Salute / Il caso

Trasporti sanitari programmati: la Croce rossa di Trento dice basta

Sullo sfondo della clamorosa decisione ci sono gli enormi problemi che vivono le associazioni, con i volontari e i dipendenti. Nel caso trentino si tratta di dieci mezzi dedicati e di un centinaio di dipendenti

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TRENTO. Che sui trasporti sanitari, in particolare i cosiddetti "programmati", la situazione in Trentino fosse di grande tensione non è certo una novità. Ma ora arriva un altro tassello, decisamente clamoroso: nelle scorse ore, infatti, la Croce rossa italiana, in particolare il Comitato di Trento, ha inviato all'Azienda sanitaria una comunicazione nella quale annuncia che dal 1° gennaio 2024 non si occuperà più dei trasporti programmati.

Il Comitato, insomma, dice basta. Già da qualche giorno i mezzi aggiuntivi sono stati tolti e, appunto, tra 14 giorni il servizio verrà interrotto. Un servizio che magari non tutti conoscono e che tanti danno per scontato, ma che è assolutamente fondamentale per il funzionamento della "macchina sanitaria" trentina e che richiede un grande lavoro organizzativo e logistico, che coinvolge le associazioni (300 dipendenti, 4.000 volontari, 5 milioni di chilometri percorsi ogni anno), gli ospedali, le rsa, la centrale unica di emergenza, i medici di medicina generale e molti altri attori "sanitari".

In sostanza i trasporti si dividono in due parti: l'emergenza-urgenza, ovvero le ambulanze che arrivano sul posto dopo - ad esempio - un incidente stradale. E poi la vasta fetta del programmato, ovvero persone che vengono dimesse dall'ospedale e devono essere riaccompagnate a casa, anziani che devono andare a fare delle cure o delle visite, insomma cittadini che non possono fare spostamenti utilizzando i propri mezzi, per motivi legati alle loro condizioni di salute e spesso all'età.

Sull'Adige di sabato la situazione di grande difficoltà era emersa grazie alle denunce della consigliera Paola Demagri, ma adesso c'è la novità della comunicazione ufficiale del Comitato di Trento della Cri, che è solo una delle associazioni che si occupano del programmato, ma è oggettivamente una delle più grandi.

Per rendere l'idea stiamo parlando di dieci mezzi dedicati al programmato e di un centinaio di dipendenti, che coprono il servizio non solo nell'area di Trento, ma in ben 17 paesi da Canal San Bovo alle Giudicarie, dalla Val di sole a Ledro, passando per Rovereto e Borgo.

L'attività 2022 del Comitato è stata di 1,2 milioni di chilometri percorsi, di cui oltre 700 mila per i trasporti programmati. Dipendenti e volontari hanno svolto quasi 37 mila interventi, di cui oltre 19 mila per il programmato. E i dati 2023 sono in crescita.

Insomma, una mole di lavoro enorme e decisamente indispensabile. La decisione di dire basta, tuttavia, non è un fulmine a ciel sereno, ma è il risultato di una decisione ponderata, annunciata a chi di competenza già da tempo, sulla base di una serie di fatti che si protraggono da mesi e mesi, se non da anni.

Gli enormi problemi che vivono le associazioni, con i volontari e i dipendenti, si sono quindi tradotti in questa clamorosa presa di posizione.

Ora l'Azienda sanitaria dovrà rimboccarsi le maniche per trovare al più presto una soluzione, provando a riaprire il dialogo e dando garanzie per il futuro. Quello che è certo è che all'orizzonte resta lo spauracchio del bando europeo: la convenzione con le associazioni di volontariato trentine è scaduta da tempo e l'ipotesi che prende sempre più piede è quella di risolvere la gestione del servizio grazie a un bando europeo.

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