Società / I dati

Molti laureati trentini emigrano verso altre province italiane e all'estero

La popolazione provinciale negli ultimi dieci anni è cresciuta grazie all'arrivo di migranti, ma molti giovani se ne vanno: il 70% di chi lascia il territorio si sposta in altre regioni (in particolare Lombardia e Veneto), il 30% in un Paese straniero
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di Fabio Peterlongo

TRENTO. Nonostante il saldo naturale (la differenza tra nati e decessi) in passivo, la popolazione in Trentino negli ultimi dieci anni è cresciuta grazie all'arrivo di migranti. Ma anche i trentini migrano, il 70% dei quali verso altre regioni italiane (in particolare Lombardia e Veneto). Il 30% dei trentini che si sono spostati hanno scelto l'estero. Ma la quota cresce se si comprende la fascia d'età tra i 18 e i 39 anni: tra i giovani, l'80% va all'estero, principalmente verso altri paesi europei, in primis Germania e Regno Unito. Tra i giovani le partenze sono numerose, nella quota di circa mille emigrati l'anno.

Ed emerge un dato nuovo rispetto al passato: se fino a dieci anni fa a partire erano soprattutto le persone con un titolo di studio come scuole elementari e medie, oggi ad emigrare sono soprattutto i laureati, che vanno alla ricerca di campi lavorativi avanzati. È questa la sintesi di quanto è emerso nel corso della presentazione del rapporto "Nuova mobilità dal Trentino all'estero - Rilevanza ed effetti sul territorio", elaborato dalla Fondazione Demarchi, in collaborazione con l'istituto provinciale di statistica Ispat e la Fondazione Migrantes.

Il dirigente Ispat Vincenzo Bertozzi ha spiegato come i movimenti migratori in uscita riguardino in maniera pressoché identica uomini e donne: «Non vi sono significative differenze di genere, la quota è quasi divisa a metà - indica lo statistico - Esiste anche una migrazione di trentini in età da pensione, soprattutto verso Spagna e Portogallo, anche se non possiamo dire con certezza quali siano le ragioni specifiche e si tratta di una quota minoritaria rispetto a quella dei giovani». Il sospetto è che si tratti della cosiddetta "emigrazione previdenziale", ovvero quella in cerca di trattamenti fiscali più favorevoli. Delfina Licata, curatrice Fondazione Migrantes, fa notare come le partenze dal Trentino-Alto Adige non siano irrilevanti nemmeno messe a confronto con altre realtà regionali: «Ad oggi sono iscritti all'Anagrafe Italiani residenti all'estero (Aire) 128.350 trentini ed altoatesini, più di quanti ne siano partiti da regioni come Umbria, Molise e Valle d'Aosta».

Ciò che balza all'occhio è soprattutto la fuga all'estero di un grande numero di giovani trentini altamente scolarizzati. Un fenomeno che non può non preoccupare, vista anche la crisi demografica: se la società invecchia e i giovani, sempre meno numerosi, scelgono spesso la via dell'emigrazione, c'è poco da stare allegri.

Ne è consapevole il dirigente generale della Provincia, Giovanni Gardelli: «Il tema della professionalità è determinante per lo sviluppo del territorio - riconosce Gardelli - Servono professionalità sia di alto livello dirigenziale che di livello intermedio. Tanti giovani si formano studiando all'università trentina e italiana, magari fanno un'esperienza significativa all'estero con programmi come l'Erasmus. Poi però scelgono di insediarsi all'estero, dove trovano occasioni di lavoro più operative e specialistiche in altri contesti. L'attuale giunta provinciale ha la necessità di valorizzare queste professionalità rendendo il Trentino più attrattivo per i giovani, facendo conoscere le opportunità di questo territorio ai giovani che vivono all'estero».

Gardelli ipotizza però che i giovani rispondano ad esigenze esistenziali diverse rispetto al passato: «Le richieste dei giovani sono significativamente diverse: noi cercavamo principalmente la stabilità e la serenità del posto di lavoro, mentre i giovani cercano esperienze, flessibilità e mobilità».

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