Siccità / Il caso

Più acqua ai contadini, meno acqua per la sopravvivenza dei torrenti: così la Provincia autorizza la «sospensione» del deflusso minimo vitale

Il pressing dei Consorzi irrigui, la straordinaria velocità dei Servizi provinciali a preparare i pareri, la delibera a tempo di record di Tonina (assessore all’ambiente): «in via generale, urgente e straordinaria a parziale sostegno delle produzioni agricole»

di Domenico Sartori

TRENTO. Da un allarme all’altro. Dai campi ai torrenti. Ma, nella “gara” dell’emergenza, la vincono i contadini che devono alimentare frutteti e vigneti in secca. Con una celerità che solo l’emergenza siccità giustifica, la Provincia corre in soccorso al mondo degli agricoltori, autorizzando un’operazione di assoluta delicatezza: mettere mano al cosiddetto Dmv, il deflusso minimo vitale, autorizzando la «introduzione di un temporaneo regime di rimodulazione».

La delibera assunta dalla giunta Fugatti, firmata dall’assessore all’ambiente Mario Tonina, fa discutere i variegato mondo che in questi anni si è speso a difesa dei corsi d’acqua del Trentino, in particolare dall’assalto di nuove centraline idroelettriche.

Sullo sfruttamento delle risorsa acqua, è battaglia da sempre. In regime di scarsità, lo scontro si fa più duro. E non è che i millimetri di pioggia caduta negli ultimi giorni siano tali da compensare il deficit causato da mesi di siccità.

Come giustifica, la giunta Fugatti, la deroga al Dmv? «Il Trentino» spiega Tonina in premessa alla delibera «si trova in uno stato meteo-climatico di forte carenza idrica per l’esiguità di precipitazioni registrata nel periodo invernale 2021 e per tutto il primo semestre 2022, tra l’altro con copertura nevosa molto ridotta».

C’è quindi un dato oggettivo: l’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici nel Distretto idrografico delle Alpi Orientale ha descritto (nei notiziari del 14 e 15 luglio) «lo scenario attuale di severità idrica a livello distrettuale come Alta in tutto il distretto».

E c’è, accanto, il pressing della Federazione provinciale dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario. La Federazione ha segnalato che «a causa della situazione di carenza idrica attuale, qualora perdurasse nel tempo, sta aumentando il rischio di gravi danni sia qualitativi che quantitativi nelle produzioni agricole».

Da qui la richiesta della «possibilità di consentire la deroga urgente al rispetto degli attuali valori di rilascio del deflusso minimo totale (Dmv) nei corsi d’acqua oggetto di derivazione per uso irriguo da parte dei consorzi irrigui».

Quanto a celerità, occhio alle date. La richiesta dei consorzi irrigui è del 18 luglio, Due giorni dopo, il 20, dalla Fondazione Mach arriva il «Parere in merito ai fabbisogni idrici minimi” per alcune colture (fragole fuori suolo, melo, vite). Ad esempio, per le mele la portata minima indicata da Fem è di 0,35 litri al secondo per ettaro (con irrigazione a pioggia): «Al di sotto di questa portata si innesca per il melo una situazione di stress in cui la pianta riduce il consumo d’acqua ma riduce fortemente la produzione preservando la vita stessa dalla pianta».+

Celerità massima, si diceva. Il 21 luglio sono arrivati i pareri delle strutture provinciali competenti in materia di ambiente, utilizzazione delle acque pubbliche, tutela dalla fauna ed agricoltura, convocate in una riunione ad hoc. Il giorno dopo, il 22, la giunta Fugatti ha adottato la delibera di deroga al deflusso minimo vitale, con un intervento «in via generale, urgente e straordinaria a parziale sostegno delle produzioni agricole (...) pur continuando a garantire rilasci che - ancorché ridotti - possano sostenere la vita nei corsi d’acqua interessati dalle derivazioni a scopo irriguo per un periodo comunque limitato e che si auspica il più breve possibile».

COME FUNZIONA

Come si potrà attuare la deroga al deflusso minimo vitale (Dmv)? La giunta affida agli stessi consorzi irrigui, i cui titoli concessori siano assoggettati al rilascio del Dmv, la gestione della procedura. I consorzi dovranno produrre una relazione asseverata da un tecnico abilitato o dal presidente. E con tale dichiarazione il consorzio irriguo in sofferenza per la siccità dovrà dichiarare di avere attivato tutti i sistemi e gli accorgimenti disponibili per minimizzare il consumo di acqua. Dovrà misurare o stimare la porta idrica (in litri al secondo) affluente alla sezione corrispondente all’opera di presa della derivazione interessata. Dovrà inoltre valutare il fabbisogno minimo per sostenere le colture nella situazione di carenza idrica, nei limiti indicati dal parere della Fondazione Mach, e comunque nel rispetto delle previsione del Pguap (Piano generale di utilizzazione delle acque pubbliche).

Soprattutto, il consorzio dovrà indicare la portata residua (differenza tra valore della portata residua e fabbisogno) e il quantitativo di Dmv attualmente previsto dagli atti di concessione.

Se in ogni caso non fosse possibile garantire ad un tempo il fabbisogno minimo per i campi ed il rilascio del Dmv oggi previsto, la giunta provincia autorizza, «purché venga comunque assicurata la persistenza a valle dell’opera di presa di un flusso d’acqua adeguato alla sopravvivenza della fauna ittica, la riduzione del rilascio fino ad alcuni valori indicati in delibera.

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