Strade / La tragedia

Due famiglie distrutte dal dolore. Shock a Trento per l’incidente costato la vita a una 16enne e a un 22enne

La mamma di Aliyah Freya, travolta dalla moto, giovedì sera in via Venezia: «Lei era il nostro orgoglio». Lo zio di Federico Pezzè: «Era prudente, quel che è successo è inspiegabile». Proseguono le indagini, verifiche sulla velocità della motocicletta e sui comportamenti al semaforo

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TRENTO. Un dolore straziante. È quello che accomuna le famiglie di Aliyah Freya Macatangay, 16 anni, e Federico Pezzè, 22 anni, le vittime dell’incidente di giovedì sera in via Venezia.

La mamma della giovane travolta e uccisa dalla moto guidata da Pezzè non si dà pace: «Freya era il nostro orgoglio. Voleva diventare architetto, aveva tanti sogni e noi ora abbiamo smesso di sognare».

Lo zio di Federico, Lorenzo, ricorda: «Era un ragazzo prudente e giudizioso. Amava la lettura, lo studio, la musica. Siamo sconvolti, quello che è successo è inspiegabile». I funerali di Federico saranno celebrati oggi alle 11, al cimitero di Trento.

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Intanto, proseguono le indagini per ricostruire la dinamica della tragedia. Accertamenti sono in corso sulla velocità della moto di Federico Pezzè e sul semaforo di via Venezia.

Stando alle prime ipotesi, la moto viaggiava a una velocità molto più elevata rispetto al limite dei 50 orari presente in quel tratto di strada.

Anche la regolazione del semaforo e la condotta delle due vittime ha contribuito in maniera determinante a portare alla tragedia. Anche in questo caso non ci sono ancora indicazioni definitive e inequivocabili, ma arrivano indicazioni dalle testimonianze e da quanto emerso dall'esame dei numerosi impianti di videosorveglianza presenti nei pressi del luogo dell'incidente (almeno tre: quello della stazione di servizio Q8, quello dell'officina Pucher e quello della scuola guida Alba).

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