Il caso / La vicenda

Chico Forti, da 20 mesi nel limbo e lo zio è sempre più sconfortato: pratica ferma

«È tutto fermo là, in Florida e potrebbe rimanerci chissà per quanto tempo» spiega amaramente Gianni Forti. Che però non si ferma. «Sto raccogliendo tutti gli atti del processo per trasformarli in un libro - racconta - e quindi il lettore avrà a disposizione la ricostruzione di quello che è successo»

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TRENTO. È uno stillicidio. «Magari non lo vediamo a Natale ma a Pasqua sì. O al massimo a Ferragosto». È passato due volte Natale, due volte Pasqua e due volte Ferragosto e famiglia Forti non è ancora riuscita a rivedere in Italia Chico. Era il 23 dicembre del 2020 quando il ministro Di Maio aveva annunciato che Chico sarebbero tornato a casa.

«Il Governatore della Florida ha accolto l'istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia. Si tratta di un risultato estremamente importante, che premia un lungo e paziente lavoro politico e diplomatico» scriveva Di Maio e sembrava cosa fatta.

«Finalmente riuscivamo a veder la luce in fondo al tunnel» dice lo zio Gianni. Ma da allora sono passati più di 20 mesi e la situazione sembra congelata. «Se ad un certo punto ho pensato che Chico fosse con un piede fuori dal carcere della Florida, oggi ho la certezza che è dentro quella cella con tutti e due i piedi. Bloccati».

Non c'è rassegnazione della voce di Gianni Forti, 76 anni 22 dei quali passati per cercare di portare fuori dal carcere il nipote, ma c'è un'amarezza che non gli impedisce, però, di guardare con entusiasmo a questa sera quando a Pompei sarà presentata "Chico Forti sono io" la statua che Nello Petrucci ha dedicato a Chico. Statua che dovrebbe arrivare in Trentino.

Dello stesso artista è anche il murale che era comparso a Miami: Chico in attesa in aeroporto con i voli per Roma tutti cancellati. «Sarà un momento importante perché è la dimostrazione che Chico non è dimenticato dagli italiani. E ci sarà, a Pompei, anche Andrea Bocelli con la moglie Veronica Berti».

La coppia era andata in carcere a Miami per festeggiare con Chico il suo 62esimo compleanno e sono sostenitori attivi della causa del trentino. Con appelli che Bocelli ha continuato e continua a ripetere e con iniziative artistiche come quella di questa sera. «Tanta gente anche importante si sta occupando di mio nipote - spiega Gianni Forti mentre è in viaggio verso Pompei - e questo è molto importante perché è una reazione forte all'indifferenza di un altro Paese».

Perché indifferenza? La spiegazione è in questi ultimi 20 mesi. «Allora, a dicembre il governatore Ron DeSantis - ricostruisce Gianni Forti - accoglie la richiesta di Chico di avvalersi di quanto previsto dalla Convenzione di Strasburgo e quindi di essere trasferito in Italia. Una decisione difficile per mio nipote perché far riferimento alla convenzione significa in qualche modo accettare la condanna, perché riguarda i detenuti, ma lui è innocente. Eravamo convinti che fosse fatta. Si trattava di aspettare qualche giorno, al massimo qualche settimana, ma il ritorno a casa ci sarebbe stato. Invece tutto si blocca. Ho un incontro con la ministra Cartabia che mi dice che prosegue l'iter burocratico e che tutto è nelle mani del dipartimento di giustizia della Florida. È lì che devono trovare un accordo sulla commutazione della pena. Non è una decisione bilaterale con l'Italia, no, sono loro che devono valutare e decidere. Solo che non lo fanno. E dalle informazioni che ho raccolto non è mai avvenuto che la Florida commutasse una pena come quella di Chico, ossia passata in giudicato».

E quindi ad ogni risveglio si spera che la decisione venga presa e ogni sera si va a letto con la consapevolezza che un altro giorno è terminato senza che la "pratica Chico Forti" abbia fatto un passo in avanti.

«È tutto fermo là, in Florida e potrebbe rimanerci chissà per quanto tempo» spiega amaramente Gianni Forti. Che però non si ferma. «Sto raccogliendo tutti gli atti del processo per trasformarli in un libro - racconta - e quindi il lettore avrà a disposizione la ricostruzione di quello che è successo. E si potrà sedere sui banchi della giuria e valutare».

E poi ci sono le elezioni politiche. «La mia speranza che è che il prossimo governo - dice ancora Gianni Forti - si muova in maniera più forte per Chico e che lo faccia tornare a casa anche rischiando una crisi diplomatica perché quello che ha passato e che sta passando non è giusto».

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