Giustizia / 'Ndrangheta

Processo Perfido, la pena più alta (12 anni) per Giuseppe Battaglia. Fugatti: non abbasseremo la guardia

L'accusa ha ribadito la gravità delle condotte rilevate a partire dal dicembre 2014, quando il pestaggio di un operaio cinese (per cui tre macedoni vennero condannati per lesioni aggravate e sequestro di persona e tre carabinieri all'epoca in servizio ad Albiano sono accusati di omissione di soccorso del ferito, omessa denuncia per non aver segnalato all'autorità giudiziaria i responsabili e favoreggiamento) permise di fare luce su un quadro inquietante nella gestione di alcune cave cembrane

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TRENTO. E' arrivata questo pomeriggio la sentenza del processo Perfido sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Trentino. Dopo le arringhe difensive dei giorni scorsi, ieri in tribunale a Trento è stata la volta delle repliche dei pubblici ministeri, con Licia Scagliarini (che ha coordinato il lavoro di indagine assieme ai colleghi Maria Colpani e Davide Ognibene), seguite poi dalle controrepliche delle difese e spazio anche alle parti civili (lavoratori, parti sindacali, avvocatura dello Stato e della Provincia).

La pena più alta (12 anni) è stata inflitta a Giuseppe Battaglia, che secondo gli inquirenti rivestiva un ruolo apicale nel sodalizio. Pietro Battaglia ha preso 9 anni e 8 mesi,  Giovanna Casagranda, 58 anni, moglie di Giuseppe Battaglia, 9 anni e 4 mesi. Undici anni e 8 mesi per Mario Giuseppe Nania, 43 anni, considerato il "braccio armato" del gruppo, data la sua disponibilità per eseguire atti intimidatori contro imprenditori, debitori o lavoratori. Dieci anni a Demetrio Costantino, 56 anni, riconosciuto come colui che dava istruzioni agli altri affiliati su come eludere i controlli della polizia e su come effettuare comunicazioni riservate.

Antonino Quattrone, 50 anni, e Domenico Ambrogio, 43 anni, sono stati rispettivamente condannati a 8 anni e 8 mesi ed a 8 anni. 

L'accusa ha ribadito la gravità delle condotte rilevate a partire dal dicembre 2014, quando il pestaggio di un operaio cinese (per cui tre macedoni vennero condannati per lesioni aggravate e sequestro di persona e tre carabinieri all'epoca in servizio ad Albiano sono accusati di omissione di soccorso del ferito, omessa denuncia per non aver segnalato all'autorità giudiziaria i responsabili e favoreggiamento) permise di fare luce su un quadro inquietante nella gestione di alcune cave cembrane. 

Anche ieri mattina, in largo Pigarelli fuori dal tribunale, il Coordinamento lavoro porfido ha manifestato, alla presenza tra gli altri di Vigilio Valentini e di colui che per tanti anni è stato l'unico a interessarsi dei lavoratori sfruttati, Walter Ferrari.

Alle parti civili sono stati riconosciuti questi importi: 100mila euro alla Provincia, 200mila euro al comune di Lona Lases, 30mila euro all'associazione Libera e 30mila euro a Cgil e Cisl.

Fugatti: non abbasseremo la guardia

Le condanne agli imputati al processo Perfido registrano anche il commento del presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti che, a nome della Giunta, rinnova la fiducia nell'operato della magistratura e delle forze dell'ordine.

"Il loro lavoro è importantissimo per garantire la "salute" del tessuto economico e sociale del Trentino - commenta Fugatti—. Nessuno può considerarsi immune, a maggior ragione in un mondo globalizzato e per una terra "prospera" come la nostra gli appetiti finiscono con l'accrescere i rischi di infiltrazioni sempre più sofisticate e subdole, ma va da sé che è l'intera nostra comunità che è chiamata a non abbassare mai la guardia e a coltivare i valori dell'onestà e della correttezza che hanno contraddistinto la nostra storia”.

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