Formazione / Il dibattito

Scuola, corsa contro il tempo per trovare 1.800 docenti. Scontro tra Cgil e Provincia

Per i sindacati resta il segnale di un sistema provinciale che non funziona, perché non riesce a stabilizzare abbastanza docenti in ruolo. Per la giunta, al contrario, nell'ambito di un sistema che fisiologicamente avrà sempre una grande dose di precariato, è la dimostrazione che si sta migliorando

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di Chiara Zomer

TRENTO. Alla scuola trentina, tutta insieme, dalle elementari alle superiori, mancano ad oggi 1.800 insegnanti. Nel senso che entro settembre vanno trovati, per coprire le cattedre. Sono il 10% in meno dell'anno scorso, ma restano tanti. E a seconda di come si guarda questo dato, si valuta la parentesi che sta per aprirsi in modo diverso. Per i sindacati resta il segnale di un sistema provinciale che non funziona, perché non riesce a stabilizzare abbastanza docenti in ruolo.

Per la Provincia, al contrario, nell'ambito di un sistema che fisiologicamente avrà sempre una grande dose di precariato, è la dimostrazione che si sta migliorando: da due anni le cattedre scoperte sono sempre meno. Ma se questo è l'orizzonte oggi, è guardando lungo che c'è da preoccuparsi. Perché alla lunga le criticità demografiche ed economiche del paese rischiano di impattare anche sul Trentino. Lo denuncia la Flc Cgil, che evidenzia come sempre meno docenti sono e saranno disponibili a trasferirsi dal sud verso il nord, Trentino compreso.

I numeri: 375 immissioni in ruolo.

Il sistema scolastico è complicato. Da una parte ci sono le cattedre vacanti, che vanno coperte con le immissioni in ruolo. Contratti a tempo indeterminato, insomma. In Trentino nella scuola sono state assunte 375 persone, restano vacanti 280 cattedre.

L'anno scorso le vacanti erano 290, l'anno prima 307. Il problema è capire perché restano vacanti. E il sindacato un'idea ce l'ha, e parla di Scuola a rischio collasso: «L'assessore Bisesti difende il proprio operato, spingendosi a dire di aver fatto più che in ogni altra legislatura sul reclutamento, ma i numeri parlano in modo diverso - Graduatorie quasi tutte esaurite in ogni grado di scuola» evidenzia Raffaele Meo, segretario Flc Cgil, che fa i conti: 60 mancano alle elementari, 30 alle medie, 164 alle superiori. E poi c'è il sostegno. Soprattutto, si contesta la modalità di reclutamento, con i concorsi superati da poche persone: 6 su 17 in italiano e latino, per dire, 13 su 36 in arte e immagine. Perché? Secondo i sindacati, per il troppo poco tempo a disposizione per fare la prova, unito al fatto che il concorso indetto tardi verso maggio, ha messo in difficoltà molti che già lavorano a tempo pieno nella scuola.

«La soluzione a portata di mano - osserva - sarebbe l'assunzione diretta di tutti gli specializzati senza requisiti di servizio pregresso, come accade a livello nazionale». Ma su questo in Provincia non si transige: per insegnare, serve vincere un concorso.I 1.800 "buchi" da coprire. Ma non ci sono solo le cattedre vacanti, ci sono anche i tantissimi posti a tempo determinato. Quest'anno, come detto, 1.800: 1.200 verranno assegnati con nomina immediata, il resto sarà di competenza delle singole scuole. Di questi 1.800, 1.100 sono spezzoni, quindi più difficili da assegnare. Non vengono messi a disposizione per il ruolo - ammesso che poi si trovassero gli insegnanti, visti i numeri sui concorsi - perché non sono posti vacanti. Sono cattedre coperte da insegnanti in aspettativa, o distaccate in un museo, o collaboratori del dirigente: non possono proprio essere messi in ruolo, ecco perché vengono assegnate a settembre.

Sempre meno insegnanti.

Soprattutto sull'immissione in ruolo, il sindacato evidenzia un problema che sta profilandosi all'orizzonte: la penuria di insegnanti. «Se nella seconda metà degli anni 10 v'era una forte spinta da sud a nord, oggi i docenti sono molto meno inclini a lasciare la loro regione d'origine con la prospettiva di trasferirsi in condizioni precarie e a basse retribuzioni nelle province del nord» osserva ancora Meo. Un tema che in provincia si stanno ponendo. «La riforma delle carriere è un modo per garantire condizioni migliori» rivendica il dirigente Roberto Ceccato.

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