Il funerale/Lutto

Folla commossa a Rovereto per l’addio a Fabio Andreatta, l’architetto delle emergenze

L’ultimo saluto all’architetto morto nella forra del Parco del Baldo è avvenuto nel luogo simbolo della sua vita, il Centro della Protezione civile. Il ricordo del figlio Filippo: «Quel suo “Prestami il caschetto che domani vado a fare la forra”»

LA TRAGEDIA Incidente nella forra, muore Fabio Andreatta 

ROVERETO. C’erano tanti roveretani, amici di una vita e colleghi di lavoro, oggi (30 agosto) al centro della Protezione civile di Marco per l’ultimo saluto a Fabio Andreatta, l’architetto roveretano di 71 anni protagonista di tanti interventi della Protezione civile trentina, morto venerdì pomeriggio 25 agosto nella forra del torrente Sorna. Si sono stretti ai figli Filippo e Marta e alla compagna. Era stata lei, nel pomeriggio di venerdì, a lanciare l’allarme non vedendolo tornare dall’escursione tra le cascate.

Commovente il saluto del figlio Filippo, che ha fatto un lungo elenco di frasi, espressioni, incitamenti ricevuti dal padre. Fino a quella che ha strappato un sorriso a tutti: «Mi stanno licenziando, ma no papà si chiama pensione».

«Ciao papà!»: il toccante addio a Fabio Andreatta

Si sono svolti al Centro della Protezione civile di Marco i funerali di Fabio Andreatta, un luogo simbolo per il suo lavoro.

Un luogo, quello scelto per l’addio all’architetto, che mai prima di oggi aveva ospitato un funerale. Un luogo simbolo, il Centro della Protezione civile, per il lavoro di Andreatta. Era stato proprio lui infatti uno dei promotori del campo di addestramento che per un periodo è stato anche utilizzato come centro di accoglienza per i profughi e poi come centro per i tamponi nei mesi duri della pandemia. 

«Era uno spirito libero, il più libero che abbia mai conosciuto», lo aveva ricordato Lorenzo Dellai, ex presidente della Provincia. Un rapporto di lavoro il loro che poi si è trasformato in un rapporto d'amicizia.

Andreatta era intervenuto con la Protezione Civile nel suo ruolo di architetto in tante situazioni di emergenza, dalle zone terremotate come in Valtopina e a Onna, al Kosovo, dai Balcani allo Sri Lanka al Libano. E ancora Pec-Peja (Kosovo, 1999-2000, ricostruzione di edifici a seguito dell'emergenza umanitaria), Sicilia (2007, supporto alla campagna antincendio boschivo), Liguria (2011, progettazione e realizzazione della scuola dopo l'alluvione),  Concordia sul Secchia (provincia di Modena nel 2013, progettazione e realizzazione di chiesa e oratorio); Azraq in Giordania (2013, progettazione e realizzazione dell'Hospital Refugee Camp per l'emergenza umanitaria Siria). 

In tanti conserveranno il suo ricordo, in Italia e in molti altri posti nel mondo.

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