Politica / Il caso

Vittorio Sgarbi si dimette da Sottosegretario alla Cultura, travolto dalle polemiche

L’inchiesta della magistratura sui quadri, l’intervista a Report finita con insulti e scurrilità, le condanne giudiziarie: il presidente del Mart getta la spugna: a giorni l'Antitrust dirà se era incompatibile per le sue attività extra governative

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MILANO. Si era appena dimesso dalla Fondazione Canova di Possagno, che lo aveva scaricato, e Vittorio Sgarbi annuncia un clamoroso passo indietro: non sarà più vice ministro alla Cultura.

"Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni": ha detto il critico a margine dell'evento "La Ripartenza" organizzato da Nicola Porro a Milano. È l’epilogo politico di una vicenda che continua sotto il profilo giudiziario, con l’inchiesta – attualmente in mano alla procura di Macerata – legata al quadro di Manetti rubato nel 2013, e che ha avuto una deriva mediatica, dopo le urla e gli insulti l'intervista volgari che Sgarbi ha rivolto al giornalista Manuele Bonaccorsi di Report facendo il gesto di aprirsi i pantaloni per “tirarlo fuori”.

Le dimissioni arrivano a ridosso dell'annuncio dell'Antitrust. È il 15 febbraio il termine previsto entro il quale l'Autorità Antitrust dovrà pronunciarsi sull'incompatibilità per Vittorio Sgarbi tra le sue attività extra governo e il ruolo che ricopre al Mic. Secondo quanto si apprende, il procedimento potrebbe essere già stato chiuso e nei primi giorni della prossima settimana, forse lunedì stesso, potrebbero venirne comunicate le conclusioni. 

"Non mi devo scusare con nessuno, ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque", si è ostinato a rivendicare anche oggi il sottosegretario nell’annunciare il proprio passo indietro dal governo. A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l'immagine di lui che arriva all'estero, Sgarbi ha risposto: "Dobbiamo chiederlo all'estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole". Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti afferma: "Non rifarei l'intervista anche perché non l'ho fatta. E comunque il giornalista non morirà per questo". Poi ha aggiunto: “Io - sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario” e “non voglio essere sottosegretario”.

Lo ha ribadito anche durante l’evento, la sua conferenza su Michelangelo ha spiegato che “l'antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo di aver accolto due lettere anonime, che ha inviato all'antitrust il ministro della Cultura, in cui c'era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro". Per questo “mi dimetto e lo faccio per voi”, ha specificato.

"Ci stavo meditando".  "È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo". Così Vittorio Sgarbi dopo aver annunciato le sue dimissioni da sottosegretario alla Cultura, parlando durante l'evento 'La ripartenza' organizzato da Nicola Porro a Milano. "La legge consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto", ossia "che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l'attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente" ha aggiunto, sottolineando che "io ho fatto occasionalmente conferenze come questa. Questa conferenza - ha spiegato - secondo quello che l'Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge".

Quindi, "per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari - ha concluso -. Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze". 

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