Studenti e migranti, il progetto diventa film

Quando salutarsi per strada diventa una vittoria, un obiettivo raggiunto, una lezione. E la lezione, ça va sans dire, la danno i giovani. Ragazze e ragazzi delle superiori, che hanno voluto informarsi, capire, imparare, confrontarsi, approfondire, ovviamente mettendosi in gioco e faticando, per arrivare a dire quel banale ma carico di significati «Ciao». Un saluto che oggi fanno ad altri ragazzi, (quasi) come loro. Oggi, infatti, gli studenti del Rosmini, dello Scholl e del Tambosi che hanno preso parte per un anno intero al progetto «La Settima Arte», salutano per strada i richiedenti asilo che hanno conosciuto. Una vittoria e una lezione. 

Il progetto (60 studenti, 30 richiedenti asilo, 7 insegnanti con la collaborazione di Atas, con Silvia Volpato, e Centro Astalli, con Giorgio Romagnoni) ha preso il via a settembre: incontri, lezioni e attività che avevano un unico scopo, capire. Il tema è d'attualità e popolare, oltre che populistico, e sarà in cima all'agenda politica, sociale ed economia ancora a lungo: l'immigrazione. Gli studenti si sono spogliati di pregiudizi e slogan, hanno messo da parte menzogne e leit-motiv da social network, e hanno voluto approfondire. Hanno capito che profugo, immigrato, richiedente asilo, esodato, migrante, richiedente protezione internazionale non sono una serie di sinonimi. Hanno imparato la geopolitica di tanti Paesi. Hanno ascoltato, chiesto, discusso, magari anche litigato. Hanno giocato a calcio, a basket, suonato e fatto una gita: e così non è stato più «noi» e «loro», ma «noi» e basta. 

E lunedì 16 maggio tutte quelle ore (circa trenta incontri, quasi 200 ore di attività), tutto quel lavoro in orario extra scolastico e tutti quelli sforzi saliranno su un palcoscenico, quello dell'Auditorium Santa Chiara. Dalle 20, infatti, ci sarà uno spettacolo, fatto di letture e racconti, di testimonianze e di teatro, con la proiezione dell'anteprima del docu-film che hanno girato. L'obiettivo della serata, a ingresso libero, non è autocelebrarsi raccontando quello che è stato fatto, ma dire che è possibile conoscere e abbattere i pregiudizi quando si fa qualcosa insieme. 

«Il progetto - raccontano due studentesse del Liceo Rosmini, Ilaria Erspan, di quinta, e Sara Fersko, di terza - è stato lungo e impegnativo. Nella prima fase, da ottobre e dicembre, abbiamo svolto una serie di incontri che ci aiutassero a capire il fenomeno dell'immigrazione da ogni punto di vista. Poi, nella seconda, ci sono state varie attività insieme ad alcuni richiedenti asilo. Abbiamo anche fatto una gita ai Bindesi, pranzando insieme. Poi ci sono stati i laboratori e siamo andati in città a intervistare i passanti sull'immigrazione: tanti parlano per slogan o per sentito dire, ma le informazioni che hanno sono sbagliate». 

Insieme e alla pari: ragazzi con storie, esperienze, sensibilità e lingue diverse hanno provato a capirsi e conoscersi. Partendo magari da cose banali, come analizzare il testo di una canzone, o improvvisare un concerto o disegnare dei fumetti. Come dicevamo, non è stato facile. «La comunicazione è stato il primo problema. Abbiamo creato un gruppo WhatsApp, ma era difficile comunicare lì. Poi gli eventi politici da settembre a oggi hanno reso difficile organizzare gli incontri. All'inizio c'era distacco, imbarazzo. Adesso ci conosciamo, per strada ci si saluta e non si abbassa lo sguardo. Abbiamo capito che quello che cercano è la normalità: essere aspettati, accolti, salutati, è un grande passo verso quella normalità. Le opinioni? Non è questione di essere pro o contro qualcosa o qualcuno, ma semplicemente di sforzarsi di capire cosa stia accadendo e perché. Alcuni hanno rinforzato le loro idee e convinzioni, altri le hanno cambiate, ma questo non è troppo importante».

Sentiti gli studenti, raccontato il progetto e annunciato lo spettacolo, non possiamo non citare gli insegnanti, che hanno accompagnato i ragazzi in questo percorso pomeridiano e serale, ovviamente a titolo gratuito, dimostrando concretamente che cultura è conoscenza e insegnando. Nel senso più alto del termine. Una per tutti, la prof Maria Visintainer del Rosmini.

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