Solidarietà / Il dato

Profughi ucraini, 2.252 accolti in Trentino: sono distribuiti in 114 comuni

Tra loro, ci sono soprattutto donne e bambini, le prime corrispondono all'84% dei maggiorenni; invece, poco meno della metà del totale sono minori

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TRENTO. Non è più sulle prime pagine, ma il conflitto in Ucraina continua. E la gente continua a morire. Ci siamo "abituati" alle notizie delle bombe che cadono sui centri commerciali e ci siamo rassegnati a vedere lievitati i prezzi delle fonti energetiche fossili, e non ci rendiamo conto che ci sono ancora delle persone che fuggono, lasciando tutto.

Lontani dai parenti, dalla propria casa, in un Paese che non conoscono, di cui, nella maggior parte dei casi, non parlano la lingua e devono affidarsi ad interpreti per comunicare. Una buona parte di loro sono qui già dai primi giorni di marzo, ma gli arrivi non si sono mai fermati e così anche a luglio il Trentino ha continuato ad accogliere profughi ucraini in fuga dalla guerra.

Ad oggi, solo in Trentino, sono 2.252 gli ucraini accolti. Tra loro, ci sono soprattutto donne e bambini, le prime corrispondono all'84% dei maggiorenni; invece, poco meno della metà del totale sono minori. In totale sono distribuiti in 114 comuni trentini e circa un terzo si trovano nel capoluogo. Nonostante il conflitto continui e la situazione non si sia stabilizzata, qualcuno decide di ritornare a casa: sono più di 300 gli (ex) profughi che hanno deciso di fare ritorno in patria. I motivi sono diversi: dalla necessità di accudire parenti che non erano potuti partire, alla volontà di proteggere la propria casa.

Anche la Provincia ha deciso di contribuire all'accoglienza delle persone in fuga e lo ha potuto fare anche grazie alla grande solidarietà della comunità trentina: 85 sono infatti gli immobili resi disponibili ed utilizzati in questi tre mesi, tra alloggi e strutture collettive, per accogliere gli sfollati ucraini.

Queste strutture sono riuscite ad accogliere quasi 600 persone, distribuite nelle varie comunità. Secondo i dati di Cinformi, soprattutto in alta Valsugana, che ne accoglie 131, e pochi meno si trovano in Vallagarina. Per le sistemazioni fornite dalla Provincia si parla di fine anno, con possibilità di rinnovo, ma dipende anche dai finanziamenti statali.

Le restanti 1700 persone, che non rientrano tra i numeri della provincia, rimangono sul territorio in una sistemazione autonoma. Il futuro di tutti resta incerto: appena arrivati erano convinti di doversi fermare qualche settimana, non di più, ora questa certezza è sfumata. Anche chi continua ad avere un lavoro stabile non sa se riuscirebbe a mantenersi in una Ucraina dove le risorse faticano ad arrivare e quando ci riescono, costano decisamente più del normale.

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