Pandemia / Il caso

La vicenda dei green pass falsi a Pergine e a Trento nord, chiuse le indagini preliminari: 92 le persone indagate

Dopo le verifiche dei carabinieri del comando provinciale di Trento, le persone coinvolte a diverso titolo sono chiamate a rispondere dei reati di associazione per delinquere, corruzione, falsità ideologica e accesso abusivo a sistema informatico

IL CASO Green pass facili, clienti anche da fuori provincia
IL SISTEMA Ecco come si falsificavano i tamponi covid

L'ACCUSA Denunciato a Pergine un infermiere, aveva 120mila euro in contanti

TRENTO. La Procura della Repubblica di Trento ha concluso le indagini preliminari sui centri di tamponi a Pergine Valsugana e a Trento nord che vendevano green pass con esito falsificato a richiesta. L'attività di investigazione è stata affidata ai carabinieri del comando provinciale di Trento.

Le persone coinvolte a diverso titolo, e chiamate a rispondere dei reati di associazione per delinquere, corruzione, falsità ideologica e accesso abusivo a sistema informatico, sono 92. Le indagini - informa l'Arma - sono partite all'inizio del 2022 a seguito di alcune segnalazioni giunte agli inquirenti in merito alle anomale modalità con cui venivano praticati i test da parte di un infermiere in libera professione in due ambulatori, presso il palazzetto dello sport di Pergine Valsugana e a Trento nord.

Il mercato dei tamponi facili: indagati per corruzione i primi 44 clienti

Hanno perso il green pass, sequestrato dalla procura, situazione che per molti significa tra l'altro non poter più lavorare. Non solo; 44 ex clienti del Centro per i tamponi anti covid di Pergine, aperto dall'infermiere Gabrielle Macinati, sono finiti nel registro degli indagati. Le accuse ipotizzate sono pesanti: corruzione, falso e concorso in accesso abusivo a sistema informatico.

Gli esiti dei tamponi giungevano al cellulare dei pazienti prima ancora che fosse trascorso il tempo minimo di immersione del campione nel reagente. Dagli accertamenti condotti dai militari è emerso che, nell'arco di due mesi sono stati effettuati 33.000 tamponi (una media di circa 600 tamponi al giorno). Il dato non ha trovato alcun riscontro nei servizi di osservazione svolta dagli investigatori.

Ulteriori approfondimenti hanno consentito di appurare che il professionista, avvalendosi della collaborazione di altre quattro persine, aveva allestito un "tamponificio" con esito a richiesta. Nel corso delle indagini, oltre alla chiusura dei due centri, sono stati sequestrati 120.000 euro provento dell'attività illecita e 100 green pass falsi.

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