Fauna / Il tema

Orsi, gli animalisti al ministero: le ricette tra più informazione, ruolo degli esperti, monitoraggio e corridoi di dispersione

Oggi, 26 aprile, la seconda seduta del tavolo tecnico a Roma, che la scorsa settimana ha ospitato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e altri dirigenti. Dalle principali organizzazioni la richiesta di un salto di qualità nella gestione del progetto Life Ursus

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TRENTO. Oggi, mercoledì 26 aprile, alle 11, audizioni al ministero dell’ambiente per alcune associazioni animaliste, per ragionare sulle modifiche alla gestione del progetto Life Ursus in Trentino.

Si tratta della seconda seduta del tavolo tecnico a Roma, che la scorsa settimana ha ospitato il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e altri dirigenti. Oggi vede protagoniste le principali organizzazioni che si occupano di natura e benessere animale, come Lav, Enpa e Oipa.

Sullo sfondo delle vicende giudiziarie attorno alle ordinanze di abbattimento di orsi ritenuti pericolosi da parte della Provincia autonoma di Trento, avviene un confronto sia per individuare una strada alternativa sia per valutare modifica all'impianto di gestione.

Lo stesso ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha ripetutamente auspicato che si trovi il modo di trasferire gli orsi "condannati", invece di abbattarli.

L'esponente del governo ha però supportato anche la posizione della Provincia sulla necessità di spostare oltre la metà degli orsi presenti.

I due esemplari al centro delle attuali ordinanze sono la femmina di 17 anni Jj4, ritenuta responsabile dell'attacco mortale al giovane Andrea Papi, il 5 aprile, sul monte Peller sopra l'abitato di Caldes, e il maschio di 18 anni Mj5, individuato come l'orso che ha attaccato un escursionista in val di Rabbi nel marzo scorso.

Per entrambi Fugatti ha emesso ordinanze di abbattimento, che sono ad ora sospese dal Tar di Trento, che ha però confermato la possibilità di cattura e si pronuncerà in via definitiva a metà maggio.

Jj4 è stata catturata dieci giorni fa e rinchiusa nel recinto del centro faunistico del Casteller, a Trento. Qui, domenica scorsa, circa 400 attivisti hanno manifestato contro la condanna a morte dell'orsa e per chiedere maggiori investimenti per una gestione più puntuale del progetto di ripopolamento.

Le associazioni, a proposito del caso Jj4, hanno denunciato anche l'assenza di informazioni sul destino dei tre cuccioli rimasti soli: chiedono alla Provincia di monitorarli e di fornire notizie sulle loro condizioni. Si tratta di tre orsi piccoli che dovrebbero avere all'incirca un anno e mezzo.

Oggi, a Roma, le tre organizzazioni ripropongono anche la richiesta di una revisione della gestione degli orsi fin qui attuata dalla Provincia.

Se per quanto riguarda quelli già condannati a morte, si è prospettata la salvezza con il trasferimento in un rifugio in qualche area protetta estera, per il resto si contestano i numeri su cui la Provincia basa la propria richiesta di "spostare settanta orsi".

A fronte del numero attuale stimato in 110-120 esemplari, il presidente Fugatti aveva infatti parlato di numero limite di 50 sul territorio trentino, ma a questa cifra si replica che quello era soltanto il livello minimo previsto per una buona riucita del progetto Life Ursus, non la quota massima tollerabile.

Diverse le organizzazioni ecologiste che in queste settimane hanno respinto l'ipotesi di "deportazioni di massa" degli orsi trentini.

Fra le richieste scientifiche avanzate in questi giorni dagli animalisti figura, piuttosto, quella della creazione di corridoi faunistici per favorire la migrazione naturale di una parte di orsi, con interventi fisici su alcuni punti di attraversamento (per esempio sovrapassi o sottopassi di arterie stradali e ferrovie).

La concentrazione dei plantigradi nel Trentino occidentale e la conseguente possibilità, per quanto remota, di contatto con gli esseri umani, sarebbe risolta, dunque, favorendo la dispersione. Per esempio, verso il Trentino nordorientale, lungo un corridio faunistico, come hanno osservato in queste settimane diversi studiosi, che attraverso il Lagorai e il territorio del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, potrebbe congiungersi con i monti del Friuli e della stessa Slovenia.

Per la effettiva espansione del progetto, peraltro, come previsto fin dall'inizio (fine anni Novanta), risulta essenziale anche un coordinamento con le altre aree alpine.

Per tornare all'attualità, sul tavolo gli animalisti mettono da tempo la necessità che la gestione del progetto trentino sia affidata a rigorosi criteri scientifici, che sia potenziata l'equipe che se ne occupa, che si lavori di più in formazione e informazione di popolaizone e turisti, che si attuino le procedure per evitare che gli orsi si avvicino a zone abitate (per esempio con l'utilizzo sistematico dei cassonetti protettio dei rifuiti organici e con l'impiego puntuale dei sistemi dissuasivi).

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