Ambiente / Il caso

Rifiuti trentini, discariche piene, ma ci sono due offerte per portarli fuori regione (ci costerà 4,4 milioni di euro)

Ieri l’apertura delle buste per l’ultima gara europea: si sono presentate due ditte trentine che si occuperanno di smaltimento e trattamento degli ingombranti, visto che nelle discariche trentine non c’è più posto e non vengono più accettati

di Domenico Sartori

TRENTO. L'incendio nel tardo pomeriggio del 10 agosto con le tonnellate di rifiuti ingombranti - che attendevano il trasferimento ad Aviano - bruciati. Un rogo per il quale la procura della Repubblica ha aperto un fascicolo con le indagini del Noe, il nucleo operativo ecologico dei carabinieri, che sono ancora in corso. La prossima settimana è in calendario un accertamento tecnico perché ci sono ancora delle verifiche da fare, degli aspetti da chiarire.

Sono due i reati per i quali è stato aperto il fascicolo: c'è quello di incendio colposo e quello di getto pericoloso di cose. Resta anche da capire se tutto il materiale che era finito in quel sito di stoccaggio, era materiale che lì poteva finire. Dovevano essere rifiuti ingombranti - quindi dai materassi agli armadi - che non avrebbero dovuto essere potenziale "fonte" di incendio. Ma il rogo c'è stato.

Dai primi accertamenti fatti nelle ore immediatamente successivi dai vigili del fuoco, si era individuata un'origine accidentale. Pare che ad andare a fuoco siano state delle batterie, che avrebbero provocato l'esplosione e quindi le fiamme che hanno trovato terreno fertile per propagarsi fra quello che era stato accatastato nel piazzale. Un incendio che - grazie anche al forte vento che si fa sentire nella zona - è presto diventato incontrollabile per il sorvegliante. Ma, come detto, gli accertamenti non sono stati ancora conclusi.

Nelle ore dell'incendio si è temuto anche per la nera e densa nube che dalla zona di Ischia Podetti aveva raggiunto anche Bolzano. Si temeva quindi per le sostanze che si potevano essere liberare. Diossina soprattutto. Ma i risultati arrivati sono stati alla fine confortanti.

«I dati indicano l'assenza di contaminazioni da sostanze pericolose» spiegavano al Dipartimento prevenzione dell'Azienda sanitaria provinciale. La diossina, quindi, è stata sotto il livello di azione. Le analisi erano state commissionate sia dall'Azienda sanitaria provinciale all'Istituto zooprofilattico sperimentale di Bologna sui vegetali (laboratorio che dispone di prove accreditate per la ricerca delle sostanze come diossine, furani e Pcb sugli alimenti), sia dall'Appa ad un laboratorio di Bolzano sulla qualità dell'aria.

Un sospiro di sollievo. Di più: un sospirone. È quello che hanno tirato ieri mattina in Provincia, nelle stanze dell'Apac, l'Agenzia per gli appalti e i contratti. Un sospiro all'arrivo e all'apertura delle buste di offerta per la gara di appalto dei rifiuti versione export, quelli che il Trentino non è più in grado di "trattare", perché ha le discariche sature e nella pancia di Ischia Podetti, alla Vela, non ce ne stanno più.

Un sospiro di sollievo, perché sono arrivate delle offerte. Mica era scontato, visti i precedenti.Una procedura in tempi rapidissimi, perché è emergenza vera. La gara europea è stata indetta il 17 agosto. Termine di presentazione delle offerte l'1 settembre. Il giorno dopo, ieri, l'apertura delle buste.

Una gara per appaltare il "servizio di trattamento e/o recupero compreso trasporto presso impianto di termovalorizzazione e/o produzione di Css (Combustibile solido secondario) anche tramite intermediazione, di rifiuto secco residuo indifferenziato tal quale o pretrattato, prodotto dalla Provincia autonoma di Trento". Appalto suddiviso in tre lotti, per complessive 8 mila tonnellate da smaltire: un lotto da 4 mila, gli altri due da 2 mila tonnellate ciascuno. Valore complessivo (al netto degli oneri fiscali): 4,4 milioni di euro. Con una indicazione: per ciascuno lotto il servizio vale, dall'aggiudicazione, fino al 31 dicembre 2022, con però la facoltà, per la stazione appaltante, cioè per la Provincia, di rinnovarlo per tutto il 2023 alle medesime condizioni.

Il montante complessivo (4,4 milioni) copre entrambi i periodi.

Nella sostanza: 240 euro a tonnellata. Tanto costa, al Trentino, l'incapacità di gestirsi in casa il rifiuto secco residuo. Nel 2021, quando suonò il campanello di allarme per l'esaurimento di Ischia Podetti e della capacità di trovare una soluzione, ci fu il primo, preoccupante segnale: 2 lotti in gara, da 5 mila tonnellate ciascuno. Uno assegnato, per l'altro gara a vuoto.

Quest'anno, altra gara, su 3 lotti, per 20 mila tonnellate, ma solo una disponibilità, quella della Rea di Dalmine, per 5 mila. All'apertura delle buste, ieri, si è scoperto, primo, che per ogni lotto c'era almeno un'offerta; e, secondo, che tutte le offerte sono arrivata da imprese trentine.

È però intervenuto il cosiddetto "soccorso istruttorio": una richiesta di integrazione atti che fa slittare di una settimana valutazione ed aggiudicazione. Il fatto che siano imprese trentine vuol dire che, oltre al trasporto, è stata attivata una partnership esterna, fuori provincia, per lo smaltimento effettivo. «Dobbiamo attendere l'aggiudicazione definitiva» spiega l'ingegner Giovanni Battista Gatti, dirigente del Servizio gestione impianti di Adep (l'Agenzia per la depurazione) «ma il dato positivo è che ci siano state delle offerte».

Ha fatto la differenza la modalità dell'appalto: il prezzo, aumentato da 180 a 240 euro a tonnellata, che ha reso più appetibile l"affare", e l'avere compreso sia il trasporto che la possibilità di trattare il rifiuto indifferenziato "tal quale", così com'è.

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