Società / Il caso

Progetti per migranti, esposto della Croce rossa contro la Provincia

Il comitato di Trento si rivolge alla Corte dei conti: sarà il giudice a stabilire se il Dipartimento salute ha operato nel rispetto delle regole e delle leggi sui bandi per l’accoglienza. È stato chiesto «un accertamento dell’eventuale illegittimità dell’azione degli organi della Provincia»: nel documento si parla di «assoluta mancanza di ogni rispetto delle regole»

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Che i rapporti, da tempo, fossero piuttosto tesi non è certo un mistero. Da alcuni anni, infatti, la Croce Rossa - il Comitato di Trento - e la Provincia - il Dipartimento salute e politiche sociali - faticano a trovarsi d'accordo (per usare un eufemismo). Al centro della diatriba c'è la gestione dei fondi economici - con bandi, appalti, procedimenti - per i progetti di accoglienza legati ai migranti. E ora a definire chi tra le parti ha ragione sarà un giudice: la Croce Rossa, infatti, ha presentato un esposto - segnalazione all'attenzione della Procura regionale della Corte dei Conti, chiedendo «un accertamento dell'eventuale illegittimità dell'azione degli organi della Provincia e in particolare del Dipartimento Salute e Politiche Sociali, con particolare riferimento alla gestione delle risorse economiche a disposizione di tale ente, al rispetto del perseguimento dell'obiettivo primario di garantire il massimo livello di accoglienza senza disperdere risorse economiche destinate a tale servizio».

Ancora: la Corte dei Conti dovrà analizzare i fatti «allo scopo di consentire la verifica dell'eventuale sussistenza di responsabilità connesse alla violazione di disposizioni di legge che disciplinano la corretta gestione delle risorse pubbliche».

Nell'articolato esposto la Croce Rossa ripercorre le tappe della vicenda, iniziata nell'agosto 2020 ma poi proseguita su più "binari", non lesinando le perplessità, i dubbi sull'operato e le accuse.

Si parla, infatti, di «assoluta mancanza di ogni rispetto delle fondamentali regole che dovrebbero essere alla base dell'agire amministrativo», di «operato indubbiamente e del tutto singolare ed irrituale dell'amministrazione, considerato ogni ragionevole procedimento amministrativo, desta a dir poco perplessità», di come «appare veramente inopinato che in corso di un normale dialogo fra parti, e soprattutto in attesa della promessa gara di appalto, vengano aggiudicati a trattativa privata, con pretesti banali e palesemente non corrispondenti al vero, servizi per quasi due milioni di euro (perfino non in scadenza), che presupporrebbero una gara europea (con conseguenti offerte al ribasso e risparmio di spesa), senza alcun confronto fra operatori, senza alcun rispetto del codice degli appalti» e di come «appare ancora più incredibile che il servizio, in spregio a ogni norma giuridica, sia stato perfino prorogato per ben due volte in favore della medesima cooperativa».

Insomma, dal punto di vista della Croce Rossa la situazione desta parecchi dubbi. Ma sarà appunto il giudice a valutare la regolarità dell'operato della Provincia e in particolare del Dipartimento salute, guidato dai direttore Giancarlo Ruscitti, la cui firma appare in calce a praticamente tutte le deliberazioni contestate.

Ripercorrendo le varie tappe della vicenda, come accennato tutto ebbe inizio ad agosto 2020, quando la Provincia affidò alla Cri il servizio di accoglienza presso la residenza Adige. Poi più di un anno dopo, a novembre 2021, lo stesso Comitato scrisse alla Provincia, per avere informazioni e le nuove linee guida della procedura d'appalto, visto che il contratto di avvicinava alla propria scadenza naturale.

A quel punto di vertici dell'amministrazione provinciale inviarono i capitolati per i servizi di accoglienza integrata presso le residenze Fersina, Adige e Brennero. Da qui in poi la "battaglia" di comunicazioni e note, con la Provincia che riferisce di un altro ente disposto a subentrare nella gestione e di una presunta indisponibilità di Croce Rossa. Una indisponibilità che Croce Rossa nega. Ma la Provincia va avanti e affida la gestione alla Cooperativa Kaleidoscopio.

«Si evidenzia - aggiunge Croce Rossa - che la comunicazione inviata alla Kaleidoscopio ha perfino un contenuto diverso rispetto a quella inviata alla Croce Rossa Italiana, rendendo ancora più illegittima, se possibile, tutta la procedura, essendo stata ulteriormente falsata la comunicazione fra le parti». Questa la ricostruzione di Croce Rossa. Ora la palla passerà alla Corte dei Conti.

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