Salute / Il caso

Idee per difendere il sistema sanitario: stipendi più alti, stop ai gettonisti e alle attività private in ospedale

A Borgo Valsugana molta gente alle due serate sulle difficoltà generate da anni di scelte politiche che hanno depotenziato i servizi, rispondendo ai meccanismi globali dell'economia di mercato. L'appello dell'esperta Nicoletta Dentico: attivismo sociale su obiettivi concreti per il diritto fondamentale alla salute

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BORGO VALSUGANA. La difesa della sanità pubblica dopo decenni di riduzioni secondo le logiche dell'economia di mercato, fra "aziendalizzazione" dei servizi e crescente ricorso al privato. Un'inversione di tendenza è necessaria, secondo lo spirito della riforma che alla fine degli anni Settanta ha creato il Sistema sanitario nazionale, pubblico, universalitico e gratuito, in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione repubblicana, che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

È stato questo il filo conduttore delle due serate svoltesi a Borgo Valsugana, all'auditorium del Polo scolastico: la prima sulla situazione provinciale e la seconda sugli aspetti più generali, italiani e internazionali.

L'iniziativa, a cura delle associazioni SlowCinema, Taiapaia e Mosaico in collaborazione con la Banca Etica Trento, Emergency e Anpi di Trento, ha voluto sia lanciare un allarme sia chiamare i vari soggetti all'impegno concreto, per favorire processi di contrasto al disegno neoliberale che, di fatto, collega via via il diritto alla salute alle condizioni economiche delle persone.

Lunghe liste di attesa, salvo il ricorso agli ambulatori privati, sono la dimostrazione di una tendenza che spesso diventa drammatica, soprattutto ma non solo nell'Italia meridionale.

Al centro, dunque, le crescenti difficoltà del Servizio sanitario, che è tenuto a garantire a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni.

Fra le proposte uscite dal dibattito, da tradurre anche in chiave di attivismo politico locale e nazionale, l'aumento delle retribuzioni del personale sanitario pubblico (che oggi ha stipendi fra i più bassi dei grandi paesi Ue), l'abolizione del sistema intramoenia (che consente ai medici dipendenti negli ospedali di esercitare anche in forma privata, fuori orario di lavoro ma negli stessi locali), lo stop della chiamata di gettonisti da fuori (che genera un pendolarismo di professionisti costoso e incoerente rispetto a un servizio calato sui territori).

Tre punti che rappresentano altrettante distorsioni rispetto agli strumenti per perseguire gli obiettivi previsti per il Sistema sanitario nazionale.

L'argomento, insomma, è di grande rilevanza: l'evoluzione e lo stato della salute dei cittadini e della sanità pubblica nell'epoca del neoliberismo, cominciata ormai da decenni. 

Venerdì scorso si è svolta una conferenza sul tema "Sanità pubblica, una conquista da non perdere", moderata dal giornalista Mattia Frizzera e con la partecipazione di Paolo Bortolotti, medico neurologo e consigliere dell'Ordine dei medici di Trento, Maria Pina Rizzo del Comitato veneto salute pubblica, e l'economista Paolo Ramazzotti.

Il secondo appuntamento, sabato 30 settembre, alle 20, con la proiezione del film documentario "C'era una volta in Italia" di Federico Greco e Mirko Melchiorre. Il film racconta la storia di Cariati, uno sperduto paesino della Calabria affacciato sullo Jonio. La sanità pubblica è ridotta al lumicino da decenni di tagli al bilancio e privatizzazioni. Con il Piano di rientro è stato chiuso anche l’ultimo ospedale della zona: uno dei 18 ospedali cancellati nel giro di una notte in tutta la Calabria. Un manipolo di ribelli di ogni età decide di protestare come nessuno ha mai osato fare, occupando l’ospedale con l’obiettivo di ottenerne la riapertura. Nel frattempo alcuni dei più importanti intellettuali, medici, esperti e attivisti italiani e internazionali ci svelano le vere responsabilità locali e globali dell’attacco alla salute pubblica, e sostengono la lotta di Cariati. Nella pellicola gli interventi di Ken Loach, Gino Strada, Jean Ziegler, Vittorio Agnoletto e Roger Waters dei Pink Floyd.

Una battaglia vinta, l'ospedale è stato riaperto ma ora prosegue l'impegno affinché i servizi siano sempre garantiti in questa periferia italiana per vari versi assimilabile alle sperdute vallate di montagna.

Il confronto sui temi predetti di difesa e recupero degli spazi pubblici in medicina è stato moderato dal giornalista Zenone Sovilla, e ha visto la partecipazione preziosa di Nicoletta Dentico, esperta di salute globale tra le protagoniste del film, già direttrice per l'Italia di Medici senza frontiere. Numerosi gli interventi del pubblico, a sottolineare la priorità data alla questione sanità, cosa che fra l'altro emerge anche dal sondaggio pubblicato oggi dall'Adige sui punti più cari agli elettori trentini in vista del voto provinciale del 22 ottobre.

A lanciare l'allarme, due giorni fa, dopo l'annuncio del prossimo calo in legge finanziaria dei finanziamenti statali alla sanità, è stata anche la della fondazione Gimbe.

La sanità pubblica italiana, avverte, "va verso il baratro" a causa del crollo del rapporto tra spesa sanitaria e pil, che quest'anno si ridurrà dal 6,7% al 6,6%, scenderà al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026.

Secondo un'analisi indipendente di Gimbe della Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) 2023 sulla spesa sanitaria, è infatti "del tutto evidente - commenta il presidente Nino Cartabellotta - che l'irrisorio aumento della spesa sanitaria di 4.238 milioni di euro (+1,1%) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l'aumento dei prezzi".

In altri termini, le stime previsionali della Nadef 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026, conclude, "non lasciano affatto intravedere investimenti da destinare al personale sanitario, ma certificano piuttosto evidenti segnali di definanziamento".

 

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