Provincia / La crisi

Fugatti bis, opposizioni all'attacco: «Arroganza del potere, elettori raggirati»

Minoranze durissime sia sullo stallo dopo il dietrofront di FdI, sia sulla manovra della Lega con le dimissioni dal consiglio di Giulia Zanotelli per farla rientrare come assessora tecnica. Il Pd: «Legge aggirata. Scelta che trasuda spregiudicatezza e uso padronale delle istituzioni»

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di Chiara Zomer

TRENTO. Arroganza del potere, spregiudicatezza, presa in giro degli elettori. E ancora: elusione della norma, desiderio di potere, scelta scandalosa. È un fuoco di fila dai toni accesi quello che assiste al travagliato parto del Fugatti bis dai banchi dell'opposizione. Ad irritare, su tutto, la questione Zanotelli. Ma non solo. Vengono contestate le competenze - «inaccettabile spezzatino» - e additato il metodo «trattativa gestita principalmente a livello romano».

Con ordine. Il meno stupito è il consigliere Filippo Degasperi (Onda), che sceglie l'ironia per commentare le ultime vicende attorno al palazzo: «Assistiamo a questi fatti grazie al centrosinistra. Complimenti. Hanno fatto le leggi immaginando di essere sempre loro a governare, e quando qualcuno le usa e le piega alle proprie esigenze, si lamentano». È una presa in giro dei trentini, dice. Ma tutto tranne che inaspettato: «Certo che è una presa in giro, ma come fa a stupire, se hanno preso le norme e le hanno piegate alle loro esigenze? Basta pensare a come hanno gestito l'aula in questi cinque anni. Stupisce che non rispettino gli accordi tra loro? No. Non hanno rispettato nemmeno quelli fatti con noi».

Basito il consigliere Andrea de Bertolini, soprattutto sulla vicenda di Giulia Zanotelli, chiamata a dimettersi per entrare in giunta come assessora esterna: «Prima avevamo vissuto lo psicodramma Simone Marchiori, che pretendeva da non eletto un posto in forza di un accordo pre voto. Ma questo è anche peggio» sbotta de Bertolini. Che ricordando la ratio della norma sull'assessorato esterno, legata alla possibilità di inserire in giunta competenze specifiche, aggiunge: «Io penso che questa norma sia stata elusa, in completo spregio o comunque mancanza di rispetto nei confronti degli elettori che hanno votato Zanotelli in consiglio. È una scelta di un cinismo spregiudicato, perché dà conto di come nei luoghi della politica oggi si possa pensare che fanno tutto quello che vogliono, per gestire in maniera iperbolica il cosiddetto manuale Cencelli. È una vicenda che umilia la deontologia di cui la classe politica dovrebbe essere espressione».

Sulla stessa lunghezza d'onda il segretario del Pd Alessandro Dal Ri, che commenta i fatti del giorno dopo la secca nota di FdI: «Quel che accade conferma che il centrodestra non esiste, è solo una sommatoria di tanti interessi particolari, che cercano di prevalere uno sull'altro, di fatto disinteressati della soluzione dei problemi che ha il Trentino».

Sulle dimissioni parla di «forzatura di uno strumento pensato di dare al presidente la possibilità di portarsi da fuori delle competenze, e lui l'ha usato per sedare una rissa all'interno della sua maggioranza. Siamo preoccupati noi e dovrebbero esserlo tutti i trentini».

Il consigliere Alessio Manica oltre a evidenziare la questione Zanotelli, come la «reintroduzione della porta girevole già abrogata, scelta inguardabile, scandalosa», evidenzia le contraddizioni riguardo alle deleghe: «La composizione della giunta sommata alla distribuzione delle deleghe e questa, non solo trasuda arroganza, spregiudicatezza e uso che mi viene da definire padronale delle istituzioni, ma rende anche comprensibile a tutti le difficoltà nella composizione della giunta».

Più chiara ancora, poche ore più tardi, la nota del gruppo consigliare del Pd. Bordate secche. Su Zanotelli: «Scelta che trasuda arroganza, spregiudicatezza, uso padronale delle istituzioni, per portare in Giunta un leghista in più e per sfamare le bramosie di potere dei suoi alleati».

Scrivono in una nota firmata oltre che da de Bertolini e Manica, anche dai colleghi Michela Calzà, Maria Chiara Franzoia, Lucia Maestri, Francesca Parolari e Paolo Zanella. E sulle competenze e la crisi con Fratelli d'Italia: «Come abbiamo sostenuto spesso la coalizione di destra non era legata da un progetto di governo del Trentino, da un'idea condivisa di futuro per la nostra Autonomia, ma solo dal desiderio di potere. Il dibattito dei giorni scorsi - tra vicepresidenza, deleghe e possibili ripescaggi tra i non eletti - chiarisce bene quanto la coalizione che sostiene Fugatti sia inaffidabile e inadeguata a governare il Trentino e a tutelare la nostra Autonomia».

Parla di scelte che assecondano solo parte dell'elettorato Paola Demagri (Casa Autonomia): «La cosa che colpisce di più però è il grandissimo squilibrio di potere e di competenze dentro alle due principali forze politiche della coalizione. Lega e Fratelli d'Italia hanno ottenuto la stessa percentuale. A livello Romano le civiche sono civiche e sono fatti tutti locali che poco pesano sugli equilibri di Giunta. Eppure Fugatti alla Lega lascia presidenza due assessori di peso e la facoltà di nominarsi il vice in barba agli accordi pre elettorali. A Fratelli d'Italia invece niente vicepresidenza e due assessorati di risulta. È tutto molto chiaro Fratelli d'Italia punta sulla vicepresidenza per avere l'ultimo anno di reggenza da presidente poiché Fugatti in maniera ormai palese ha intenzione di abbandonare il Trentino prima della fine naturale della legislatura».

«Comunque vada a finire - evidenzia Campobase - l'avvio della nuova Giunta provinciale non promette nulla di buono. Tutto lascia pensare che sarà una Legislatura peggiore della precedente e che il declino del Trentino subirà una accelerazione ancor più devastante. Se FdI voleva la discontinuità, non doveva appoggiare la ricandidatura del presidente uscente. Curioso che non lo abbia capito una forza politica che a livello nazionale propone addirittura l'elezione diretta del Premier».

Infine, la consigliera Lucia Coppola (Verdi), che ne ha per tutti. Per il caso Zanotelli che «un modo pessimo e scorretto per aggirare i cittadini trentini e le loro legittime aspettative» e per FdI: «Quanto al considerare gli ambiti sociali e quelli legati alla cultura e all' istruzione come "minori" da parte di chi dovrebbe occuparsene con onore, passione e rispetto, crediamo sia davvero un pessimo modo per iniziare un percorso così significativo».

[Nella foto gli eletti di Ada, l’alleanza democratica autonomista]

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