 0,92%. E il quadro peggiora decisamente anche sul fronte spread, con il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco in rialzo a 350 punti base dai 322 di ieri, segnando i massimi da un mese. Il tasso sul decennale sale al 4,77%.
L'incontro tra Bersani e il M5s si è concluso con una fumata nera sul tentativo di formare un governo, mentre Moody's dice di «guardare agli sforzi» del leader Pd di dar vita ad un esecutivo prima di mettere di nuovo mano alle forbici e tagliare il rating dell'Italia, attualmente a Baa2. In una intervista a Reuters, l'analista dell'agenzia Usa, Dietmar Hornung, ha spiegato che l'esito degli sforzi di Bersani avranno riflessi nel «breve termine» sul profilo di credito della Penisola. In altre parole, se perdurerà questa fase di impasse, la scure di Moody's è pronta a colpire nei prossimi giorni. A esacerbare la situazione italiana contribuisce anche la crisi dell'eurozona. Lo stesso Hornung ha avvertito che «la vicenda di Cipro e il suo impatto sull'eurozona è negativo e l'Italia non fa eccezione».
In più, il nostro Paese registra anche i nuovi dati dell'Istat per il mese di gennaio, che indicano perdite su tutti i fronti. Il giro d'affari dell'industria risulta in pieno «rosso», raggiungendo il tredicesimo calo consecutivo su base annua. E ancora peggio va per le vendite al dettaglio, che riflettono tutta la crisi della domanda interna, con gli italiani che tagliano la spesa alimentare, rinunciando a fare acquisti anche nei discount.
Guardando ai numeri, i ricavi dell'industria scendono a gennaio dell'1,3% su dicembre e del 3,4% su base annua: a pesare è la performance ottenuta a livello nazionale mentre fuori dai confini il fatturato, almeno in termini tendenziali, ancora tiene. Ma da solo il Made in Italy non riesce a risollevare le sorti dell'industria, anche perché l'export inizia a dare qualche segnale di indebolimento. Guardando ai diversi settori, appaiono in controtendenza le industrie alimentari, mentre la diminuzione più significativa tocca la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati. Dagli ordinativi, che rappresentano un indicatore previsionale, arrivano altri segnali negativi: le commesse cedono sia su base mensile che nel confronto annuo (-3,3%). In particolare gli ordini per gli autoveicoli registrano un tonfo del 21,8%. L'Istat fa anche sapere come, sempre nel mese di gennaio, la produzione nelle costruzioni sia in discesa libera.
Passando al commercio al dettaglio, l'Istituto di statistica segna per il primo mese dell'anno un arretramento nel valore delle vendite pari al 3% su base annua e allo 0,5% su dicembre. In deciso calo risultano pure gli alimentari, che in termini congiunturali fanno peggio (-0,6%) del resto dei prodotti (-0,4%). Basti pensare che si riducono gli affari per i discount, prova di come ormai le famiglie rinuncino sia alla qualità sia alla quantità. La Confcommercio fa notare che per le vendite il valore reale, al netto dell'inflazione, mostra cali ben peggiori, quasi dell'1% su dicembre e del 4% in termini tendenziali. E Confesercenti avverte: «Se nulla cambierà, alla fine dell'anno saranno cancellati più di 58 mila negozi».

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